Rimpatriato il sacerdote francese rapito in Camerun
È rientrato ieri mattina in Francia don Georges Vandenbeusch, il prete rapito in Camerun
a metà novembre e liberato martedì, rimpatriato con un volo militare da Yaoundé, dove
lo aveva accolto il ministro degli Esteri Laurent Fabius. Ad attenderlo all'aeroporto
militare di Villacoublay, nei dintorni di Parigi, c'erano i genitori adottivi e il
Presidente François Hollande, insieme ad alcuni amici e rappresentanti della sua diocesi.
"Vedo bene la fortuna che ho - ha commentato il sacerdote - ci sono ostaggi che sono
rimasti per un tempo terribilmente lungo". Padre Vandenbeusch era stato rapito nella
notte tra il 13 e 14 novembre nell'estremo nord del Camerun da uomini armati del gruppo
estremista nigeriano Boko Haram. "Sono stato sotto un albero per un mese e mezzo -
ha raccontato ai giornalisti - sette settimane vuol dire un sacco di ore, quando sei
ostaggio e non hai niente da fare, niente da leggere, nessuno a cui parlare. È una
noia terribile, tristezza e collera". Il prete ha confermato di essere stato detenuto
in territorio nigeriano, in un'area colpita nei giorni delle feste di Natale da "bombardamenti". Sulla
sua liberazione Hélène Destombes ha raccolta la testimonianza di padre Jean
Forgeat, responsabile dei sacerdoti francesi Fidei Donum:
C’est un
immense soulagement, une immense joie … "È un immenso sollievo, una gioia
immensa. È veramente grazie a Dio perché molte persone hanno pregato per questa liberazione.
Abbiamo sperato tanto, io personalmente ho sperato tanto che potesse avvenire per
Natale. Il Natale è passato, ma questo è comunque un bellissimo regalo. Un regalo
immenso di buon anno che ci è stato donato alla fine di questo 2013, che è stato e
che ancora è segnato da eventi dolorosi, da prove dai quali molti sono colpiti, in
particolare sul continente africano, ma non solo. Ebbene, voglio dire che in mezzo
a tutte queste prove c’è comunque questo bagliore, questa luce: è la luce del Natale
che continua a splendere attraverso questa notizia! E questo è formidabile!".
Padre
Georges Vandenbeusch era stato portato via di notte da una decina di persone pesantemente
armate che lo avrebbero subito trasferito nella vicina Nigeria. Successivamente i
presunti rapitori di padre Georges si sono presentati come esponenti di Boko Haram,
il gruppo armato islamista nigeriano. Anche gli elementi di prova raccolti dalle autorità
camerunensi e francesi ritenevano che l’atto portasse “molto probabilmente” la firma
di Boko Haram. Ufficialmente nessun riscatto è mai stato chiesto mentre le trattative
sono state portate avanti nella “massima discrezione” riferisce il quotidiano locale
‘Journal du Cameroun’. Il comunicato diffuso dall’Eliseo ringrazia il presidente Paul
Biya per il “suo impegno personale” ma anche le autorità del Camerun e della Nigeria
per il “loro lavoro incessante” che ha portato alla liberazione del prete. Padre Georges,
42 anni, di nazionalità francese, aveva deciso di rimanere a Nguetchewe, vicino a
Koza, nonostante il Quai d’Orsay avesse decretato da tempo la zona “formalmente sconsigliata
a causa del rischio terroristico e del pericolo di rapimento”. Lo scorso febbraio
nella stessa regione Boko Haram aveva rapito sette cittadini francesi della stessa
famiglia, liberati due mesi dopo nella confinante Nigeria. In una lettera pubblicata
lo scorso settembre sul blog della parrocchia Saint Jean Baptiste de Sceaux (Hauts
de Seine, periferia di Parigi), della quale dipendeva, padre Georges consegnava una
testimonianza forte del suo quotidiano “nel secondo anno trascorso in Camerun”. Un
testo che faceva riferimento alle “gravi ripercussioni sociali ed economiche dei combattimenti
nella confinante Nigeria, dove l’esercito bombarda i rifugi di Boko Haram”. Uno scenario
che spinge migliaia di nigeriani a trovare rifugio dall’altra parte della frontiera,
proprio nella parrocchia di Nguetchewe, dove il prete prestava assistenza a circa
10.000 persone. Il sacerdote denunciava “un potenziale di tensioni su base religiosa”
nella regione ma anche il fatto che “la maggior parte dei rifugiati nigeriani sono
cristiani, nel loro Paese di origine costretti alla conversione, alla morte o alla
fuga”. (R.P.)