Mons. Solmi: maggiori aiuti per le famiglie, tutelare i diritti attraverso il Codice
Civile
Nel 2012, si trovava in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti
in Italia, con un aumento di 1,6 punti percentuali sul 2011. Per questo nel 2014 è
necessario rafforzare le tutele fiscali e normative proprio a favore dei nuclei familiari.
Di questo ne è convinto il vescovo di Parma Enrico Solmi, presidente della
Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita, che interviene anche sulle unioni
civili. Alessandro Guarasci lo ha intervistato:
R. – C’è necessità
di uno sviluppo a carattere di tutela sulla vocazione educativa della famiglia, sui
tempi della famiglia e il lavoro assicurato alla famiglia e, parallelamente, un’attenzione
fiscale che colga la famiglia nella realtà di nucleo. Pertanto questa realtà va considerata
con un’attenzione particolare: la famiglia che ha figli e che al suo interno ha delle
situazioni di fragilità.
D. - Troppo spesso la famiglia è stata considerata
solo un ammortizzatore sociale su cui scaricare delle tensioni...
R. - Da un
lato, si richiede alla famiglia tutto un insieme di apporti e la famiglia consente
di ammortizzare delle situazioni che altrimenti sarebbero esplosive. Penso, in particolare,
alla difficoltà all’entrare nel mondo del lavoro; dall’altro lato, non c’è un aiuto
alla famiglia perché possa continuare a compiere questo essenziale servizio e questa
essenziale supplenza alla nostra collettività.
D. - Secondo lei, serve anche
una maggiore tutela dal punto di vista legislativo, normativo? Adesso, sempre più
spesso negli ultimi giorni, si parla di unioni civili …
R. - È chiarissima
la deriva che viene data e proposta anche in Italia: il favorire progressivamente,
attraverso sentenze, soluzioni di fatto, un riconoscimento delle unioni di fatto e
anche delle unioni di persone omosessuali. Vorremmo che la legislazione, e direi soprattutto
le sentenze, abbiamo un’attenzione a considerare il dettato costituzionale dei numeri
30 e 31 della Costituzione; una lettura serena e fruttuosa di questo, consentirebbe
un dialogo che in questo momento non è possibile riscontrare e vedere. Prova ne sono
anche le ultime affermazioni che sono rimbalzate sui mass media proprio ieri. Parlare
di famiglia significa avere una relazione uomo-donna che si palesa, si ratifica davanti
alla società: la famiglia che parte -appunto - da questo legame pubblico è eminentemente
sociale.
D. - Secondo lei si può trovare una forma di compromesso, in qualche
modo? Su che punti?
R. - Più che compromesso si può arrivare ad una tutela
dei diritti e delle persone in quanto tali; diritti che vanno anche in considerazione
della relazione che un uomo ed una donna non sposati possono intessere, e di una relazione
che può essere arricchita anche dalla presenza di figli o - comunque - una relazione
di aiuto che comprenda l’assistenza sanitaria, i beni delle due persone, quindi il
discorso dell’eredità. Questo percorso è assolutamente fattibile facendo riferimento
al Codice civile e ai diritti della persona. Codice civile che può essere anche adeguatamente
modificato per fare spazio a queste situazioni che, oggettivamente, da un punto di
vista numerico sono significative.