2014-01-16 13:38:52

Giornata di preghiera per le vocazioni. Il Papa: aprire il cuore a Dio, il raccolto sarà abbondante


“Non dobbiamo avere paura”. Dio ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi. Così Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. La Giornata ricorrerà domenica 11 maggio. Nel testo si ricorda che la vocazione matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco e nel contesto “di un’autentica vita ecclesiale”. Il servizio di Debora Donnini:RealAudioMP3

Gesù percorreva i villaggi e vedendo le folle sfinite come pecore senza pastore, ne sente compassione. Allora dice ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”. Queste parole del Vangelo “ci sorprendono” - rileva Papa Francesco - perché normalmente occorre prima “arare, seminare, coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante”. “Gesù afferma invece che la ‘messe è abbondante’” perché è Dio che ha lavorato perché il risultato fosse tale. Quindi il campo è l’umanità, “noi”, prosegue il Papa, e l’azione che è causa del “molto frutto” è “la grazia di Dio”. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, il Papa ricorda quale è la dinamica: “sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui”.

La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa è dunque quella di accrescere il numero di questi “collaboratori di Dio”, come lo fu San Paolo. E l’Apostolo dice ai cristiani di Corinto che sono “campo di Dio”, “con la consapevolezza di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa di grazia sia l’origine di ogni vocazione”. Papa Francesco cita anche i salmi da cui emerge che “noi siamo proprietà di Dio” e la vocazione del profeta Geremia nella quale Dio ricorda che veglia sempre su ciascuno e nella quale si utilizza l’immagine del ramo di mandorlo, che primo fra tutti fiorisce annunciando “la rinascita della vita in primavera”. “Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma – rassicura l’Apostolo – ‘voi siete di Cristo e Cristo è di Dio’”, sottolinea ancora il Papa rilevando che l’appartenenza a Dio avviene tramite il rapporto “unico e personale” con Gesù che il Battesimo ci ha conferito. “È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola – afferma il Papa - affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo ‘con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza’”.

Per questo “ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo”: “sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio”. Si tratta, dunque, di “un esodo” e tutti sono chiamati ad adorare Cristo nel cuore per lasciarsi “raggiungere dall’impulso della grazia” contenuto nella sua Parola, che deve trasformarsi in servizio concreto al prossimo. “Non dobbiamo avere paura, scrive Papa Francesco: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione”.

Quindi Papa Francesco si rivolge più direttamente a coloro che intendono “comprendere quale sia la propria vocazione” e li esorta a partecipare con fiducia “ad un cammino comunitario” ricordando che nessuna vocazione “nasce o vive per se stessa”. La vocazione matura nel campo dell’amore reciproco e nel contesto “di un’autentica vita ecclesiale”. Il Papa sottolinea poi che ci potranno essere ostacoli “fuori di noi e dentro di noi”, che tutto questo talvolta significa "andare controcorrente". E’ Gesù stesso che avverte che “il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane”. “Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode”, scrive Papa Francesco che però ricorda che “la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele”. E con Lui possiamo aprire il cuore “a cose grandi”.

Quindi il Pontefice chiede ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle comunità e alle famiglie cristiane di “orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità”, che esigono – afferma - “una pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone”. “Essa dovrà integrare le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto personale e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa”, sottolinea citando la Lettera apostolica Nuovo millennio ineunte di Giovanni Paolo II. L’invito è dunque quello di disporre il cuore ad essere ‘terreno buono’ per portare frutto: quanto più “sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti”, “tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio”. “E il raccolto- afferma Papa Francesco – sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi”.







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