2014-01-17 14:14:58

Congo. La Chiesa contro lo sfruttamento delle miniere: nessun vantaggio per le popolazioni locali


Lo sfruttamento delle risorse minerarie non ha prodotto alcun miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali della Repubblica Democratica del Congo. È la conclusione principale del documento prodotto dalla Commissione episcopale congolese per le risorse naturali. Il rapporto fa riferimento in particolare alle miniere di coltan e cassiterite del Nord Kivu; materie prime indispensabili per la produzione di computer e cellulari, e per lo sfruttamento delle quali si sono scatenati conflitti tra gruppi ribelli e lo Stato centrale di Kinshasa. Sulla questione Marco Guerra ha sentito padre Piero Gavioli, direttore della casa salesiana di Goma-Ngangi:RealAudioMP3

R. – L’ultima guerra contro l’M23 è finita da due mesi circa; le ragioni del conflitto erano di natura economica, soprattutto lo sfruttamento dei minerali: questo l’hanno detto in termini molto chiari in una lettera collettiva tutti i vescovi della provincia del Nord e del Sud Kivu. Ci sono anche tantissimi altri documenti che dimostrano che il minerale più ricercato e più pregato, perché si trova per l’80% soltanto qui, è il coltan, ovvero la colombite-tantalite. L’M23 lo ha sfruttato il più possibile, dove ci sono ancora gruppi ribelli in lotta contro il governo centrale, dalle parti di Walikale in particolare, prosegue lo sfruttamento di queste miniere. Varie testimonianze dicono che c’è una sola strada asfaltata: questa strada è regolarmente chiusa perché serve da pista di atterraggio per un piccolo aereo che arriva e che poi riparte, non si sa bene in che direzione. Una volta hanno arrestato il pilota di questo aereo: era un cinese. Non credo che ci siano soltanto i cinesi nel tentativo di recuperare le ricchezze; sappiamo che molte ricchezze sono partite per il Rwanda e verso l’Uganda.

D. – Però, sembra che non ci sia una grande denuncia da parte della comunità internazionale, sullo sfruttamento delle miniere …

R. – Nel rapporto dell’Onu del 2010, che si chiama Mating, c’è stata una ricerca e una denuncia anche molto chiara, con nomi e dati molto precisi: tale personalità del Congo, tale società multinazionale … però, non c’è mai stato un seguito, perché penso che ci siano tanti interessi in gioco e nessuno ha voluto andare a fondo.

D. – Lei mi conferma che non c’è una ricaduta economica per la popolazione locale?

R. – E’ uno sfruttamento molto grande, anche dei piccoli minatori che lavorano in proprio, per così dire, che scavano gallerie, che cercano di portare in superficie i minerali. Io sono stato a lungo a Lubumbashi dove so di vari ragazzi morti nelle miniere: le società o i privati che le sfruttano non investono su posto, non fanno nulla per aiutare la popolazione a migliorare la propria condizione di vita.

D. – Ci può essere una soluzione? Cioè, il governo può gestire lo sfruttamento di queste miniere?

R. – Molte miniere sono ancora sotto il controllo di gruppi armati, perché ce ne sono ancora tantissimi: alcuni si sono sciolti, invece altri continuano lo sfruttamento. Io credo che ci sia una certa complicità tra il governo attuale e questi gruppi armati che sfruttano le ricchezze. Se sparissero tutti i gruppi armati, si potrà forse vedere più chiaramente chi è alla base dello sfruttamento delle ricchezze. Adesso si accusano i gruppi armati; ad un certo momento, bisognerà denunciare forse il governo o alcune personalità legate al governo …







All the contents on this site are copyrighted ©.