Centrafrica: eletta presidente ad interim Catherine Samba Panza
Per la prima volta una donna, Catherine Samba Panza, diventa capo di Stato nella Repubblica
centrafricana. Il servizio di Giulio Albanese
Si
chiama Catherine Samba Panza ed è stata scelta ieri dal Parlamento centrafricano come
presidente ad interim. Da circa un anno ricopriva l’incarico di sindaco della capitale.
È la prima volta che una donna diventa capo di Stato nella Repubblica centrafricana,
da oltre un anno teatro di una sanguinosa guerra civile, che ha causato quasi 2 mila
morti e decine di migliaia di sfollati e sta riducendo alla fame centinaia di donne
e bambini. Samba Panza, 59 anni, nota come persona decisa e profonda conoscitrice
delle complesse politiche locali, ha immediatamente rivolto un appello sia agli ex
ribelli Selekà, come anche a quelli fedeli all’ex presidente Bozizé, invitando tutti
a deporre subito le armi. Dal canto suo, l’Unione Europea ha deciso di inviare una
missione militare nel Centrafrica, ma l’entità della forza sarà inferiore rispetto
a quanto inizialmente si era ipotizzato, intorno ai 500 uomini. Intanto l’Onu ha lanciato
l’allarme per il cibo che scarseggia a causa dell’enorme numero dei senzatetto provocati
dai disordini di questi mesi.
Sulla situazione nella capitale, dove attualmente
sono presenti le milizie anti-Balaka, ci parla padre Aurelio Gazzera, missionario
carmelitano in Centrafrica, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Da due
o tre giorni cerchiamo di calmare gli anti-Balaka, che sono entrati in città e hanno
saccheggiato un po’ tutto: i negozi degli arabi, le case. Ed ora che hanno saccheggiato
tutto, stiamo cercando di rasserenare gli animi, ma sono minacciosi, sono tanti ed
è veramente una situazione difficile.
D. – Perché stanno attaccando le attività
commerciali?
R. – Per un sentimento di vendetta nei confronti della popolazione
musulmana, per ciò che è successo in questi mesi, e poi semplicemente per rubare.
D.
– In queste ore la situazione appare fuori controllo. Quale sarà il primo compito
del nuovo presidente del Consiglio nazionale di transizione?
R. – Sarà molto,
molto dura. Bisogna vedere che forza avrà e soprattutto cosa riuscirà a fare. Sta,
infatti, saltando un po’ tutto nel Paese. Qui i Seleka sono partiti e gli anti-Balaka
hanno preso la città, ma abbastanza pacificamente, perché non ci sono stati morti,
per fortuna. A Bokaranga, invece, hanno preso la città, ci sono stati morti e case
e quartieri bruciati. A Bouar ci sono minacce e a Bossemptele, che si trova a 90 chilometri,
sanguinose violenze. Tutto il Paese, quindi, sta prendendo fuoco, anche perché le
dimissioni dell’ex presidente sono state tardive. Bisogna vedere se il nuovo presidente
avrà capacità, coraggio e sufficiente appoggio per poter fare qualcosa.
D.
– La Croce Rossa ha annunciato la scoperta di 50 corpi, tra Bangui e il confine con
il Camerun. Si tratta di vittime di quale violenza?
R. – Spesso sono vittime
degli scontri tra anti-Balaka e Seleka o anche degli attacchi contro i civili musulmani.
Purtroppo c’è talmente tanto risentimento che poi è difficile calmare gli animi.
D.
– A Nord-Est di Bangui, nelle ultime ore, centinaia di musulmani si sarebbero rifugiati
in una parrocchia, per sfuggire alle violenze...
R. – Sì, verso Boali, ma è
ciò che è accaduto in tanti posti. Anche noi li stiamo assistendo in un quartiere
di Bozoum: ieri abbiamo portato acqua, riso, cerchiamo di dar loro una mano come possiamo.
D.
– In questo momento, cosa cercate di comunicare alla gente?
R. – Continuiamo
a dire a tutti di stare calmi, di lavorare per il perdono e la riconciliazione e di
cercare di pensare a ricostruire. Oggi noi abbiamo riaperto le scuole, ma nelle altre
in città sono ancora chiuse. Questo è quello che cerchiamo di fare, ma non è così
facile. Ci vuole ancora molto tempo prima di riuscire a riavere la pace.