Egitto: nuovi scontri tra forze di sicurezza e seguaci del deposto presidente Morsi
In Egitto un soldato è stato ucciso e almeno altri due sono stati feriti per l'esplosione
di una bomba nella penisola del Sinai. L’Università al Azhar, al Cairo, è stata teatro
di scontri tra forze di sicurezza e sostenitori dei Fratelli Musulmani. E si prevedono
nuove tensioni: gli islamisti hanno annunciato manifestazioni ad oltranza. Eugenio
Bonanata ne ha parlato con Valentina Colombo, ricercatrice di storia dei
Paesi islamici all’Università Europea di Roma::
R. - Quanto
sta accadendo ci fa capire, ci conferma, per l’ennesima volta, che i Fratelli Musulmani
qualora non accettassero il potere centrale o non accettassero una persona in generale,
potrebbero arrivare tranquillamente all'uso della forza. Perché in questo momento
definendo “un colpo di Stato” quello avvenuto nei mesi scorsi, definendo “terrorista”
il regime militare, si trovano in una posizione di resistenza, che è la stessa posizione
- per fare un parallelo - di Hamas nei confronti di Israele.
D. - I Fratelli
Musulmani protestano anche contro i processi che riguardano il deposto presidente
Morsi …
R. - Assolutamente sì. E loro non si fermeranno, non hanno nulla da
perdere in questo momento, ma - purtroppo - possono ancora contare su tutta una serie
di istituzioni, di associazioni a loro legate e radicate sul territorio. Per cui,
quello che io auspico è che il governo possa agire su educazione, ospedali, scuole,
università e migliorare la condizione economica e sociale alla base. Allora, in quel
caso il governo potrà veramente sradicare i Fratelli musulmani, perché troverà quel
popolo, quei 25 milioni di persone che hanno firmato le petizioni anti Morsi, veramente
dalla propria parte.
D. - Gli islamisti hanno annunciato proteste ad oltranza;
i prossimi non saranno giorni facili per l’Egitto …
R. - Non sarà una sorpresa
- purtroppo - quello che accadrà, però il popolo egiziano oggi ha capito che forse
i Fratelli Musulmani non sono la soluzione, non lo sono mai stata! Ovviamente il regime
militare non dovrà incorrere nello stesso errore dei Fratelli Musulmani, cioè attaccare
per attaccare, e in una situazione di questo genere tutto è possibile. Però, credo
che la maggior parte degli egiziani, oggi, sia decisamente schierata, con varie sfumature,
dalla parte del governo. Quindi, qualora ci saranno attentati, attacchi, scontri,
il popolo saprà perché accadono e saprà da che parte stare.
D. - Secondo lei
quali dovrebbero essere le scelte del governo egiziano nel breve periodo?
R.
- Credo che si dovranno concentrare fondamentalmente sulla sicurezza interna, un aspetto
che va di pari passo con il riavvio di quella che è l’entrata principale della nazione
egiziana: il turismo. Quello che poi mi auguro è anche l’avvio di politiche a lungo
termine che devono andare assolutamente a favore di un popolo che da anni è un popolo
sfinito, che non è ovviamente il popolo delle grandi città; ricordiamoci che la maggior
parte della popolazione egiziana vive nelle campagne e le campagne egiziane non hanno
niente a che vedere con quello che vive il Cairo, Alessandria o Port Said. Lì, la
povertà regna sovrana, e quelle sono anche le enclave dei Fratelli Musulmani e degli
estremisti islamici. Non dimentichiamoci dei salafiti, che adesso stanno cercando
di parteggiare per il governo, che poi alla fine sono l’altra faccia della medaglia
dei Fratelli Musulmani. Ecco, allora, forse potremo iniziare a parlare di un futuro
migliore per gli egiziani.