S. Sede e Convenzione per i Diritti dei Fanciulli. Il senso di un impegno. Nota
di p. Lombardi
Sull'impegno del Papa e della Santa Sede per la protezione dei minori, in particolare
presso la Sede Onu di Ginevra, la nota del nostro direttore, padre Federico Lombardi:
Chi
segue l’attività del Papa Francesco lo vede continuamente vicino ai fanciulli. Una
delle immagini più frequenti e amate è quella che lo vede prendere fra le mani i piccoli
bimbi che gli vengono presentati numerosissimi lungo il percorso fra la gente nelle
udienze o lungo le strade. Ma bellissime sono anche le immagini degli incontri ogni
mercoledì con le coppie degli sposi novelli e in particolare quelle dell’affetto con
cui benedice le donne incinte, spesso facendo un segno di croce sul loro grembo. Numerosi
sono poi i gruppi di bambini, spesso malati e gravemente malati, che egli incontra
e saluta con parole e gesti particolarmente teneri e toccanti. Quale Capo dei 193
“Stati parte” della Convenzione sui diritti del fanciullo è un testimonial così efficace
e un invito così forte all’amore per i bambini, non solo per i suoi connazionali,
ma per tutti nel mondo?
La Santa Sede ha aderito alla Convenzione sui Diritti
del Fanciullo (Convention on the Rights of the Child – CRC) adottata dall’Assemblea
Generale dell’ONU il 20 novembre del 1989, ed entrata in vigore il 2 settembre 1990.
Ad essa partecipano attualmente 193 “Stati parte”. Il Comitato per i Diritti del Fanciullo
è l’organo di controllo e di monitoraggio della Convenzione, per l’attuazione e la
promozione dei principi della CRC da parte degli Stati parte, ed è costituito da 18
membri, esperti indipendenti eletti dagli stessi Stati parte per un mandato di quattro
anni (9 di essi vengono eletti ogni due anni, in modo da assicurare continuità ma
anche cambiamento). Esso ha sede a Ginevra. Al Comitato vengono presentati i Rapporti
periodici degli Stati che aderiscono alla Convenzione (in linea di principio il Rapporto
dovrebbe essere quinquennale, ma di fatto gran parte degli Stati non rispettano tale
scadenza). Il Comitato studia i Rapporti, può chiedere ulteriori informazioni a complemento
dei Rapporti stessi e li discute con i Rappresentanti degli Stati parte. Questa è
la prassi abituale, a cui si sottopongono tutti gli Stati parte. Il Comitato infatti
non è un “tribunale” che abbia giurisdizione per “giudicare” gli Stati parte, ma è
uno strumento costituito da loro stessi in base alla Convenzione, per monitorarne
e controllarne l’applicazione.
La Santa Sede ha ratificato la CRC il 20 aprile
1990 (è stata uno dei primissimi Stati!), e lo ha fatto a nome proprio e dello Stato
della Città del Vaticano (SCV). Il 2 marzo 1994 ha presentato il suo Rapporto iniziale.
Il 27 settembre 2011 ha presentato il suo Secondo Rapporto (dato il tempo trascorso
si considera che formalmente esso includa il Secondo, Terzo e Quarto Rapporto, ma
di fatto è il Secondo). Sulla base di questo e del precedente - e dopo aver ricevuto
suggerimenti dal Gruppo delle ONG (Organizzazioni Non Governamentali) che partecipa
al “procedimento alternativo di valutazione”- il Comitato ha proposto alla Santa Sede
una serie di domande per ulteriore informazione, con la richiesta di rispondere “preferibilmente”
entro il 1° novembre 2013. Essendo la scadenza non tassativa, gli uffici della Santa
Sede hanno continuato a lavorare alle risposte nel mese di novembre, ed esse sono
infine state inviate a Ginevra il 30 novembre. La data fissata dal Comitato per l’incontro
con la Delegazione della Santa Sede, per discutere il Rapporto e le risposte integrative
è appunto quella di oggi, nel corso della 65.ma sessione del Comitato (13-31 gennaio
2014).
Per completezza di informazione è utile sapere che la Santa Sede ha
anche ratificato due “Protocolli Opzionali” connessi con la Convenzione, cioè quello
“sulla vendita dei fanciulli, la prostituzione infantile e la pornografia infantile”
(OPSC) e quello “sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati” (OPAC). Ambedue
sono stati ratificati dalla Santa Sede il 24 ottobre 2001. Nel primo caso la Santa
Sede è stato l’undicesimo “Stato” a farlo, nel secondo il settimo. I relativi Rapporti
iniziali sono stati presentati il 14 maggio 2010.
La lettura complessiva dei
Rapporti permette di avere un quadro dell’attenzione e dell’impegno vastissimo dedicato
dalla Santa Sede, promuovendo le attività e la vita della Chiesa cattolica, al bene
dei fanciulli, non solo con il suo insegnamento e la convinta difesa della dignità
della persona umana fin dall’inizio della sua esistenza e nelle fasi in cui ha più
bisogno di aiuto, ma anche con innumerevoli attività di educazione, di cura sanitaria,
di sostegno delle famiglie e dei singoli fanciulli anche in situazioni difficili come
le migrazioni, i conflitti, o la condizione di rifugiati. Si comprende quindi molto
bene perché la Santa Sede abbia aderito fin dall’inizio con entusiasmo alla Convenzione
e l’abbia tempestivamente ratificata.
