Fondazione antiusura promuove decalogo contro gioco d'azzardo
Un decalogo di denuncia contro il gioco d’azzardo. L’iniziativa nasce a Genova per
contrastarne la diffusione della dipendenza. La proposta è stata lanciata da mons.
Marco, Granara - presidente di una Fondazione antiusura - che chiede alla politica
di modificare la normativa in materia. Il servizio è di Filippo Passantino:
Stop alle campagne
pubblicitarie ingannevoli, cure da parte dello Stato per gli ammalati e dipendenti
dal gioco come per altre malattie o dipendenze sociali. Sono alcune delle proposte
inserite nel decalogo contro il gioco d’azzardo stilato dal presidente della fondazione
antiusura Santa Maria del Soccorso della diocesi di Genova, mons. Marco Granara,
assieme ai suoi collaboratori:
“Gli obiettivi sono quelli, ancora una volta,
di ripartire da una sensibilizzazione popolare. Questo fenomeno sta dilagando, e non
é solo un fenomeno strettamente economico, ma anche un fenomeno di rovina morale,
per le coscienze, per le famiglie, per le singole persone, che diventano compulsive
del gioco, e che davvero s’inguaiano al punto da rovinarsi economicamente
ed anche fisicamente”.
Alla fondazione si rivolge chi ha speso gran parte
dei propri risparmi in “gratta e vinci”, ma anche chi ha bruciato nel gioco grandi
somme in poco tempo. Per loro la fondazione ha avviato alcune iniziative di sostegno.
R.
- Come fondazione antiusura, di per sé, non sarebbe il nostro mestiere quello di contrastare
specificamente l’azzardo. In questi ultimi tempi, però, sono sempre di più coloro
che arrivano ad avere dei guai familiari enormi, per un utilizzo sbagliato del denaro
nel gioco. Abbiamo diversi casi drammatici di persone che ormai sono compulsive, cioè
gente che non ce la fa più, dei veri e propri malati del gioco. E’ arrivato un signore
e mi ha detto: “O lei mi aiuta o io mi amazzo!”; un uomo dignitoso, un uomo con una
sua attività in proprio, un uomo con una rendita notevole. “Mi sono già giocato due
appartamenti e la settimana scorsa ho imbonito mia madre, di 85 anni, con mille frottole;
mi ha prestato 8 mila euro e me li sono giocati in mezz’ora”. Questo è un caso arrivato
da poco. La signora e il signore con due redditi, senza figli, che hanno 24 mila euro
di debito per il “gratta e vinci”. Non possiamo dare soldi in una voragine di questo
genere, quando poi vengono subito bruciati.
D. - Voi questi casi come li affrontate?
R.
– Noi li ascoltiamo e quando è conclamato che c’è di mezzo il gioco, l’azzardo, ovviamente
interveniamo sul fronte economico; se ci sono delle forme compulsive prendiamo contatto
con i nostri amici e collaboratori, soprattutto psichiatri, che mettono insieme gruppi
di auto-aiuto, come esistono per gli alcolisti o per chi dipende dalle sostanze stupefacenti.
Ci sono nuovi gruppi che stanno sorgendo con fatica, ovviamente, perché ci vogliono
anche competenze e specializzazioni, per recuperare la persona alla sua dignità, alla
sua libertà. Non è una cosa semplice. Noi ci orientiamo in questo senso e siamo in
contatto con queste persone, caso per caso. Certamente non eroghiamo quattrini, in
questa materia.
Il decalogo nelle intenzioni degli autori è anche un invito
alla politica a modificare la normativa che regola i giochi.
“La meta è
quella di arrivare ad una legge quadro, in qualche maniera, che riordini tutta la
materia e che faccia in modo che i soldi che entrano allo Stato non siano soldi malavitosi,
alla fine dei conti, avendo essi effetti indiretti pazzeschi”.