Sud Sudan: ancora scontri tra ribelli. A Juba in programma nuovi colloqui di pace
Sud Sudan. Continuano i combattimenti tra i ribelli fedeli all'ex vicepresidente Machar
e forze regolari dell'esercito che ha riconquistato alcune città petrolifere. Trattative
di pace invece ancora in stallo ad Addis Abeba ma il presidente sudanese Al Bashir
sarà a Juba domani, per nuovi colloqui. Il piano resta incagliato su due nodi fondamentali:
il cessate il fuoco bilaterale e soprattutto il rilascio di 11 detenuti politici,
richiesto da Machar. Intanto il Capo di Stato Salva Kiir ha accusato l’Onu di operare
come un "governo parallelo". Al microfono di Cecilia Seppia il commento della
giornalista esperta dell’area Antonella Napoli:
R. - Continuano
ad esserci rinvii pretestuosi; nonostante, quando si è partiti il 6 gennaio con i
primi incontri informali tra i rappresentanti delle due parti si sperava che si potesse
arrivare ad un solerte cessate il fuoco e poi riuscire un po’ a definire i principi
base per un accordo.
D. – Qual è il nodo fondamentale su cui le parti non riescono
ad accordarsi?
R. – Il punto focale riguarda la liberazione degli esponenti
politici dell’area di appartenenza di Machar che sarebbero stati arrestati per reati
di opinione, mentre il governo li trattiene ed intende giudicarli alla stregua di
terroristi ritenendoli promotori e responsabili del tentato golpe dello scorso dicembre.
D. – Tra l’altro, per i ribelli di Machar il rilascio di questi 11 prigionieri
è addirittura prioritario rispetto ad un altro punto del piano di pace che è il cessate
il fuoco bilaterale…
R. – Assolutamente sì. Però, questa logica si contrappone
con quanto sta avvenendo sul terreno, perché le forze di Machar, pur essendo ovviamente
in numero inferiore rispetto alle forze governative – che tra l’altro stanno avendo
supporto anche dai vicini sudanesi e da altri Paesi confinanti – sono riusciti a prendere
aree importanti e strategiche del Sud Sudan, in particolare le aree petrolifere di
Unity e dell’Upper Nile. Nonostante questo, il fondamento dell’azione sul tavolo di
Addis Abeba è proprio quello della liberazione degli esponenti politici che sono proprio
l’ossatura dell’organizzazione di Machar; funzionari che hanno anche contribuito alla
nascita del Sud Sudan.
D. – Giovedì a Juba arriverà anche il presidente sudanese
Al-Bashir per la Conferenza di pace con i Paesi dell’Igad. È la seconda volta che
Bashir va a Juba dall’inizio dei conflitti a metà dicembre. Quale il suo ruolo in
questo conflitto e cosa lui spera di ottenere?
R. – Bashir è arrivato nelle
scorse settimane a proporre a Salva Kiirpresidente sud sudanese l’offerta
di aiuti di truppe per affrontare questo conflitto interno. Chiaramente è un interesse
puntato sulle risorse petrolifere anche perché, da quando c’è stata l’indipendenza
nel 2011, a Bashir sono state precluse le risorse economiche derivanti proprio dal
greggio sud sudanese. C’è dunque di fondo una non soddisfazione per l’accordo economico
raggiunto con Juba. Quindi, con l’aiuto offerto a Kiir, Bashir spera di riuscire a
spuntare un accordo economico più vantaggioso, quindi di riuscire in qualche modo
a riprendere quelle risorse che ha perso da quando il Sud Sudan è diventato indipendente.