Giornata di preghiera per le vocazioni. Il Papa: aprire il cuore a Dio, il raccolto
sarà abbondante
“Non dobbiamo avere paura”. Dio ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di
noi. Così Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le
vocazioni. La Giornata ricorrerà domenica 11 maggio. Nel testo si ricorda che la vocazione
matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco e nel contesto “di un’autentica
vita ecclesiale”. Il servizio di Debora Donnini:
Gesù percorreva
i villaggi e vedendo le folle sfinite come pecore senza pastore, ne sente compassione.
Allora dice ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate
dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”. Queste parole
del Vangelo “ci sorprendono” - rileva Papa Francesco - perché normalmente occorre
prima “arare, seminare, coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe
abbondante”. “Gesù afferma invece che la ‘messe è abbondante’” perché è Dio che ha
lavorato perché il risultato fosse tale. Quindi il campo è l’umanità, “noi”, prosegue
il Papa, e l’azione che è causa del “molto frutto” è “la grazia di Dio”. Nel Messaggio
per la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, il Papa ricorda quale è la
dinamica: “sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante
che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene;
infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta che richiede la nostra libera adesione
ad agire con Lui e per Lui”.
La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa è dunque
quella di accrescere il numero di questi “collaboratori di Dio”, come lo fu San Paolo.
E l’Apostolo dice ai cristiani di Corinto che sono “campo di Dio”, “con la consapevolezza
di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile
e l’iniziativa di grazia sia l’origine di ogni vocazione”. Papa Francesco cita anche
i salmi da cui emerge che “noi siamo proprietà di Dio” e la vocazione del profeta
Geremia nella quale Dio ricorda che veglia sempre su ciascuno e nella quale si utilizza
l’immagine del ramo di mandorlo, che primo fra tutti fiorisce annunciando “la rinascita
della vita in primavera”. “Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita,
la morte, il presente, il futuro, ma – rassicura l’Apostolo – ‘voi siete di Cristo
e Cristo è di Dio’”, sottolinea ancora il Papa rilevando che l’appartenenza a Dio
avviene tramite il rapporto “unico e personale” con Gesù che il Battesimo ci ha conferito.
“È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola – afferma il
Papa - affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo ‘con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza
e con tutta la forza’”.
Per questo “ogni vocazione, pur nella pluralità delle
strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su
Cristo”: “sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia
nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi
alla volontà di Dio”. Si tratta, dunque, di “un esodo” e tutti sono chiamati ad adorare
Cristo nel cuore per lasciarsi “raggiungere dall’impulso della grazia” contenuto nella
sua Parola, che deve trasformarsi in servizio concreto al prossimo. “Non dobbiamo
avere paura, scrive Papa Francesco: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita
dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione
del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso
e la nostra collaborazione”.
Quindi Papa Francesco si rivolge più direttamente
a coloro che intendono “comprendere quale sia la propria vocazione” e li esorta a
partecipare con fiducia “ad un cammino comunitario” ricordando che nessuna vocazione
“nasce o vive per se stessa”. La vocazione matura nel campo dell’amore reciproco e
nel contesto “di un’autentica vita ecclesiale”. Il Papa sottolinea poi che ci potranno
essere ostacoli “fuori di noi e dentro di noi”, che tutto questo talvolta significa
"andare controcorrente". E’ Gesù stesso che avverte che “il buon seme della Parola
di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da
preoccupazioni e seduzioni mondane”. “Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci,
facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode”, scrive Papa Francesco che però
ricorda che “la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui,
il Signore, è fedele”. E con Lui possiamo aprire il cuore “a cose grandi”.
Quindi
il Pontefice chiede ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle comunità e alle famiglie
cristiane di “orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando
i giovani su percorsi di santità”, che esigono – afferma - “una pedagogia della santità,
che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone”. “Essa dovrà integrare
le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto personale
e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti
dalla Chiesa”, sottolinea citando la Lettera apostolica Nuovo millennio ineunte
di Giovanni Paolo II. L’invito è dunque quello di disporre il cuore ad essere ‘terreno
buono’ per portare frutto: quanto più “sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la
Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti”, “tanto più crescerà in noi la gioia
di collaborare con Dio”. “E il raccolto- afferma Papa Francesco – sarà abbondante,
proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi”.