La direzione del Pd di lunedì sulla legge elettorale ha avuto un primo pesante effetto.
Nel pomeriggio di ieri si è dimesso il presidente del partito Gianni Cuperlo, per
essere stato “attaccato – ha detto – sul piano personale”. Giampiero Guadagni:
Allarmato
dalla tua concezione del partito. Così in una lettera indirizzata al segretario Renzi
Gianni Cuperlo ha motivato la scelta di lasciare la presidenza del Pd, il giorno dopo
la direzione del partito che ha discusso e approvato l’accordo sulla riforma elettorale
stretto tra lo stesso Renzi e Berlusconi. Cuperlo parla di attacchi personali mossi
da Renzi in risposta ad obiezioni politiche; e denuncia l’omologazione del confronto
interno, spiegando di volersi impegnare a rafforzare nel Pd idee e valori della sinistra.
Il segretario del Pd respinge le accuse: rispetto la tua scelta, dice, ma il Pd è
un partito dove si discute a viso aperto. Nel merito Renzi afferma: rimettere in discussione
i punti dell'accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto.
E il confronto sulla riforma elettorale si fa sempre più serrato, in vista dell’approdo
in aula alla Camera lunedì prossimo. Per il ministro delle riforme Quagliariello,
del Nuovo centrodestra, nell'Italicum – la proposta messa a punto da Pd e Forza Italia
– ci sono rischi di incostituzionalità legati a soglie di sbarramento, premio di maggioranza
e liste bloccate. Questioni poste anche da Lega e Movimento 5 Stelle.