2014-01-09 14:16:13

"Guttuso. Credeva di non credere": la Lev pubblica il nuovo libro di mons. Crispino Valenziano


Un percorso tra le opere Renato Guttuso, ma anche un’analisi del rapporto con la cristianità del pittore. Mons. Crispino Valenziano ne parla nel suo nuovo libro dal titolo “Guttuso. Credeva di non credere…”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. L’autore incontrò per la prima volta l’artista nel 1984. A lui chiese di collaborare all’allestimento dell’Evangeliario delle Chiese d’Italia. Ascoltiamo mons. Valenziano al microfono di Filippo Passantino:RealAudioMP3

R. – A un secolo dalla sua nascita e a 25 anni dalla sua morte, ho sentito impellente il bisogno di scriverne. L’occasione prossima, poi, è stata data dal direttore della Libreria Editrice Vaticana che mi ha chiesto di scrivere di un artista siciliano e gli ho detto subito: “Guttuso”!

D. – Il sottotitolo del libro è “Credeva di non credere”: perché?

R. – Lui è nato con una cultura cristiana, in una cultura cristiana, e ha elaborato le sue proprie idee, le sue proprie posizioni, persino politiche, in questa cultura cristiana, che gli aderiva dentro al punto tale che autobiograficamente egli dice che non potrebbe mai dirsi ateo; non può dirsi cristiano, non si dice cristiano, perché teme che con ciò parli in maniera superba, in maniera arrogante. Ma non si dirà mai “ateo”.

D. – Qual è il rapporto tra Guttuso e il sacro?

R. – Totale. Ma inconscio. Ecco perché io dico “credeva di non credere”. Lui aveva un senso di Dio che magari l’avessimo sempre, l’avessero tutti, quelli che ci diciamo davvero “fedeli”! La fedeltà è qualcosa che aderisce alla fede.

D. – Come ricorda il suo rapporto con Guttuso?

R. – Per me è stata una grazia di Dio. Credo che anche il suo incontro con me sia tale, perché il discorso è reciproco. Come del resto con chiunque ci sta accanto e ci richiama profondamente al nostro vissuto di fede, al nostro vissuto di rapporto con Dio: è grazia di Dio.







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