Successo della fiction Rai "Don Matteo". Gamaleri: pubblico cerca speranza e purezza
Continua il successo di Don Matteo, la fiction Rai, giunta alla nona edizione. Dopo
14 anni la serie ottiene in media oltre il 30% di share. I giovani tra i 15 e i 24
anni sono tra i principali telespettatori. A spiegare il successo della fiction è
il prof. Giampiero Gamaleri, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione
dell’Università telematica Uninettuno. Lo ha intervistato Filippo Passantino:
R. – Le chiavi
di lettura del successo di “Don Matteo” sono evidentemente molto complesse, perché
ormai è una serie che va in onda da tanti anni e che quindi ha consolidato una tradizione.
Quindi, il primo punto è proprio questo, cioè il rapporto di affettività che il pubblico
ha stabilito con i personaggi e quindi con tutto l’intero programma che porta ad un’attribuzione
di fedeltà a questo programma da parte del pubblico.
D. – Colpisce la grande
attenzione da parte dei giovani …
R. – Ecco, questo è un dato che è parzialmente
innovativo rispetto al passato, perché è un programma che evidentemente ha privilegiato
un pubblico anziano o meglio, è stato selezionato in passato prevalentemente da un
pubblico maturo, desideroso di avere un programma con i toni caldi, con un ritmo non
troppo veloce, in cui si capisse bene la trama, con sentimenti che potessero toccare
il cuore e anche far riflettere la mente … Quindi, queste sono prerogative fondamentalmente
di un pubblico più maturo. Quest’anno, invece, questo dato ci fa capire che anche
i giovani si stanno accostando ed è un elemento che fondamentalmente è positivo, perché
– tra l’altro, come anche il Rapporto Censis ha rilevato – la frequenza del pubblico
giovanile alla televisione è molto bassa. Io credo che l’elemento che attrae di più
i giovani sia fondamentalmente il fatto di identificarsi con alcuni dei personaggi,
ed è questo un elemento – anche qui – abbastanza innovativo della serie di quest’anno.
Vale a dire, il fatto che i protagonisti – a parte i principali, ma quelli di contorno
– hanno problematiche giovanili: sono, per esempio, la ragazza madre che non accetta
il bambino; il bambino che cresce; i rapporti affettivi tra l’adolescente o comunque
tra giovani personaggi … Quindi, credo che il problema – come sempre – sia quello
della identificabilità di un personaggio con il vissuto di chi sta guardando il programma.
D.
– Questo successo di un prodotto semplice come “Don Matteo”, per alcuni sarebbe frutto
di una regressione intellettuale da parte del pubblico…
R. – Non credo che
sia frutto di una regressione. E’ il frutto di una compensazione, vale a dire: il
pubblico d’oggi, soprattutto quello giovanile, è un pubblico che avverte molto il
rischio di mancanza di speranza che attraversa la nostra società. E allora non si
tratta di una regressione, ma di una forma di iniezione di elementi di speranza all’interno
di un quadro che è fortemente negativo.
D. – Il successo di “Don Matteo” quanto
incide, da un lato, sulla società e quanto –dall’altro – rispecchia la società stessa?
R.
– L’incidenza – secondo me – è apprezzabile come può essere apprezzabile l’incidenza
di un messaggio televisivo. Naturalmente, sono incidenze – queste – che hanno sempre
il rischio di quello che i francesi chiamano “l’espace d’un matin”, cioè da un momento
all’altro viene bruciata da un’altra fiction, da un’altra formazione che arriva magari
anche il giorno dopo o addirittura pochi minuti dopo. Vi è oggi una domanda di purezza,
di anti-corruzione – potremmo dire – di relazioni umane ispirate ad un criterio di
amore e di solidarietà, che evidentemente hanno una presa sul pubblico.