Aperta quarta edizione delle "Letture teologiche" promosse dalla diocesi di Roma
“I classici della spiritualità cristiana” è questo il tema della quarta edizione delle
tre letture teologiche, promosse dalla diocesi di Roma, che si sono aperte questo
giovedì sera nella capitale presso l’Aula della Conciliazione del Palazzo apostolico
lateranense. Nel primo incontro, si è riflettuto sulle “Confessioni di sant’Agostino”.
Marina Tomarro ha intervistato Massimo Borghesi, docente all’Università
degli studi di Perugia e tra i relatori della serata:
R. – “Le Confessioni”
inaugurano un genere letterario assolutamente nuovo e inedito. Tutto si fonda su questa
relazione personale tra l’io di Agostino e Dio, tra l’io e il tu. E questo è il modo
evangelico. In realtà, Agostino ripete esattamente nella sua vita gli incontri, la
dinamica con cui Gesù incontrava i suoi amici, i suoi avversari nelle strade della
Galilea, della Giudea. E questo modo evangelico è fatto proprio da Agostino. Agostino
è colui che fa teologia ringraziando. Teologia per Agostino è proprio un movimento
di gratitudine verso quel Dio, che l’ha salvato dalla sua perdizione. La vita di Agostino
è stata una vita di peccato: l’ambizione, le donne abbandonate. Quando lui è stato
travolto e preso dalla presenza di Dio attraverso gli amici, attraverso gli incontri
che ha fatto, questo gli ha cambiato la vita.
D. – “Le Confessioni” nascono
dopo un lungo percorso. Sono quindi una lode a Dio?
R. – La “confessio” è “confessio”
del peccato e “confessio” della grazia. Quindi, in un unico movimento sono pentimento
e lode. Di fronte a quel Dio dice: “Chi sono io per te, al punto che tu ti debba curare
di me?” Ecco, questa è la dinamica delle Confessioni. Agostino ha la percezione di
essere assolutamente nulla e di essere stato anche spregevole nella sua vita precedente,
eppure Dio attraverso Monica, attraverso Ambrogio, attraverso gli amici l’ha rincorso,
non l’ha abbandonato: l’ha preso con sé, l’ha voluto con sé.
D. – Quanto è
attuale il loro messaggio?
R. – Direi che è attualissimo. Non a caso, comunque,
“Le Confessioni” sono al centro da secoli della vita cristiana e ritornano sempre
straordinariamente attuali. Oggi, lo sono più che mai, nel senso di una sensibilità
che noi diciamo “moderna” appunto, ma in realtà vogliamo dire vicina alla vita, al
cuore della persona, perché è come se in Agostino venisse fuori quella sete inespressa
di Dio, quel desiderio di felicità, che anche l’umanità contemporanea ha sotto la
cenere, sotto la palude dei nostri giorni. Quindi, riesce ad intercettare profondamente
e direi soprattutto lo intercetta nel senso della consapevolezza che siamo tutti dei
poveri uomini e abbiamo un bisogno disperato di qualcuno che ci voglia bene. Il Dio
di Agostino è un Dio che ti vuole bene, al di là dei tuoi peccati, ti perdona, ti
trattiene e ti abbraccia.
E all’incontro era presente anche il cardinale
vicarioAgostino Vallini. Ascoltiamo il suo commento:
“Sant’Agostino
è un colosso della fede e del pensiero, per cui è difficile restringere in una battuta
la sua grandezza. Posso dire l’ansia di ricerca della verità e di Dio. Basti questa
espressione che ritroviamo nelle Confessioni: 'Signore tu ci hai fatto per Te ed inquieto
è il nostro cuore finché non riposa in Te'. Mi pare che possa sintetizzare il desiderio
dell’uomo di essere in pienezza e di esprimersi secondo le istanze più profonde dello
spirito, che non possono non portare a Dio”.