Centrafrica: il parlamento sceglie il nuovo presidente di transizione. L'Ue invia
missione
Il parlamento della Repubblica Centrafricana è riunito per eleggere il nuovo presidente
del Consiglio nazionale di transizione, a seguito delle dimissioni il 10 gennaio dell’ex
presidente e già leader dei ribelli Seleka, Michel Djotodia, accusato dalla comunità
internazionale di essere rimasto passivo di fronte alle violenze che infiammano il
Paese. Otto i candidati in lizza, tra cui il sindaco di Bangui, Catherine Samba Panza,
e Sylvain Patassé e Désiré Kolingba, rispettivamente figli degli ex presidenti Ange-Félix
Patassé e André Kolingba. In tutto il Paese intanto proseguono gli scontri, tanto
che al Consiglio dei diritti umani di Ginevra il segretario generale dell’Onu, Ban
Ki-moon, ha fatto pervenire un messaggio in cui parla di “una crisi di proporzioni
epiche che richiede un’azione immediata e concertata” da parte della comunità internazionale.
Al riguardo, l’Unione europea ha approvato una missione militare nel Paese, in appoggio
a quella africana e francese già in corso, mentre i Paesi donatori - riuniti a Bruxelles
- hanno promesso 500 milioni di dollari per il 2014. Ieri la Croce Rossa internazionale
e quella centrafricana hanno annunciato la scoperta di una cinquantina di corpi tra
Bangui e il confine col Camerun. Della situazione nella capitale, dove attualmente
sono presenti le milizie anti-Balaka, ci parla padre Aurelio Gazzera, missionario
carmelitano in Centrafrica, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Da due
o tre giorni cerchiamo di calmare gli anti-Balaka, che sono entrati in città e hanno
saccheggiato un po’ tutto: i negozi degli arabi, le case. Ed ora che hanno saccheggiato
tutto, stiamo cercando di rasserenare gli animi, ma sono minacciosi, sono tanti ed
è veramente una situazione difficile.
D. – Perché stanno attaccando le attività
commerciali?
R. – Per un sentimento di vendetta nei confronti della popolazione
musulmana, per ciò che è successo in questi mesi, e poi semplicemente per rubare.
D.
– In queste ore la situazione appare fuori controllo. Quale sarà il primo compito
del nuovo presidente del Consiglio nazionale di transizione?
R. – Sarà molto,
molto dura. Bisogna vedere che forza avrà e soprattutto cosa riuscirà a fare. Sta,
infatti, saltando un po’ tutto nel Paese. Qui i Seleka sono partiti e gli anti-Balaka
hanno preso la città, ma abbastanza pacificamente, perché non ci sono stati morti,
per fortuna. A Bokaranga, invece, hanno preso la città, ci sono stati morti e case
e quartieri bruciati. A Bouar ci sono minacce e a Bossemptele, che si trova a 90 chilometri,
sanguinose violenze. Tutto il Paese, quindi, sta prendendo fuoco, anche perché le
dimissioni dell’ex presidente sono state tardive. Bisogna vedere se il nuovo presidente
avrà capacità, coraggio e sufficiente appoggio per poter fare qualcosa.
D.
– La Croce Rossa ha annunciato la scoperta di 50 corpi, tra Bangui e il confine con
il Camerun. Si tratta di vittime di quale violenza?
R. – Spesso sono vittime
degli scontri tra anti-Balaka e Seleka o anche degli attacchi contro i civili musulmani.
Purtroppo c’è talmente tanto risentimento che poi è difficile calmare gli animi.
D.
– A Nord-Est di Bangui, nelle ultime ore, centinaia di musulmani si sarebbero rifugiati
in una parrocchia, per sfuggire alle violenze...
R. – Sì, verso Boali, ma è
ciò che è accaduto in tanti posti. Anche noi li stiamo assistendo in un quartiere
di Bozoum: ieri abbiamo portato acqua, riso, cerchiamo di dar loro una mano come possiamo.
D.
– In questo momento, cosa cercate di comunicare alla gente?
R. – Continuiamo
a dire a tutti di stare calmi, di lavorare per il perdono e la riconciliazione e di
cercare di pensare a ricostruire. Oggi noi abbiamo riaperto le scuole, ma nelle altre
in città sono ancora chiuse. Questo è quello che cerchiamo di fare, ma non è così
facile. Ci vuole ancora molto tempo prima di riuscire a riavere la pace.