2014-01-18 14:36:58

Dicastero per la Famiglia, Caritas e Calcio italiano insieme per le famiglie in Siria


Da sabato, in tutti i campi di calcio di Serie A è esposto uno striscione con la scritta “Venti di pace per le famiglie della Siria”, per richiamare l’attenzione sulla situazione delle famiglie siriane sconvolte dal conflitto, alla vigilia dei negoziati di pace di Ginevra che si apriranno il 22 gennaio. L’iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e Caritas italiana che, nel frattempo, proseguono nel fornire aiuti concreti a sostegno della popolazione colpita. Sugli obiettivi alla base dell’iniziativa, Marco Guerra ha sentito Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana:RealAudioMP3

R. – Vogliamo soffiare questo vento di pace assieme a Papa Francesco per la comunità internazionale. La prossima settimana, si terrà quello che potrebbe essere un appuntamento fondamentale per la pace in Siria. Speriamo, davvero, che il vento di guerra stia cambiando, che comincino a soffiare venti di pace, che tutte le parti in conflitto trovino un punto di convergenza per iniziare un percorso verso la riconciliazione e la pace in questo martoriato Paese.

D. – Perché negli stadi, lo sport alla fine resta un veicolo straordinario anche per i messaggi di solidarietà…

R. – Lo sport è un po’ l’emblema del giocare insieme, dello stare insieme, del superare le differenze e del fare squadra. Questo è lo spirito che vogliono comunicare tutti i giocatori, tutte le società che hanno aderito a questa iniziativa e che ringraziamo. E' un emblema per dire che tutto il mondo vuole la pace, vuole credere in questa pace, vuole credere che la comunità internazionale, che tutti anche gli attori esterni alla Siria, spingano perché si trovi questo accordo, questo punto di convergenza.

D. – Accanto all’impegno per porre fine a conflitto, proseguono gli aiuti concreti alla popolazione colpita. Ce ne puoi parlare?

R. – Caritas in Siria, nonostante tutte le difficoltà, ha continuato a distribuire generi umanitari, medicinali, a cercare di trovare alloggio per le persone sfollate, soprattutto per gli anziani, per le persone in difficoltà. Senza parlare poi dell’enorme sforzo fatto da tutta la Chiesa e da tutte le Caritas dei Paesi confinanti, in particolare in Turchia, in Libano, in Giordania. E poi, sappiamo bene che i rifugiati sono arrivati anche in Europa e sono sempre di più. Lo sforzo di tutta la Chiesa e della Caritas, anche solo per continuare, ha bisogno anche di un aiuto dall’esterno.

D. – Al momento, qual è la situazione umanitaria nei campi profughi e all’interno dei confini siriani?

R. – Il numero complessivo delle vittime ha superato i 130 mila morti. Internamente, si parla di sette milioni di sfollati ed esternamente, probabilmente, di più di tre milioni di rifugiati. Questo vuol dire che più della metà della popolazione siriana ha dovuto lasciare le proprie case. In particolare, noi sottolineiamo il tema della famiglia, perché sappiamo che le famiglie stanno soffrendo moltissimo. Abbiamo incontrato profughi: si tratta sempre di famiglie spezzate, gli uomini quasi sempre sono rimasti in Siria a combattere e che comunque sono rimasti coinvolti nella guerra, tranne i malati, gli anziani e i disabili. All’esterno, si trovano quasi sempre donne e bambini, i quali soffrono doppiamente.

D. – Sarà affrontato anche il problema umanitario nella riunione di Ginevra. Con quali speranze si apre questo vertice?

R. – Penso che il dramma umanitario sia il motivo principale. La speranza della gente di vedere tacere le armi e finire la violenza. Certamente, il punto di convergenza non è facile, perché le posizioni sono molto distanti sia tra governo e opposizioni, sia all’interno delle opposizioni. Inoltre, sappiamo che il sostegno dato dall’esterno a questa guerra è stato enorme, quindi già interrompere i fili delle armi, delle truppe che entrano quotidianamente nel Paese significherebbe in qualche modo togliere benzina a questo fuoco. Se poi le parti, le persone in guerra all’interno del Paese, faranno anche loro un sforzo di convergenza, finalmente la speranza di raggiungere questo percorso di pace potrebbe trovare un esito. Ora o mai più. Continuare così, sarebbe veramente la fine di questo Paese e di questa popolazione.

D. – Il Papa nel discorso al Corpo diplomatico è tornato sulla Siria e sulla necessità di porre fine al conflitto. Per il Santo Padre, la questione siriana rimane sempre una priorità…

R. – Direi che fin dall’inizio Papa Benedetto e adesso Papa Francesco non hanno mai cessato di far sentire la propria voce e il proprio sostegno, anche concreto, tramite tutti i dicasteri pontifici, tramite Caritas Internationalis. Questo vento di pace che il Papa ha soffiato ci vede spinti da lui perché questa iniziativa, a sua volta, possa essere una specie di grido di pace dal basso di tutti i popoli del mondo, che chiedono di cessare le ostilità.

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio







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