Il card. Sandri visita i profughi siriani in Libano e invoca la pace in Medio Oriente
Una “supplica perché possa finalmente venire la pace e la riconciliazione” in Libano,
in Siria e nel mondo intero: così il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, ha detto ieri mattina nella sua omelia per la Messa presieduta
nel Centro dei Padri Redentoristi a Zahle, nella valle della Bekaa. Da venerdì scorso,
il porporato si trova in Libano, Paese che accoglie molti profughi provenienti dalla
Siria, con l’obiettivo di esprimere la vicinanza e il sostegno della Sede Apostolica
alla comunità cristiana provata dal conflitto nella regione. Ai fedeli presenti alla
celebrazione, tra cui mons. Caccia, nunzio apostolico a Beirut, il card. Sandri ha
portato la benedizione apostolica di Papa Francesco ed ha ricordato che “mettersi
in cammino verso Dio significa compiere un passo di riconciliazione all’interno delle
nostre famiglie, compiere un gesto di attenzione e accoglienza verso chi è più povero”.
“E sappiamo bene – ha concluso il cardinale prefetto – quanti poveri stia ospitando
il Libano in questo momento di guerra nella vicina Siria”. Dopo la celebrazione, il
card. Sandri si è recato fino al rassemblement di profughi siriani di Mari
el Khokh a Marjayoun, gestito dall’Associazione AVSI, dove ha portato un contributo
per le opere di assistenza ai rifugiati. In programma anche una tappa nel villaggio
di Maghdouché, nei pressi di Saïda, per una visita in forma privata al Santuario mariano
di Sayidat Al-Mantara, Nostra Signora dell’Attesa, nome che allude al luogo in cui
Maria aspettava Gesù in missione nella città di Sidone. Lì, è previsto un atto di
affidamento alla Madre di Dio, recitato dal porporato con l’invocazione della protezione
della Regina della pace sul Libano, la Siria e tutto il Medio Oriente. “Vogliamo continuare
qui, oggi – si legge nell’atto di affidamento – la preghiera chiesta dal Santo Padre
Francesco lo scorso 7 settembre e ripetere l’invocazione risuonata con forza quella
sera: finisca il rumore delle armi! Vogliamo impegnarci tutti, dai responsabili delle
nazioni fino ai più piccoli, ad essere uomini e donne di pace di riconciliazione”.
La visita in Libano del prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali si concluderà,
domani, con l’incontro con alcuni docenti e studenti dell’Università gestita dall’Ordine
Antoniano Maronita. Il Santuario di Nostra Signora dell’Attesa, lo ricordiamo, custodisce
un’antica grotta, profonda dodici metri e larga cinque, in fondo alla quale sono stati
ricavati, nella roccia stessa, un altare e un’abside. La cavità naturale accoglie
anche un’icona lignea della Madre di Dio, alla quale sono stati attribuiti molti miracoli.
Fu poi Elena, madre di Costantino, a dare il via, nel IV secolo, alla costruzione
del Santuario. Dopo un lungo periodo di abbandono, si deve al Giubileo del 2000 l’avvio
dei lavori di ristrutturazione, ai quali contribuì economicamente anche Giovanni Paolo
II. Oggi, il Santuario è circondato da un parco di 4 mila metri quadri, capace di
accogliere numerosi pellegrini. (A cura di Isabella Piro)