Dicastero per la Famiglia, Caritas e Calcio italiano insieme per le famiglie in
Siria
Da sabato, in tutti i campi di calcio di Serie A è esposto uno striscione con la scritta
“Venti di pace per le famiglie della Siria”, per richiamare l’attenzione sulla situazione
delle famiglie siriane sconvolte dal conflitto, alla vigilia dei negoziati di pace
di Ginevra che si apriranno il 22 gennaio. L’iniziativa è promossa dal Pontificio
Consiglio per la Famiglia e Caritas italiana che, nel frattempo, proseguono nel fornire
aiuti concreti a sostegno della popolazione colpita. Sugli obiettivi alla base dell’iniziativa,
Marco Guerra ha sentito Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale
della Caritas italiana:
R. – Vogliamo
soffiare questo vento di pace assieme a Papa Francesco per la comunità internazionale.
La prossima settimana, si terrà quello che potrebbe essere un appuntamento fondamentale
per la pace in Siria. Speriamo, davvero, che il vento di guerra stia cambiando, che
comincino a soffiare venti di pace, che tutte le parti in conflitto trovino un punto
di convergenza per iniziare un percorso verso la riconciliazione e la pace in questo
martoriato Paese.
D. – Perché negli stadi, lo sport alla fine resta un veicolo
straordinario anche per i messaggi di solidarietà…
R. – Lo sport è un po’ l’emblema
del giocare insieme, dello stare insieme, del superare le differenze e del fare squadra.
Questo è lo spirito che vogliono comunicare tutti i giocatori, tutte le società che
hanno aderito a questa iniziativa e che ringraziamo. E' un emblema per dire che tutto
il mondo vuole la pace, vuole credere in questa pace, vuole credere che la comunità
internazionale, che tutti anche gli attori esterni alla Siria, spingano perché si
trovi questo accordo, questo punto di convergenza.
D. – Accanto all’impegno
per porre fine a conflitto, proseguono gli aiuti concreti alla popolazione colpita.
Ce ne puoi parlare?
R. – Caritas in Siria, nonostante tutte le difficoltà,
ha continuato a distribuire generi umanitari, medicinali, a cercare di trovare alloggio
per le persone sfollate, soprattutto per gli anziani, per le persone in difficoltà.
Senza parlare poi dell’enorme sforzo fatto da tutta la Chiesa e da tutte le Caritas
dei Paesi confinanti, in particolare in Turchia, in Libano, in Giordania. E poi, sappiamo
bene che i rifugiati sono arrivati anche in Europa e sono sempre di più. Lo sforzo
di tutta la Chiesa e della Caritas, anche solo per continuare, ha bisogno anche di
un aiuto dall’esterno.
D. – Al momento, qual è la situazione umanitaria nei
campi profughi e all’interno dei confini siriani?
R. – Il numero complessivo
delle vittime ha superato i 130 mila morti. Internamente, si parla di sette milioni
di sfollati ed esternamente, probabilmente, di più di tre milioni di rifugiati. Questo
vuol dire che più della metà della popolazione siriana ha dovuto lasciare le proprie
case. In particolare, noi sottolineiamo il tema della famiglia, perché sappiamo che
le famiglie stanno soffrendo moltissimo. Abbiamo incontrato profughi: si tratta sempre
di famiglie spezzate, gli uomini quasi sempre sono rimasti in Siria a combattere e
che comunque sono rimasti coinvolti nella guerra, tranne i malati, gli anziani e i
disabili. All’esterno, si trovano quasi sempre donne e bambini, i quali soffrono doppiamente.
D.
– Sarà affrontato anche il problema umanitario nella riunione di Ginevra. Con quali
speranze si apre questo vertice?
R. – Penso che il dramma umanitario sia il
motivo principale. La speranza della gente di vedere tacere le armi e finire la violenza.
Certamente, il punto di convergenza non è facile, perché le posizioni sono molto distanti
sia tra governo e opposizioni, sia all’interno delle opposizioni. Inoltre, sappiamo
che il sostegno dato dall’esterno a questa guerra è stato enorme, quindi già interrompere
i fili delle armi, delle truppe che entrano quotidianamente nel Paese significherebbe
in qualche modo togliere benzina a questo fuoco. Se poi le parti, le persone in guerra
all’interno del Paese, faranno anche loro un sforzo di convergenza, finalmente la
speranza di raggiungere questo percorso di pace potrebbe trovare un esito. Ora o mai
più. Continuare così, sarebbe veramente la fine di questo Paese e di questa popolazione.
D.
– Il Papa nel discorso al Corpo diplomatico è tornato sulla Siria e sulla necessità
di porre fine al conflitto. Per il Santo Padre, la questione siriana rimane sempre
una priorità…
R. – Direi che fin dall’inizio Papa Benedetto e adesso Papa Francesco
non hanno mai cessato di far sentire la propria voce e il proprio sostegno, anche
concreto, tramite tutti i dicasteri pontifici, tramite Caritas Internationalis. Questo
vento di pace che il Papa ha soffiato ci vede spinti da lui perché questa iniziativa,
a sua volta, possa essere una specie di grido di pace dal basso di tutti i popoli
del mondo, che chiedono di cessare le ostilità.