Il card. Vallini: il Papa chiede alla sua diocesi di Roma di mettere al centro la
gratuità
Roma è unica, ma sarà ancora più bella se, con il nuovo anno, sarà più ricca di umanità.
Le parole di Papa Francesco ai Vespri dell’ultimo dell’anno rappresentano una sfida
per la diocesi di Roma. A sottolinearlo, al microfono di Luca Collodi, è il
cardinale vicario Agostino Vallini:
R. - Il Papa
che visita le parrocchie, che raggiunge le periferie, vede anche i segni di povertà,
di sofferenza ed anche il bene che c’è a Roma, ed è tanto. Questa nostra città negli
ultimi 60 anni è cresciuta di più di un milione di persone; noi non abbiamo mai smesso
di costruire chiese nuove nei nuovi quartieri. È chiaro che oggi, anche con l’immigrazione,
non più dall’Italia ma dalle diverse parti del Sud del mondo e anche dai Paesi dell’Est
Europa in numeri così rilevanti, vengono poste alla città questioni di accoglienza
e di assorbimento sociale che stentano ad andare avanti. A questo si aggiunge la crisi
economica generale e questo pone una serie di questioni che dal punto di vista pastorale
stiamo affrontando ormai da anni, con la moltiplicazione delle iniziative della Caritas
diocesana ed anche delle altre attività ed associazioni presenti a Roma. È chiaro
che bisognerebbe a livello politico affrontare con maggiore coraggio i motivi della
crisi.
D. – Forse oggi la politica ha perso l’idea di servire una comunità
e questo forse potrebbe rendere difficile anche politiche di integrazione e di solidarietà;
penso alla Roma dei quartieri dove un tempo la solidarietà era una caratteristica
molto forte…
R. – Sì, certo. Lo dico con sofferenza perché mentre parlo con
lei, come pastore, mi sento anche cittadino: purtroppo – l’ha ripetuto l’altra sera
anche il presidente della Repubblica – noi abbiamo bisogno di una classe politica
che abbia più a cuore tali situazioni e che non perda tempo quando si tratta di affrontare
questioni e riforme così urgenti. Questo certamente non avvicina le persone alla politica
che, non dimentichiamolo mai, Paolo VI definiva come “la più alta forma di carità
sociale”. Se tutti noi lavorassimo, ognuno con la sua parte – chi nelle strutture
istituzionali e di governo, chi in mezzo alla strada come i cittadini – se cooperassimo
per il bene di tutti! Certo, questa è una visione di vita diversa. Oggi facciamo fatica
a vederla.
D. – Roma ha una grande ricchezza: il suo patrimonio spirituale
e culturale e lo ha ricordato anche il Papa. Secondo lei non c’è il rischio che Roma
diventi un museo a cielo aperto e non una città viva?
R. – E’ vero, ci sono
trasformazioni: Roma oggi è una città cosmopolita, multietnica e multireligiosa, però
è anche vero che la Chiesa, la comunità cristiana è presente sul territorio in maniera
diffusa e capillare, anche con grande impegno sotto il profilo prima di tutto della
testimonianza della vita cristiana e poi della carità. Non c’è parrocchia, non ci
sono iniziative associative che non sentono il bisogno di farsi prossimi, particolarmente
in questo tempo, ma io direi sempre; naturalmente non si riesce poi a soddisfare tutta
la mole di bisogni che oggi abbiamo. Certo, però è cresciuta la coscienza di carità,
ma non basta la carità: ci vogliono criteri di costruzione della società civile, quelli
che Papa Benedetto XVI richiamava nella "Caritas in veritate". Il concetto di “gratuità”
deve entrare anche nella vita sociale, nei rapporti di lavoro che non possono essere
soltanto gestiti da una visione “mercantile” dell’interesse e dell’utile.
D.
– La Chiesa di Roma come si sente impegnata nel contribuire alla vita spirituale ma
anche civile della città di Roma?
R. – Il nostro cammino pastorale va proprio
in questa direzione: ormai, sono cinque anni dopo l’esperienza della missione cittadina
- in occasione del Giubileo - in cui noi ci siamo posti nuovamente, in maniera costante,
il bisogno di sviluppare una pastorale missionaria, cioè una pastorale che riporti
la proposta cristiana della fede al fondamento della vita. In questo senso il cammino,
seppur lento rispetto alla proposta, è un cammino che guadagna spazio.