2014-01-03 12:17:08

Mons. Solmi: maggiori aiuti per le famiglie, tutelare i diritti attraverso il Codice Civile


Nel 2012, si trovava in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia, con un aumento di 1,6 punti percentuali sul 2011. Per questo nel 2014 è necessario rafforzare le tutele fiscali e normative proprio a favore dei nuclei familiari. Di questo ne è convinto il vescovo di Parma Enrico Solmi, presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita, che interviene anche sulle unioni civili. Alessandro Guarasci lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – C’è necessità di uno sviluppo a carattere di tutela sulla vocazione educativa della famiglia, sui tempi della famiglia e il lavoro assicurato alla famiglia e, parallelamente, un’attenzione fiscale che colga la famiglia nella realtà di nucleo. Pertanto questa realtà va considerata con un’attenzione particolare: la famiglia che ha figli e che al suo interno ha delle situazioni di fragilità.

D. - Troppo spesso la famiglia è stata considerata solo un ammortizzatore sociale su cui scaricare delle tensioni...

R. - Da un lato, si richiede alla famiglia tutto un insieme di apporti e la famiglia consente di ammortizzare delle situazioni che altrimenti sarebbero esplosive. Penso, in particolare, alla difficoltà all’entrare nel mondo del lavoro; dall’altro lato, non c’è un aiuto alla famiglia perché possa continuare a compiere questo essenziale servizio e questa essenziale supplenza alla nostra collettività.

D. - Secondo lei, serve anche una maggiore tutela dal punto di vista legislativo, normativo? Adesso, sempre più spesso negli ultimi giorni, si parla di unioni civili …

R. - È chiarissima la deriva che viene data e proposta anche in Italia: il favorire progressivamente, attraverso sentenze, soluzioni di fatto, un riconoscimento delle unioni di fatto e anche delle unioni di persone omosessuali. Vorremmo che la legislazione, e direi soprattutto le sentenze, abbiamo un’attenzione a considerare il dettato costituzionale dei numeri 30 e 31 della Costituzione; una lettura serena e fruttuosa di questo, consentirebbe un dialogo che in questo momento non è possibile riscontrare e vedere. Prova ne sono anche le ultime affermazioni che sono rimbalzate sui mass media proprio ieri. Parlare di famiglia significa avere una relazione uomo-donna che si palesa, si ratifica davanti alla società: la famiglia che parte -appunto - da questo legame pubblico è eminentemente sociale.

D. - Secondo lei si può trovare una forma di compromesso, in qualche modo? Su che punti?

R. - Più che compromesso si può arrivare ad una tutela dei diritti e delle persone in quanto tali; diritti che vanno anche in considerazione della relazione che un uomo ed una donna non sposati possono intessere, e di una relazione che può essere arricchita anche dalla presenza di figli o - comunque - una relazione di aiuto che comprenda l’assistenza sanitaria, i beni delle due persone, quindi il discorso dell’eredità. Questo percorso è assolutamente fattibile facendo riferimento al Codice civile e ai diritti della persona. Codice civile che può essere anche adeguatamente modificato per fare spazio a queste situazioni che, oggettivamente, da un punto di vista numerico sono significative.







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