2014-01-07 12:31:30

Sud Sudan: appello di pace del leader cristiani


“Condanniamo l’uccisione insensata di civili e facciamo appello al Presidente Salva Kiir Mayardit e all’ex vice Presidente Riek Machar di fermare i combattimenti e di negoziare pacificamente invece di ricorrere alle armi” affermano i leader cristiani del Sud Sudan in un appello lanciato attraverso il quotidiano “Sudan Tribune”. Dal 15 dicembre i combattimenti tra i combattenti di Kiir e quelli Machar, hanno causato la morte di più di 1.000 persone e 200mila sfollati. “Siamo stanchi della guerra, abbiamo bisogno della pace e la pace sud sudanese è una pace africana” affermano i leader cristiano chiedendo la mediazione del governo keniano, dell’Onu, dell’Autorità Inter-Governativa di Sviluppo (Igad della quale fa parte il Sud Sudan), della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. La dichiarazione prosegue sottolineando la necessità che la divergenza tra i due leader politici (Kiir è un Dinka mentre Machar è un Nuer) non si trasformi in un conflitto etnico-tribale. “Raccomandiamo vivamente che tutte le tribù che siano Dinka, Nuer, Shiluk, Lotuko, eccetera non siano coinvolte nella violenza. Il conflitto scoppiato da poco a Juba non deve essere confuso come un conflitto Nuer-Dinka ma deve essere visto come uno scontro tra politici”. Secondo una fonte della Chiesa locale a Malakal, la capitale dello Stato sud-sudanese dell'Alto Nilo, “i combattimenti nella città proseguono fin dal 24 dicembre. I fedeli non hanno potuto celebrare la Messa di Natale. La popolazione si nasconde sotto i letti ed è ormai priva di cibo, acqua, medicine e di altri generi di prima necessità” dice la fonte di Fides. Questo perché “le forze di Machar hanno saccheggiato e incendiato il mercato della città di Malakal. Non c’è quindi più cibo disponibile”. L’esercito sud sudanese sta cercando di riconquistare la città e nei combattimenti degli ultimi giorni diversi civili hanno perso la vita. “Le bombe hanno colpito numerose abitazioni. Tra le vittime vi sono diversi bambini uccisi dalle pallottole e dalle bombe. L’unico medico rimasto fa quel che può per curare il gran numero di feriti che continuano ad arrivare nel nosocomio. La situazione è disperata” conclude la fonte di Fides. (R.P.)







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