In Sud Sudan si lavora per il cessate il fuoco, ma sul terreno è ancora scontro
In Sud Sudan non si fermano i combattimenti tra l’esercito fedele al presidente Salva
Kiir e i ribelli del deposto vicepresidente Riek Machar. Intanto ad Addis Abeba, in
Etiopia, proseguono i colloqui per un cessate il fuoco nel conflitto che in tre settimane
ha già causato migliaia di morti e 200.00 sfollati. Giulio Albanese:
L’obiettivo
è quello di evitare una guerra civile, mettendo fine alle ostilità esplose il 15 dicembre
scorso e costate la vita ad almeno mille persone, mentre circa 200mila sono state
costrette ad abbandonare le loro case. Sia il governo di Juba, sia gli insorti si
dicono ottimisti sull’esito delle trattative che si stanno svolgendo nella capitale
etiopica sotto l’egida e la mediazione dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo
(Igad), l’organizzazione regionale dell’Africa Orientale che tanto si è prodigata
in questi anni nel promuovere la pace nel tormentato Paese africano. Il principale
ostacolo nei colloqui è rappresentato dall’atteggiamento intransigente dei falchi
presenti nei ranghi sia dell’esercito che dei ribelli. Sono questi militari, appartenenti
agli opposti schieramenti, che vorrebbero anteporre l’azione bellica al negoziato,
conquistando posizioni sia nei dintorni di Bor che di Malakal, centri strategici del
Sud Sudan.