Il card. Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum, ha lanciato un appello ai leader
politici del Sud Sudan perché vadano oltre al loro interesse personale per risolvere
la crisi nella quale è sprofondato il Paese. Il card. Wako, che si trova a Juba, capitale
del Sud Sudan, per prendere parte alla riunione della Conferenza episcopale dei vescovi
del Sudan e del Sud Sudan, ha invitato i sud-sudanesi a prendere coscienza che tutti
sono figli di Dio, e che tra fratelli non ci si uccide. Lo scontro tra i due uomini
forti del partito al governo (Splm, Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese),
il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Machar, ha assunto una dimensione
etnica coinvolgendo le due maggiori tribù del Paese: Dinka e Nuer. Nel frattempo,
nonostante le trattative che si svolgono in Etiopia tra rappresentanti dei due contendenti,
la guerra continua. I combattimenti sono concentrati a Malakal, capitale dello Stato
dell’Alto Nilo (nord-est). Il 18 gennaio l’esercito aveva ripreso il controllo di
Bor, capitale dello Stato di Jonglei (est). Sono proprio gli Stati dove sono concentrate
le risorse petrolifere del Paese ad essere al centro dei combattimenti, scoppiati
il 15 dicembre. L’altro Stato coinvolto è infatti quello di Unità la cui capitale
è Bentiu. Il timore è che se i combattimenti non si fermano al più presto, il Sud
Sudan sprofondi in una ancora più sanguinosa e distruttiva guerra civile, coinvolgendo
nello scontro altri gruppi armati ed etnici. Il conflitto ha già assunto una dimensione
internazionale: truppe ugandesi sono intervenute a fianco di quelle dei Kiir mentre
anche il Kenya ha inviato propri soldati ufficialmente per proteggere i propri cittadini
che vivono e lavorano nel Paese. (R.P.)