Il card. Turkson alle Università Cattoliche delle Filippine: formare politici in grado
di evangelizzare il mondo
Ricerca, impegno sociale, istruzione: sono questi i tre obiettivi cui devono mirare
le Università cattoliche, per formare politici in grado di evangelizzare il mondo.
A sottolinearlo è stato il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, nel suo intervento alla conferenza nazionale dell’Associazione delle
Università cattoliche delle Filippine. L’incontro, in corso a Davao City, è dedicato
al 50.mo anniversario della Pacem in Terris, l’enciclica firmata da Giovanni XXIII
nel 1963. Il servizio di Isabella Piro:
Nello specifico, l’intervento
del card. Turkson si è sviluppato sul tema “La formazione dei cattolici impegnati
in politica: la missione delle università cattoliche”. “La ricerca degli atenei –
ha detto il porporato – dovrebbe essere dedicata ai metodi di soluzione dei problemi
che minacciano la coesistenza ed il benessere umano”. Principio fondamentale resta
comunque quello della “ricerca della verità”, grazie alla quale “leggere e interpretare
la realtà in modo da discernere la necessità di giustizia sociale in contesti concreti”.
Quanto all’impegno sociale, il card. Turkson ha detto che esso rappresenta “un necessario
esercizio di responsabilità delle Università nei confronti delle società in cui si
trovano”. “Luogo per eccellenza del dialogo – ha continuato il porporato – negli Atenei
i punti di vista e gli interessi più diversi possono contribuire alla ricerca del
bene comune”, secondo le linee-guida della Dottrina sociale della Chiesa. Per questo,
ha ribadito il presidente del dicastero vaticano, “le Università possono formare buoni
cattolici che diverranno eccellenti politici”, perché esse “possono giocare un ruolo
vitale nell’alimentare le relazioni e la dignità umane, offrendo spazi di riflessione
a coloro che sono coinvolti nel settore politico”. Infine, riguardo al terzo obiettivo,
quello dell’istruzione, il card. Turkson ha sottolineato che “le Università devono
insegnare alle nuove generazioni a pensare in modo critico e con giudizio”; devono
“lasciare spazio all’immaginazione intellettuale, al di là delle logiche di mercato”;
hanno il compito di “aiutare le persone a superare la divisione tra fede e vita, fatto
che sfortunatamente caratterizza l’età contemporanea”. E ancora: gli Atenei devono
“armonizzare valori spirituali ed elementi scientifici, tecnici e professionali”,
così da creare persone “competenti”, “politici appassionati, preparati e coraggiosi
nel vivere pienamente la loro vocazione, a servizio del bene comune”. In conclusione,
ha affermato il card. Turkson, essere un politico cattolico significa “essere un agente
del Vangelo nel mondo ed evangelizzare l’ordine sociale, come un lievito”. Al centro
dell’intervento del porporato, poi, anche un’ampia riflessione sulla Pacem in Terris,
in particolare sulla coesistenza politica descritta nell’Enciclica come frutto della
dignità e delle relazioni umane. Il tutto nell’ottica del bene comune, perché “un
sistema politico sano è a servizio della vita sociale dell’uomo e mira a far sì che
tale vita sia caratterizzata da rapporti di carità e giustizia”. Particolare attenzione
il porporato l’ha posta anche sulla “opzione preferenziale per i poveri”, indicata
come una delle priorità che la politica deve avere, affinché “i bisogni di coloro
che hanno meno vengano prima di tutto nei processi legislativi e politici”. Di per
sé, ha continuato il card. Turkson, la politica non è negativa, ma lo diventa quando
i politici lasciano spazio allo scandalo e alla corruzione”, dando un’immagine negativa
di tutto il settore. Non è quindi una sorpresa il fatto che i cristiani si allontanino
dalla vita politica o che “i politici cattolici riservino la loro religione alla vita
privata e non condividano la loro fede”. In senso positivo, invece, la politica implica
“l’evangelizzazione dell’ordine sociale e la diffusione della civiltà dell’amore”
il che significa “la partecipazione, con tutte le sfide del caso, alla missione della
Chiesa nella società”. Infine, il card. Turkson ha ricordato “Le beatitudini del politico”,
stilate dal card. François-Xavier Ngueyen Van Thuân, compianto presidente del dicastero
per la Giustizia e la pace. “Beato il politico che ha una profonda consapevolezza
del proprio ruolo – si legge nel testo – che dà esempio di credibilità; che lavora
per il bene comune e non per i propri interessi personali; che è coerente con se stesso,
la sua fede e il suo programma elettorale; che lavora per l’unità e per la realizzazione
di un cambiamento radicale, senza confinare la religione nella sfera privata; che
sa ascoltare il popolo, la sua coscienza e Dio; che non ha paura della verità né dei
mass media, perché nel giorno del giudizio sa che dovrà rispondere solo a Dio”.