2014-01-18 15:28:38

Il parroco della Chiesa del Sacro Cuore visitata ieri dal Papa: una parrocchia accanto ai più poveri


La parrocchia romana del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio visitata ieri pomeriggio da Papa Francesco, è una basilica minore affidata alla cura pastorale dei salesiani che gestiscono anche un’Opera voluta da don Bosco, oggi casa di accoglienza che offre svariati servizi per rifugiati e senza fissa dimora. La parrocchia, pur contando poco più di 2 mila anime, è molto attiva ed è assai vivo l’impegno dei giovani. Ma in quale realtà sociale è immersa? Tiziana Campisi lo ha chiesto al parroco don Valerio Baresi:RealAudioMP3

R. – Noi ci troviamo al centro della città di Roma, proprio accanto alla Stazione Termini. Questo comporta da una parte la presenza di molta gente di passaggio e, per di più, questa è una realtà che si è trasformata negli ultimi anni: una quarantina di anni fa il quartiere era abitato da circa 15 mila persone, mentre ora la parrocchia ha poco più di due mila abitanti. Tutto il resto si è trasformato in hotel, in “Bed & breakfast”, attività ricettive, ristoranti, servizi di accoglienza, uffici… Essendo al centro, ci troviamo con una realtà indubbiamente di degrado legata a molte persone che - o perché sono migranti, o perché sono senza dimora – cercano nella stazione la possibilità di “campare”. Quindi, non possiamo far finta di non vederli, di ignorarli; cerchiamo di avere un’attenzione anche verso queste povertà.

D. – Quali sono le problematiche più gravi nel territorio in cui si trova la Basilica del Sacro Cuore di Gesù?

R. – La problematica più grave direi che, in questo momento, è la drammatica ricerca di lavoro e la drammatica ricerca di aiuto e di ascolto.

D. – Quali attività pastorali promuovete?

R. – Intanto, c’è un’attenzione al territorio parrocchiale, quindi, a tutto ciò che è legato alle famiglie, ai ragazzi, ai giovani presenti nella parrocchia: la catechesi, l’annuncio, la liturgia, l’attenzione ai malati. Poi ci sono i giovani universitari, giovani che desideriamo far incontrare con Gesù…

D. – In quali attività sono impieganti i giovani?

R. – C’è un impegno grande nei confronti dei rifugiati. Noi, nell’arco di un anno, riusciamo a raggiungere più di 300 rifugiati che fanno riferimento al Sacro Cuore per attività diverse: la scuola di italiano, la possibilità di prendere la licenza media; c’è un corso di scuola guida propedeutico in modo che i rifugiati possano con più facilità prendere la patente; c’è uno sportello informativo; un piccolo corso di informatica per utilizzare il computer sia per fare un curriculum, sia per ricercare lavoro in internet. Abbiamo anche un’attenzione aggregativa, ludica attraverso il cineforum, le gite e le serate di festa che viviamo insieme. Lo scopo è quello di mettere insieme i giovani italiani, con i giovani rifugiati perché ci siamo accorti che c’è un reciproco aiuto, un reciproco insegnamento. Un’altra attenzione forte è verso gli amici senza fissa dimora: accogliendoli in casa nostra ogni giovedì con l’attività di “Piazza grande” - un’attività di fraternità dove si gioca, si canta e si prega insieme – poi alle 19.30 si cena intorno allo stesso tavolo. Mentre, il venerdì un bel gruppo di giovani e di adulti – sono una quarantina – portano i sacchetti “cena” alla Stazione Termini. Abbiamo iniziato un anno fa con 120 sacchetti, ora ci ritroviamo a distribuire circa 330 sacchetti ogni venerdì.

D. – Cosa significa per voi la visita di Papa Francesco: il Papa viene a trovarvi, viene ad immergersi nella vostra realtà…

R. – Noi lo sentiamo come un grande dono, un dono grande del Signore. Lo avvertiamo come una conferma che l’atteggiamento assunto da noi in questi ultimi anni - di attenzione ai giovani, ai poveri, ai rifugiati - è la strada giusta. Sentiamo anche la presenza del Papa come un incoraggiamento, perché indubbiamente in quello che facciamo c’è anche una grande fatica.

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio







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