2014-01-14 15:53:17

Italia. Primo Rapporto su povertà sanitaria: bisogni crescono ma donatori di farmaci sono pochi


Si intitola "Donare per curare" ed è il primo Rapporto sulla povertà sanitaria – e sulla donazione dei farmaci messa in atto per contrastarla – presentato ieri a Roma. L’iniziativa, che aiuta a comprendere meglio la crisi che il Paese sta attraversando e che invita la politica a scendere in campo con maggiore impegno per un Welfare più equo, è firmato dalla Fondazione Banco farmaceutico e dall’Osservatorio nazionale sulla donazione dei farmaci. Il servizio di Gabriella CerasoRealAudioMP3

Il segnale positivo è che esiste una filiera della donazione dei farmaci in crescita: +241%, dal 2007 al 2013, grazie soprattutto al boom delle donazioni aziendali, seguito dalla giornata di raccolta che tornerà il prossimo 8 febbraio e da iniziative private. Purtroppo, sono sempre di più anche gli italiani – specie donne e minori- – che si rivolgono al circuito della carità e la copertura ai bisogni cala: dal 55 al 43,2% in sette anni. Ciò è legato al vertiginoso aumento della povertà assoluta estesa a 4.8 milioni di italiani che, sui 16 euro circa al mese dedicati alla sanità, ne spendono più di 12 per i farmaci. Troppo e con troppa disparità rispetto alla media di 44 euro delle famiglie italiane. Annarosa Racca presidente di Federfarma:

"L’aumento delle difficoltà delle famiglie si vede ogni giorno. La gente a volte rinuncia anche a comprare un farmaco se questo costa troppo; ci chiede magari dei due o tre farmaci che deve usare qual è veramente quello necessario. Ricorrono ancora di più al Sistema Sanitario Nazionale quando magari anni fa pagavano il farmaco di tasca propria. Noi continueremo a stare vicino alla gente adesso con nuove iniziative partite a Roma – ma che poi seguiranno a Milano ed in altre città – come anche il recupero dei farmaci non utilizzati, naturalmente validi ma non utilizzati che si possono riportare in farmacia. È un’iniziativa solo sperimentale, poco alla volta il recupero sarà però in più farmacie. Diamoci tutti da fare e cerchiamo veramente di dare di più".

Ma la povertà non diminuirà nei prossimi anni, spiega il presidente delle Acli, Gianni Bottalico:

"Non solo ci sono i nuovi poveri, ci sono le famiglie che stanno diventando povere ma soprattutto tra qualche anno ci saranno i nuovi pensionati – quelli che hanno maturato una pensione dal punto di vista contributivo – che saranno i pensionati con circa 1.200 euro. Questo vuol dire povertà nel nostro Paese".

Il Rapporto evidenzia un’Italia dunque diseguale e divisa in cui sono le fasce deboli a pagare come conferma anche la Caritas italiana con il direttore, mons. Francesco Soddu:

"Vi sono segnalazioni di indici di mortalità cinque volte maggiori in alcune fasce di popolazione povera rispetto a quella più ricca. Inoltre, lo stato di povertà si associa sempre a una maggiore incidenza di malattie anche per una maggiore esposizione ai fattori di rischio ambientali e legato agli stili di vita. Non dimentichiamo, a tale proposito, che nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium Papa Francesco ci ricorda – ai cristiani in modo particolare – che qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione benché parli di temi sociali, o critichi i governi".

Come invertire dunque la tendenza? Alleanze, lavoro congiunto per cogliere le emergenze territoriali, interventi sulle falle del Sistema sanitario nazionale, ma una mano potrebbe darla anche il parlamento, ha sottolineato Paolo Gradnik, il presidente del Banco Farmaceutico:

"I rappresentanti delle aziende, delle farmacie, dei produttori di farmaci generici hanno detto che loro potrebbero fare di più e vogliono fare di più con un piccolo sforzo legislativo che renda più facile la donazione di farmaci validi. Nella precedente legislatura, era già stato approvato da un ramo del parlamento. Adesso ha ripreso l’iter e ci sono diverse proposte. Altrimenti, a rimetterci è chi ha bisogno".

Di certo, un Welfare come è ora non può reggere per il futuro dell’Italia. Ancora Gianni Bottalico:

"La politica deve fare delle scelte, deve mettere in campo risorse economiche. Nel caso di priorità assoluta, noi abbiamo chiesto 900 milioni di euro proprio per dare la possibilità e rispondere ai primi bisogni oggi nel Pese. Questi 900 milioni però dovrebbero essere investiti e gestiti attraverso quel processo virtuoso che vede regioni che legiferano sul loro territorio, i Comuni che agiscono sul loro territorio e anche il Terzo settore che concorre, attraverso non solo i soliti servizi, a fornire opportunità. Se la risposta è che la politica arretra e lascia questa risposta soltanto al Terzo settore… Noi l’abbiamo fatto in questi anni, ma non ce la facciamo proprio più. Quando parliamo di povertà e disperazione, non è soltanto una questione economica ma c’è anche il rischio di una emergenza democratica rispetto a questo e qualche segnale lo abbiamo visto nel nostro Paese".

Ultimo aggiornamento: 15 gennaio







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