Arena di pace e disarmo 2014: torna a Verona l'appuntamento del pacifismo italiano
Verona torna a riunire il pacifismo. Il 25 aprile prossimo, associazioni laiche e
religiose si riuniranno nell’Arena per quella che è stata definita “una giornata di
resistenza e liberazione”, per chiedere agli italiani tutti di sostenere “il disarmo
militare e la difesa civile”. L’iniziativa è stata presentata ieri a Roma. Il servizio
di Francesca Sabatinelli:
Il mondo della
pace torna in Arena. Dopo anni di assenza da Verona, il 25 aprile prossimo, l’intero
popolo della pacifismo riproporrà i valori della resistenza e della liberazione, oggi
incarnati nella nonviolenza e nel disarmo, da opporre alle enormi spese militari sostenute
dall’Italia. “Arena di pace e disarmo 2014” è organizzata da una moltitudine di associazioni
religiose e laiche, da esponenti della società civile, da singole persone che si riuniranno
nell’anfiteatro del capoluogo veneto per una giornata di riflessione e di spettacolo,
con la partecipazione di molti artisti. Svetteranno su di tutti le effigi di chi in
passato ha testimoniato il pacifismo con il suo esempio di vita, come mons. Tonino
Bello, padre David Turoldo, padre Ernesto Balducci. Tra gli organizzatori il Movimento
Nonviolento, Massimo Valpiana è il presidente nazionale:
R. – E’ un’arena
di tutti e dove tutti, ognuno con le sue diversità e con le sue storie, quindi associazioni
laiche, religiose, reti e anche singole persone, ci si ritrova per condurre insieme
questa campagna per il disarmo – il disarmo militare, il disarmo dell’economia, il
disarmo della politica – e per la costruzione di una vera difesa, come quella richiamata
dall’art. 52 della Costituzione che è la difesa della patria. Ci siamo chiesti: “Quali
sono oggi i veri nemici, che minacciano l’integrità nostra, delle nostre famiglie,
della comunità nazionale?”. E la risposta viene spontanea da tutti: i veri nemici
sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza dei servizi sociali. Queste sono le
vere cose che minano la nostra sicurezza. E per difenderci da questi nemici, da queste
aggressioni, servono gli F35 o servono più fondi per i servizi primari della società,
per dare casa a chi non ce l’ha, per dare scuola a chi non ce l’ha? Ecco l’Arena di
pace: togliamo soldi dagli armamenti e investiamo queste risorse così liberate per
la difesa e per costruire un futuro migliore per tutti noi, soprattutto per le nuove
generazioni che oggi sono in un momento di difficoltà, di depressione, di mancanza
di futuro.
D. – In tanti anni di divisioni, perché in questo momento questa
grande unità di intenti? Pensate forse che la politica vi offra più sponda di prima?
R.
– No, al contrario. Perché in questo momento il tema del disarmo non è al centro dell’agenda
politica e i partiti politici, i responsabili delle istituzioni devono invece capire
che tale questione è al centro dell’attenzione delle persone. E’ uno scandalo – la
gente lo vive proprio come uno scandalo che in questo momento – che noi investiamo
oltre 25 miliardi di euro per la difesa militare e gli armamenti, mentre non abbiamo
i soldi per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri bambini. Quindi, è
una richiesta non solo alla politica, ma ci mettiamo in gioco noi per primi, questa
è la novità dell’Arena. Non è solo una manifestazione di volontà, una manifestazione
di un’opinione, ma è un mettersi in gioco. Iniziamo una campagna: è una campagna politica
e ognuno andrà via dall’Arena, quel giorno, avendo un compito da svolgere. L’obiettivo
finale che vogliamo è l’opzione fiscale: la capacità per il cittadino di poter scegliere
se finanziare la difesa militare armata tradizionale, o finanziare la difesa non violenta.
Questo oggi già avviene, ogni cittadino può scegliere se finanziare con l’8 per mille
la Chiesa cattolica, un’altra Chiesa o lo Stato. Con il 5 per mille possiamo scegliere
a quale associazione affidare una parte dei nostri fondi. Il cittadino ha già la possibilità
di indirizzare le tasse. Noi vogliamo farlo anche sul tema della difesa, perché siamo
certi di rappresentare la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Se questa
possibilità ci fosse, il 90% e più dei cittadini deciderebbe di dare i propri soldi
per la difesa non violenta.
Le Arene nascono negli anni ’80 per iniziativa
dei "Beati Costruttori di Pace". Si ricordano quella del 1991, organizzata in opposizione
alla guerra del Golfo, o l’ultima, quella del 2003, con l’invito a esporre dai balconi
la famosa bandiera arcobaleno della pace, contro la guerra in Iraq. Iniziativa, quest’ultima,
promossa da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano è il primo firmatario
dell’appello diffuso per questa edizione 2014 da oltre cento personalità del mondo
della pace e del disarmo:
R. – Viviamo in una società che si è totalmente appiattita:
c’è bisogno proprio di risvegliare! Ha avuto ragione Papa Francesco a Lampedusa, quando
ha detto: “Sono venuto a risvegliare le vostre coscienze!”. Per fortuna che abbiamo
avuto la voce di un pastore capace di parlare al cuore della gente, sta parlando al
cuore degli italiani, al cuore del mondo, risvegliando grossi valori. Penso che questi
richiami lentamente riusciranno a far uscire le coscienze intorpidite degli italiani
e farli un attimo ragionare. E’ importante come cittadini, ma soprattutto come Chiesa,
incominciare a risvegliare le persone, ragionare e capire che l’espressione delle
armi è solo una parte della follia umana. E’ tutto un sistema che ci sta portando
alla morte! E’ importante allora quel richiamo alla resistenza, ai grandi valori di
fondo, in fondo ai valori della vita.
D. – E a quei valori della Costituzione
italiana che voi sottolineate, il ripudio della guerra, primo fra tutti...
R.
– Esatto. Noi vogliamo riprendere, fra l’altro, le antiche Arene. Noi siamo partiti
nell’86 con la prima, poi la famosa Arena del 1989 nella quale c’era il grande vescovo
Tonino Bello, in piedi, fino a quella del ’91, con grandi testimoni come Balducci
e Turoldo. Arene straordinarie che hanno segnato una generazione! Noi vogliamo riprendere
in quello spirito, per rilanciare tutta la tematica della pace, il ripudio della guerra
e soprattutto della follia italiana: nel 2012, abbiamo speso oltre 25 miliardi di
euro, cui bisogna aggiungere i 15 miliardi per gli F35! Chi ne paga le spese sono
i poveri, la scuola e la sanità. Ecco la follia. Ed è questo che noi vogliamo contestare.
D. – Fondamentale per il movimento pacifista e per il movimento non violento
anche arrivare ad un momento di autocritica, perché in questi anni la rete si è allentata,
forse troppo…
R. – Dobbiamo farla ed è verissimo! La critica fondamentale che
io faccio al Movimento Nonviolento, che lavora sulla pace in Italia, e per me questo
è il problema più grosso, è stata l’incapacità di mettersi insieme per avere un comune
movimento, come abbiamo fatto per l’acqua per andare al referendum. Un comune movimento,
con una segreteria nazionale, che parli a nome di tutti. Già è difficile sfondare
su questo problema delle armi, quindi dobbiamo davvero farci una grande autocritica
su questo e metterci di nuovo in movimento.