Timor Est: annuncia le dimissioni il premier Gusmao, simbolo dell'indipendenza
Il primo ministro di Timor Est, Xanana Gusmao, ha annunciato che, a settembre, lascerà
la guida della più giovane nazione dell'Asia. Gusmao è stato il leader del movimento
indipendentista timorese durante i 24 anni di occupazione indonesiana, dal 1975 al
1999. A giugno del 2012 era stato rieletto premier dell’ex colonia portoghese, per
un mandato di 5 anni. Gusmao - che probabilmente raggiungerà la moglie in Australia,
dove sta seguendo un ciclo di cure - ha annunciato di voler lasciare l’incarico perché
“è arrivato il momento di preparare le nuove generazioni a guidare” il Paese. Sulla
figura di Xanana Gusmao e sulle speranze per Timor Est, Giada Aquilino ha raggiunto
telefonicamente a Dili suor Giannina Spaggiari, delle Figlie di Maria Ausiliatrice
- le Suore salesiane di Don Bosco -, missionaria nel Paese dal 2001:
R. - Xanana
Gusmao è stato capo degli indipendentisti, per lungo tempo nascosti nelle foreste:
li ha guidati dal 1975 al 1999, praticamente fino a quando ci sono state le elezioni,
vinte dai timoresi che volevano l’indipendenza. Tant’è vero che un suo collaboratore,
anch’egli timorese, Taur Matan Ruak, è adesso presidente della Repubblica. Sono arrivata
a Dili nel 2001: il 22 maggio 2002, c’è stata una grande festa per l’indipendenza,
hanno alzato la bandiera timorese, è stato emozionante. Ricordo il periodo in cui
l’Assemblea costituzionale – di cui faceva parte anche Gusmao – era riunita per scrivere
la prima Costituzione timorese e formare il primo governo locale. In quell’epoca c’era
come governatore transitorio - dopo l’indipendenza votata e conquistata, ma non ancora
realizzata - Sérgio Vieira de Mello, un brasiliano dell’Onu, che purtroppo qualche
tempo dopo è morto in un’esplosione in Iraq. Il 22 maggio del 2002, appunto, il primo
governo tutto timorese ha cominciato a governare il Paese; Gusmao fu eletto presidente
della Repubblica e José Ramos Horta primo ministro. Nel tempo le cariche si sono anche
invertite.
D. - Che Paese è oggi Timor Est?
R. - Il Paese oggi sta attraversando
una crisi grande in questo senso: a Timor c’è molto petrolio e tante nazioni ‘premono’
sul Paese: qui non esistono industrie locali e anche dal punto di vista alimentare
- per esempio - Timor è ancora colonizzato, perché viene tutto da fuori, dall’Australia,
dalla Cina, dall’Indonesia. Ha poi bisogno di tecnici: manda i giovani a studiare
all'estero, ma molte volte i giovani non ritornano; accetta ditte straniere, specialmente
dalla Cina, che vengono a costruire ponti, palazzi. I timoresi però non se ne rendono
ancora conto, perché sono felici di essere finalmente al governo, indipendenti. Timor
inoltre produce riso, ananas, banane e grano turco: produce molto, ma non è industrializzato
e le vie di comunicazione sono precarie.
D. - Invece c’è un aspetto positivo
da sottolineare?
R. - Un desiderio forte di affermazione, di indipendenza;
una religiosità cattolica, anche se con poca formazione, ma questo è un po’ nel mondo
intero. C’è da dire però che la religiosità ha ancora radici nella cultura animista
e nelle antiche credenze del luogo. Noi andiamo avanti con un processo di evangelizzazione,
cercando nella cultura locale quegli elementi che possano essere evangelizzati, come
per esempio il senso della fraternità. Nel Vangelo si parla dei “fratelli di Gesù”,
delle “sorelle di Gesù”: qui a volte è difficile capire chi sia davvero fratello o
cugino o nonno, perché c’è un senso di comunione e di comunità molto forte.