Comprensibilmente, nei suoi Rapporti,
la Santa Sede richiama il fatto che la sua adesione alla CRC è accompagnata fin dall’inizio
(cosa considerata normale nel diritto internazionale) da tre “riserve” circa la sua
interpretazione, conseguenti alla sua natura e ai suoi principi (una sui metodi della
“pianificazione familiare”; la seconda sui diritti dei genitori nel campo dell’educazione,
della fede religiosa, dell’associazionismo e della vita privata; la terza sulla compatibilità
con la natura e le leggi dello Stato della Città del Vaticano per quanto concerne
l’applicazione della Convenzione in tale Stato).
Sia il Rapporto, sia le Risposte
integrative scritte alle domande di ulteriore informazione dedicano un’ampia parte
introduttiva a spiegare e precisare la natura particolare della Santa Sede come soggetto
di diritto internazionale che aderisce alla Convenzione, in particolare nella sua
distinzione e nel suo rapporto con lo Stato della Città del Vaticano (che è “parte”
anch’esso della CRC) e in rapporto alla Chiesa cattolica, come comunità dei fedeli
cattolici sparsi nel mondo (che invece non è in alcun modo “parte” della CRC, ed i
cui membri vivono sottomessi alle leggi degli Stati dove vivono ed operano); come
pure a spiegare la natura particolare e specifica della legge canonica, propria della
Chiesa cattolica e ben distinta dalle leggi civili degli Stati.
Alla luce
di queste premesse si comprende facilmente l’impostazione delle risposte scritte alle
domande, risposte ampie, che manifestano piena disponibilità a collaborare al lavoro
del Comitato, ma che indicano anche con precisione i limiti della competenza del Comitato
stesso e degli impegni assunti dalla Santa Sede con l’adesione alla CRC. Non è raro
infatti che le domande proposte – soprattutto dove si riferiscono alla problematica
degli abusi sessuali su minori - sembrino presupporre che i vescovi o superiori religiosi
agiscano come rappresentanti o delegati del Papa, cosa che è priva di fondamento.
Così, ad esempio, si risponde che le domande su casi particolari di abusi verificatisi
in istituzioni cattoliche in diversi Paesi del mondo (ad es. in Irlanda o in opere
dirette dai Legionari di Cristo) non sono pertinenti al rispetto della Convenzione
da parte della Santa Sede, trattandosi di casi su cui hanno giurisdizione – in base
alle proprie leggi - i Paesi in cui essi si sono verificati. Analogamente, la Santa
Sede non è tenuta, in forza della Convenzione, a rispondere a domande di informazione
relative a procedimenti trattati in base alla legge canonica.
Viene invece
ribadito che “la Santa Sede è profondamente rattristata dalla piaga degli abusi sessuali,
che colpisce milioni di fanciulli nel mondo intero, e lamenta che, purtroppo, alcuni
membri del clero siano stati coinvolti in simili abusi”. Vengono poi date al Comitato
ampie risposte circa l’impegno dedicato negli anni recenti dai Pontefici, dalle competenti
istituzioni della Curia romana (in particolare Congregazione per la Dottrina della
Fede e Consiglio per la Famiglia), nello stabilire rigorose ed efficaci norme e direttive
per curare, contrastare e prevenire i gravissimi fenomeni di abuso sessuale nei confronti
di minori, non escluso l’aggiornamento della legislazione dello Stato della Città
del Vaticano in materia penale. Insomma, la drammatica problematica degli abusi sessuali
su minori, vissuta nella comunità della Chiesa con indicibile sofferenza, è diventata
banco di prova impegnativo della credibilità del suo impegno in favore dei fanciulli,
e sotto la guida della Santa Sede ha portato a sviluppare una serie di iniziative
e direttive assai utili anche al di fuori della comunità ecclesiale, nello spirito
della Convenzione.
Ampie ed efficaci sono pure le risposte (e ancor più le
parti del Rapporto a ciò dedicate) circa la non discriminazione delle bambine rispetto
ai bambini, come pure dei bimbi nati al di fuori delle unioni matrimoniali. Naturalmente,
in tutta l’impostazione dei Rapporti e delle risposte date dalla Santa Sede appaiono
chiaramente i principi della visione cattolica del rispetto della dignità della persona
umana in tutta la sua esistenza, dalla concezione, all’infanzia, alle diverse fasi
della crescita e della vita; il rifiuto di ogni discriminazione in base al sesso,
già a partire dalla gravidanza e dall’infanzia; la dignità e i compiti della famiglia,
fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, e gli stretti rapporti fra i diritti
dei fanciulli e i diritti e doveri dei genitori; la visione profonda e integrale dell’educazione
all’amore, assai più ampia di una limitata “educazione sessuale”; il rifiuto di una
“ideologia del gender” che voglia negare il fondamento oggettivo della differenza
e complementarità dei sessi e diventi fonte di confusione anche nel campo giuridico
e della interpretazione della Convenzione stessa.
Insomma: la convinta e tempestiva
adesione della Santa Sede alla CRC è coerente con l’insegnamento e l’atteggiamento
costante della Chiesa. E si può ben dire quindi che la Santa Sede è promotrice, con
la sua azione, di una corrente immensa, diffusa in tutto il mondo, di amore e di servizio
del bene dei fanciulli. La guida trascinante ed entusiasmante del Papa Francesco dà
un nuovo ed evidente slancio a questo impegno.