Terra Santa: l'attesa dei cristiani palestinesi per la visita del Papa
“Vogliamo la pace. Abbiamo bisogno di pace. Ecco cosa dirò al Pontefice quando lo
vedrò”: così Vera Baboun, sindaco di Betlemme, spiega all'agenzia Sir l’attesa della
sua città per la visita di Papa Francesco in Terra Santa dal 24 al 26 maggio prossimi.
Momento clou della tappa a Betlemme sarà una Messa celebrata in piazza della Mangiatoia,
davanti la basilica della Natività. “Una visita importante - ribadisce il sindaco
di fede cristiana, come tradizione vuole nella città natale di Gesù -. Il messaggio
che ci arriva è che non siamo soli. Il Papa ha il suo modo di agire, di comportarsi
come vediamo nelle sue udienze, non so cosa farà qui tra i betlemiti. Sono certa che
questa visita segnerà un nuovo inizio per questa terra. Il Papa, infatti, verrà dopo
la ripresa dei negoziati prevista in aprile. Il Papa abbraccerà tutti”. Betlemme si
sta già preparando all’evento che riverserà migliaia di pellegrini in città. “Li faremo
sentire a casa loro, turisti o pellegrini che siano. Betlemme è la casa di tutti”,
ricorda il sindaco, che esorta i pellegrini “a restare a Betlemme per qualche giorno
e non solo per poche ore. Fermatevi da noi - è l’invito - conoscete la nostra gente,
camminate nella nostra città. Non chiedo di entrare nei negozi di souvenir, quanto
piuttosto nelle nostre case. Conoscete le pietre viventi di questa terra martoriata.
Non lasciateci soli”. Per Nabil Shaat, già capo negoziatore per gli accordi di pace
con Israele e ministro degli Esteri palestinese per 12 anni, oggi del Comitato centrale
di Fatah, il più grande partito palestinese, “la visita di Papa Francesco sarà di
grande sostegno e conforto per i cristiani palestinesi e non solo per quelli di Betlemme,
che spero decidano sempre di più a restare in Terra Santa. La Palestina sta perdendo
la sua popolazione cristiana che gioca un ruolo importante qui, specialmente per quello
che riguarda la capacità di intessere relazioni, sviluppare il diritto e la libertà.
Siamo Terra Santa dove cristiani, musulmani ed ebrei devono poter vivere insieme.
Sarà un viaggio che produrrà non solo frutti spirituali ma anche un’influenza sul
processo di pace”, spiega il politico. “La nostra speranza è che si possa vivere uno
vicino all’altro, israeliani e palestinesi e che i Luoghi Santi, dovunque siano, siano
aperti a tutti i fedeli delle tre religioni e siano sicuri”. Per arrivare a questo
“servono decisioni coraggiose - conclude Shaat riferendosi alle recenti parole di
Papa Francesco al Corpo diplomatico - e noi palestinesi siamo pronti a prenderle”.
(R.P.)