I vescovi europei chiedono rispetto per il riposo domenicale. Sostegno dei sindacati
“Domenica di riposo e lavoro dignitoso in Unione Europea”. Se ne è parlato ieri a
Bruxelles, dove si è tenuta nel Parlamento europeo, la Conferenza promossa dalla Comece
- la Commissione degli Episcopati dei Paesi dell’Ue - in collaborazione con l’Alleanza
europea per la domenica, cui aderiscono politici, sindacati, enti religiosi, associazioni
familiari. Roberta Gisotti ha intervistato Laila Castaldo, responsabile
del settore commercio del Sindacato Uni-Europa:
R. - Tutti abbiamo
lo stesso obiettivo: quello di difendere la domenica come un giorno comune di riposo.
Dal punto di vista sindacale, noi crediamo che soprattutto i lavoratori del commercio,
che spesso sono costretti contro la loro volontà a lavorare la domenica, a volte neanche
compensati con un salario maggiore, debbano riprendere un po’ il controllo della loro
vita privata. Pensiamo a quella che è la vita familiare o la partecipazione ad attività
come quelle del volontariato piuttosto che all’attività politica oppure anche altre
attività più della sfera privata… Ovviamente nel momento in cui un lavoratore è costretto
a lavorare la domenica può anche partecipare meno alla vita sociale e quindi essere
un cittadino attivo anche in altre sfere che non siano quelle che lo vedono solo come
un lavoratore. Se non c’è un giorno comune di riposo, quello che succede è che non
c’è più una sincronizzazione tra vita lavorativa e vita privata. Quindi quello che
pensiamo è che bisogna anche recuperare alcuni valori che si sono persi e non dare
assolutamente priorità solo al valore del profitto. Purtroppo quello cui abbiamo assistito
negli ultimi anni, soprattutto in Paesi dell’Europa del sud - come la Spagna, l’Italia
e molto anche nei Paesi dell’Est - è una liberalizzazione selvaggia, in cui una lobby
di poche multinazionali ha imposto una apertura 24 ore su 24 e senza regole. Questo
noi assolutamente non lo accettiamo!
D. - Dott.ssa Castaldo, ma ci sono prove
che il lavoro domenicale porti bene all’economia?
R. - Assolutamente no! Anzi,
ci sono studi che dimostrano che non si aumenta il profitto di un’azienda se si rimane
aperti una domenica: se una famiglia ha, per esempio, 100 euro da spendere in una
settimana, quei 100 euro li spende e li spalma sulla sua spesa di tutta la settimana
e magari anche sulla domenica: ma non spenderà di più, perché la domenica il negozio
è aperto. Il reddito di cui dispone una famiglia è sempre quello, lo spalma solo su
un giorno in più. Quindi dal punto di vista del reddito, sicuramente non ha un ritorno
per le aziende. E’ solo un modo per le aziende per recuperare quote di mercato e fare
anche concorrenza sleale con i piccoli imprenditori e le piccole aziende, che si vedono
schiacciate dalle grandi multinazionali della grande distribuzione, che approfittano
di questa apertura domenicale.