2014-01-14 14:33:19

Centrafrica. Suor Dalva: dopo anno di violenze la situazione è peggiorata


Si acuisce la crisi in Centrafrica dopo le dimissioni, venerdì scorso, del presidente Djotodia, accusato dalla comunità internazionale di passività di fronte alle violenze che imperversano nel Paese. Con lui è uscito di scena anche il primo ministro Tiangaye, lasciando la guida del governo al presidente del Consiglio nazionale di transizione, Nguendet, che dovrà organizzare nuove elezioni. Un milione, secondo l'Onu, i civili sfollati ed oltre due milioni le persone bisognose di aiuto. Roberta Gisotti ne ha parlato con suor Dalva Maria Areia, missionaria brasiliana, superiora provinciale delle Suore comboniane del Centrafrica e Ciad, residente a Bangui, capitale centrafricana: RealAudioMP3

D. – Quasi un anno fa, nel marzo 2013, l’ex presidente Djotodia, a capo della coalizione musulmana dei Seleka deponeva l’ex capo di Stato Bozizè. Suor Dalva, cosa è cambiato da allora?

R. – La situazione è peggiorata rispetto a quella che stavamo vivendo in quel momento. E’ cominciata una fase di violenza molto grande. Questi uomini, venuti con l’ex presidente Djotodia, hanno cominciato a saccheggiare, a violentare le donne, a rubare nei magazzini, nei mercati e anche negli uffici del Paese. Questo ha provocato grande insicurezza e molta paura nella gente.

D. – E’ difficile, quindi, credere al presidente ad interim, che ieri ha rassicurato: “L’anarchia nel Paese è finita”, rivolgendosi sia ai guerriglieri musulmani che alle milizie cristiane...

R. – Credo che sia troppo presto per confermarlo. Anche se l’ex presidente Djotodia è partito, i suoi uomini, cioè la Seleka – si parla di 25 mila persone arrivate dal Ciad, dal Sudan, con qualche centrafricano – sono ancora nel Paese e sono armati.

D. – Sappiamo dell’impegno della Chiesa, perché il conflitto non si radicalizzi in un conflitto interreligioso...

R. – Giustamente, grazie a Dio, abbiamo una Chiesa con vescovi che hanno preso in mano veramente questa situazione. In questo momento, la diocesi di Bossangoa e la diocesi di Bangui, sono quelle che stanno soffrendo di più. E allora i nostri vescovi hanno denunciato alle persone che potevano aiutarci questa violenza enorme, cui stiamo assistendo in questo momento. Mi dispiace che la comunità internazionale e le persone che potevano aiutarci due o tre mesi fa non abbiano dato valore a queste voci. In questo mese, doveva esserci una riunione dei vescovi in Centrafrica, ma non c’è stata. Loro però hanno preparato un messaggio bellissimo, per invitare tutti i cristiani alla riconciliazione, al perdono e alla pace. Non si può costruire un Paese con questa violenza.

D. – Quindi, la presenza delle forze internazionali – sappiamo che ci sono forze dell’Onu, forze francesi – è stata, possiamo dire, inutile dal punto di vista del contrasto delle violenze?

R. – No, non posso dire che siano state inutili. Credo che se queste forze non ci fossero state sarebbe stato ancora peggio. Può darsi che loro dovessero prendere in mano prima la situazione. In questi giorni, nei quartieri si vedono tanti militari e noi ringraziamo perché queste forze oggi sono qui.

D. – Che cosa sperare per il prossimo futuro? Nuove elezioni al più presto?

R. – Sappiamo che oggi in parlamento hanno iniziato le consultazioni con i rappresentanti dei partiti e della società civile, per organizzare, preparare una lista di possibili candidati. La gente quindi aspetta un segno visibile che dia sicurezza, per tornare a casa.







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