2014-01-08 14:29:48

Iraq: si combatte a Falluja ancora nelle mani di Al-Qaeda. In fuga migliaia di civili


Ancora sangue in Iraq. E' di almeno 13 militari uccisi e altri sette feriti il bilancio di un attacco contro una caserma dell'Esercito iracheno a Baquba, capoluogo della provincia centro-orientale di Diyala, tra le piu' instabili del Paese: lo riferisce l'emittente tv satellitare Al Jazira. Sette donne e 5 uomini sono stati uccisi martedì a Baghdad, nel quartiere orientale di Zayuna, mentre a un posto di blocco a Samarra, a nord della capitale, uomini armati hanno ucciso 7 poliziotti. Sono gli ultimi episodi di sangue registrati dopo giorni di grandissima tensione per la conquista da parte di uomini di Al-Qaeda della città di Falluja, che dista circa 50 chilometri da Baghdad. L’esercito regolare sta ancora tentando di riprendere il pieno controllo della città, dove anche ieri si sono verificati scontri. Secondo la Mezzaluna Rossa migliaia di civili sono fuggiti dalla città. In ogni caso resta una situazione di grande instabilità. Fausta Speranza ne ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici alla Luiss:RealAudioMP3

R. – All’atto del ritiro americano dall’Iraq si pensava che il governo di Baghdad sarebbe rimasto fedele al progetto di creare un sistema di divisione del potere abbastanza inclusivo e rispettoso delle aspettative dei sunniti. Questo, in effetti, era stato uno dei risultati ottenuti dagli americani. Qualcosa deve essere andato storto dopo il rimpatrio del contingente americano e questo ha sicuramente contribuito a permettere agli elementi jihadisti di tornare forti nel cosiddetto “triangolo sunnita”, in cui comunque Al-Qaeda aveva avuto problemi in virtù dell’estremismo delle sue politiche. Quindi, c’è una situazione molto complessa: il governo iracheno vuole ripristinare la sovranità su queste zone sfuggite al suo controllo e all’interno di queste zone operano anche milizie che intendono sgombrare l’area da Al-Qaeda senza, per altro, sottomettersi al governo di Baghdad. In questo momento c’è molta confusione.

D. – Al di là dell’emergenza Falluja, quanto è preoccupante ancora la minaccia di Al-Qaeda in Iraq?

R. – In realtà, sicuramente c’è un grosso problema che deriva anche da questa convergenza che si è verificata tra gli elementi qaedisti, operanti tanto in Iraq quanto in Siria. Ma tutto ciò riflette anche un problema di fondo, cioè che in questi Paesi non si è riusciti a creare un sistema di governo soddisfacente anche per tutti coloro che sono rimasti in qualche modo esclusi dalla gestione del potere ed i cui diritti spesso non hanno trovato adeguata soddisfazione nelle politiche dei rispettivi governi.

D. – Quanto la situazione in Iraq va pensata nel contesto del dramma della Siria?

R. – Ci sono dinamiche locali e dinamiche regionali. Ritengo che la nuova politica americana di riconciliazione con l’Iran abbia creato premesse differenti: non è un caso che in questo momento gli Stati Uniti stiano sostenendo gli sforzi del governo di Baghdad, tesi a recuperare il controllo sul “triangolo sunnita”; ma di qui ad immaginare un coinvolgimento più forte occidentale e statunitense in primo luogo sul terreno ce ne corre. Ritengo che si cercherà di rimanere il più possibile esterni a quanto accade in questi territori, sperando che un equilibrio di forza e di potenza soddisfacente riesca ad emergere sul terreno da sé.

Ultimo aggiornamento: 9 gennaio







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