Israele: immigrati africani chiedono in massa diritto d'asilo. Governo lo nega
Lo Stato di Israele alle prese con i problemi dell’immigrazione. Nei giorni scorsi,
migliaia di migranti, soprattutto africani in attesa di asilo, hanno manifestato
davanti alla sede della Knesset, il parlamento israeliano a Gerusalemme. I dimostranti
protestano contro la politica israeliana sull'immigrazione e il rifiuto delle autorità
di concedere il diritto d’asilo. Fortemente contestato il premier Netanyahu, che vedrebbe
l’afflusso dall'Africa come una minaccia per il sistema sociale israeliano. Giancarlo
La Vella ne ha parlato con Janiki Cingoli, direttore del Cipmo, il Centro
Italiano per la Pace in Medio Oriente:
R. - C’è il
fatto che quando è esplosa la seconda Intifada, gli israeliani hanno deciso di sostituire
- non totalmente, ma in larga parte - l’immigrazione dalla Palestina con l’immigrazione
proveniente dai Paesi terzi. E questo, da un lato, ha alleviato il problema e garantito
meglio la sicurezza. Però, dall’altro, per la prima volta ha creato una componente
di immigrati abbastanza stabili, che ha cominciato a creare le problematiche tipiche
dell’immigrazione di Paesi terzi in un Paese sviluppato. A questo, poi, si è aggiunto
l’aspetto specifico della pressione da parte dei Paesi dell’Africa di immigrati che
tendono a entrare clandestinamente in Israele attraverso il Sinai. Quindi, è una società,
quella israeliana, che per la prima volta si misura con i problemi connessi a una
immigrazione abbastanza larga e di massa e che si espone ai problemi di razzismo,
di segregazione sociale che, in una realtà come quella israeliana, potrebbe essere
persino difficile concepire, ma che tuttavia esistono.
D. - Israele è pronta
ad affrontare una tematica sociale del genere?
R. - Secondo me, è molto impreparata.
E’ stata colta di sorpresa dagli avvenimenti di questi giorni. La prima reazione è:
“Noi non accettiamo il disordine. Non accettiamo la pressione e la violenza”. Tuttavia,
io ritengo che poi, in realtà, con questi problemi - come tutte le società sviluppate
- sarà costretta a fare i conti.