Padre Lombardi: il Papa ha manifestato ai Gesuiti la sua fraternità spirituale profonda
Tanti i gesuiti presenti alla Messa presieduta da Papa Francesco alla Chiesa del Gesù:
tra di essi, anche il Preposito generale della Compagnia, padre Adolfo Nicolás. Sul
clima in cui si è svolta la Messa, Sergio Centofanti ha sentito il direttore
della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, anch’egli gesuita e presente
all’evento:
R. – La Messa
si è svolta in un clima estremamente sereno, tranquillo e gioioso. Bisogna pensare
che è la Festa del Nome di Gesù, quindi la festa “titolare” della Compagnia, che è
dedicata appunto al Nome di Gesù, ed era molto bello poterla vivere insieme con il
Santo Padre, tanto più adesso in questa occasione in cui è stato canonizzato da pochi
giorni San Pietro Favre, che è il primo compagno di Sant’Ignazio. Ecco allora che
eravamo anche aiutati a rivivere proprio l’ispirazione originaria della Compagnia
di Gesù, la sua dedizione all’apostolato, ad un apostolato profondamente motivato
dall’amore personale di Cristo.
D. – Quali parole dell’omelia hanno più colpito?
R.
– Ci sono stati due temi: quello del Nome di Gesù come tale e quello della figura
di San Pietro Favre come persona di grandi desideri. Lo spirito di San Pietro Favre
è quello di coltivare veramente il grandissimo desiderio di far conoscere non solo
il Nome di Gesù, ma l’amore di Dio per tutti, anche in situazioni difficili come quella
in cui egli operava al tempo della divisione fra i cristiani. Quindi con un senso
di riconciliazione, di dolcezza: un tratto molto caratteristico della personalità
di questo Santo, che non ha fatto cose grandi da un punto di vista esteriore, ma cose
grandissime da un punto di vista dell’operatività spirituale, dell’operare nei cuori,
del far conoscere l’amore di Dio e riconciliare le persone divise proprio in forza
di questo amore.
D. – Il Papa ha definito il gesuita un uomo inquieto…
R.
– Certamente. E’ molto caratteristico il dinamismo della spiritualità della Compagnia
di Gesù: cercare e trovare il Signore e la sua volontà, non per fermarsi, ma per continuare
a cercarlo ancora. Una volta che è stato trovato il Signore, il Signore ti sorprende
e ti chiama ancora più in là del punto in cui tu sei arrivato. Ecco, questo Dio che
è ricco di sorprese, di cui il Papa spesso parla, è veramente una conoscenza di Dio
che è molto caratteristica di una spiritualità dinamica, di cammino, come quella della
Compagnia di Gesù e anche di Pietro Favre, che era, appunto, un pellegrino del servizio
del Signore nell’Europa del suo tempo.
D. – Il Papa si è poi trattenuto a
salutare i gesuiti: ce ne erano oltre 350 nella Chiesa del Gesù…
R. – Sì. Sappiamo
che è caratteristico del Papa avere questa attenzione e questa pazienza anche di salutare
tutti, uno per uno. Qui c’erano tanti confratelli, i suoi, radunati in questa bellissima
circostanza: ha voluto salutarli tutti in modo da manifestare la sua fraternità spirituale
profonda.