Mons. Feroci: Papa Francesco vuole che Roma sia la capitale dell’aiuto al prossimo.
L'assessore Masini: Chiesa fondamentale nelle periferie
A Roma sentiamo forte il "contrasto" tra “bellezza artistica e disagio sociale”. Le
parole di Papa Francesco ai Vespri del 31 dicembre hanno avuto un ampio risalto. Il
vescovo di Roma ha, infatti, sottolineato quale dovrebbe essere il patrimonio più
prezioso della Città Eterna: l’amore verso il prossimo e dei bisognosi in particolare.
Su questo appello del Papa, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di
mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma:
R. – La prima
cosa è la sua attenzione, la sottolineatura - e lo fa sempre! – ad aprire gli occhi.
Credo quindi che sia molto giusto che lui, a noi cristiani di Roma, faccia vedere
la ricchezza di questa città, che ha una storia così grande e importante. Ci ha fatto
vedere sì la ricchezza, ma anche ci dice: “Voi che vivete qui, in questa città, non
dovete chiudere gli occhi!”. Credo che questa sottolineatura – l’importanza ossia
di saper aprire gli occhi – è un tema che sta a cuore a Papa Francesco: prendere coscienza
dei nostri fratelli, perché ci appartengono. Mi sembra che per Roma abbia molta importanza
questa parola del Papa.
D. – “A Roma - ha sottolineato il Papa – c’è una bellezza
artistica unica”: evidentemente il Papa però ci ricorda che la prima bellezza è la
persona, le persone che vivono a Roma…
R. – Credo che il Papa ci voglia dire
questo! Ci sono tante persone che vengono a Roma, attratti da una cultura millenaria:
vengono qui e tornano nei loro Paesi, dicendo di aver visto delle bellezze uniche.
E questo lo sappiamo tutti quanti. Ma – come ci dice il Papa e quello che dovremmo
dire tutti quanti – noi vorremmo che tutti i turisti che vengono a Roma, tornino nei
loro Paesi non solamente dicendo: “Ho visto una bella città", ma "Ho visto anche una
umanità, un’attenzione, una solidarietà, un’attenzione agli ultimi, ai poveri”. Lui
vuol dire questo. Ci suggerisce di essere attenti alla persone, perché nella persona
– e ce lo dice tante volte – è presente Cristo.
D. – La Roma dell’anno nuovo
– ha detto il Papa – avrà un volto ancora più bello se sarà ancora più ricca di umanità.
Questo è un impegno che il vescovo lancia ai suoi fedeli, ai fedeli della sua diocesi…
R.
– Mi sembra che sia uno stimolo ancora più forte! Noi come Caritas abbiamo ricevuto
nel periodo di Natale, probabilmente sotto la spinta della parola di Papa Francesco,
tantissime richieste di persone che volevano mettersi al servizio dei poveri e degli
ultimi nelle mense, nell'animazione dell’ultimo dell’anno. Noi abbiamo dovuto stoppare,
abbiamo dovuto dire di no a tante persone, perché altrimenti sarebbero stati molti
più i volontari di quanto potevano essere gli ospiti nei pranzi e nei cenoni che abbiamo
fatto in questo periodo. Questo mi sembra sia un segnale molto, molto bello: persone
che si interrogano e che, dietro la parola del Papa, si mettono anche in moto e si
mettono a disposizione e al servizio degli altri.
Un appello quello del Papa
accolto con favore anche dalle istituzioni capitoline. Alessandro Guarasci
ha sentito l'assessore allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione
Urbana di Roma Paolo Masini:
R.
– Roma, o mette insieme la parte migliore di sé oppure non si salva, non decolla.
E la Chiesa, soprattutto quella fatta da tanti sacerdoti e tanti laici, che fanno
un lavoro enorme, è fondamentale per noi, soprattutto nelle periferie.
D. –
Quanto incide la crisi e la scarsità di fondi pubblici in tutto questo?
R.
– Io voglio dare due dati, in particolare. Uno, la prima delibera che abbiamo fatto,
è quella del Buon Samaritano: il rimettere in circolo i prodotti non utilizzati dalla
grande distribuzione, soprattutto nei quartieri che risentono più della crisi in questo
momento particolare; e, dato dell’altro giorno, di Capodanno: siamo riusciti a dare
alcuni soldi ai municipi, a patto che questi soldi oltre che per questioni culturali
si spendano anche per iniziative più legate al sociale. Ho fatto un tour la notte
di Capodanno, proprio partendo dall’opera “Don Calabria”, quella splendida esperienza
che si occupa dei senzacasa e dei senzatetto, e abbiamo passato con loro il Capodanno.