2014-01-13 18:09:08

Protesta del direttore di Confcommercio L'Aquila. La Caritas: sempre più cittadini lasciano la città


E’ durato poco più di due ore ieri la protesta del direttore della Confcommercio a L’Aquila. L’uomo si è barricato dentro la sede di Bankitalia e ha minacciato di darsi fuoco per protestare contro la crisi. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Celso Cioni, direttore Confcommercio L’Aquila, ha lanciato un vero grido d’allarme: ha parlato di città martoriata, di piccoli commercianti, costretti dal terremoto a lasciare i propri negozi senza ottenere alcun sostegno e che facendo debiti, si sono ricollocati alla meglio e sono disperati. Poi, dopo un paio di ore, ha desistito dalla protesta in seguito alla mediazione condotta dal comandante provinciale dei carabinieri, il collonello Savino Guarino, assieme al sostituto procuratore Stefano Gallo. Con sé Cioni aveva una tanica di benzina e un accendino e aveva minacciato di darsi fuoco sii il governo, ha detto, non rivedrà "le condizioni del sistema bancario, almeno nei paesi del cratere e della città che è ancora militarizzata”. Intanto, sono proseguiti gli interrogatori dei magistrati nei confronti degli otto indagati nell'inchiesta per presunte tangenti negli appalti per la ricostruzione. Ma la città come vive questi momenti? Don Marco Pagniello, delegato Caritas per l’Abruzzo:

R. - Purtroppo il gesto consumato in mattinata è semplicemente il segno di un malessere che è sempre più crescente, che a L’Aquila oramai ha toccato - penso - il limite e che ha poi ripercussioni in tutta la nostra regione. A L’Aquila la mancata ricostruzione o questa ricostruzione così lenta sta costringendo sempre di più gli aquilani a lasciare il proprio territorio e a trasferirsi soprattutto in altre città della regione, che però non godono di una situazione tanto migliore.

D. - Avete, in qualche modo, misurato di quanto è aumentata la povertà da quando c’è stato il terremoto?

R. - Purtroppo non possiamo far altro che confermare i dati, che avevano raccolto subito dopo il terremoto! Questa grande perdita di aziende e soprattutto di locali commerciali, di bar, avevano portato molti a lasciare L’Aquila e quindi oramai l’economia aquilana è a terra, anche perché le aziende che hanno ricostruito L’Aquila sono venute anche da fuori regione, portandosi dietro anche la manovalanza: si è fatta fatica, per le famiglie aquilane, a ricollocarsi sul territorio e anche ad essere autosufficienti. Da quello che mi risulta la Caritas dell’Aquila ha avuto un’ impennata di richieste molto alta da parte proprio di famiglie aquilane, anche per bisogni primari, che ha superato anche il 40 per cento rispetto agli altri anni.

D. - La vicenda delle tangenti non ha fatto altro che esasperare gli animi in questo momento…

R. - Sì! Soprattutto è un qualcosa che la gente comune vede come un oltraggio: in questo momento in cui bisognerebbe lavorare tutti insieme alla ricerca del bene comune, ci ritroviamo di nuovo a constatare che - certo, fin quando la giustizia non farà il suo corso non ne possiamo essere certi - c’è la paura o semplicemente il dubbio che ci sia gente che pensa soltanto ai propri interessi! E’ qualcosa che fa arrabbiare, che fa sicuramente sempre più scoraggiare la gente, che sta perdendo la speranza. Non nascondo che ho ricevuto proprio ieri una telefonata di alcuni ragazzi aquilini che dicono che sono pronti a lasciare l’Italia, perché non credono più nel sistema-Paese!

Ultimo aggiornamento: 14 gennaio







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