Myanmar: il presidente libera gli ultimi prigionieri politici
Un annuncio atteso quello di martedì da parte del governo birmano. Ufficialmente,
dalla mezzanotte di ieri il Paese non avrà più prigionieri politici o di coscienza.
Un perdono presidenziale ha infatti aperto le porte del carcere per l’uscita di quanti
vi erano detenuti a causa di una serie di reati sanzionati dalla legge d’emergenza
utilizzata negli anni del regime militare, ma le cui conseguenze si sono prolungate
sotto il nuovo percorso democratico avviato due anni fa del Presidente riformista
Thein Sein. Un provvedimento - riferisce l'agenzia Misna - atteso anche dai partner
internazionali,che possono così chiudere completamente il regime delle sanzioni e
avviare con maggiore determinazione gli intensi programmi di sostegno allo sviluppo
e di investimenti nel Paese asiatico. Secondo quanto comunicato dal portavoce presidenziale
Ye Htut, con l’attuazione del perdono che ha interesssato anche cinque detenuti per
reati diversi da quelli definiti dalle leggi draconiane usate per decenni per controllare
dissidenza politica e opposizione etnica, in Myanmar “non ci sono più prigionieri
politici”. “Vorrei segnalare che il Presidente ha adempiuto alla sua promessa data
al popolo di liberare tutti i prigionieri di coscienza entro il 2013”, ha scritto
il portavoce nella sua pagina Facebook. Non è chiaro quanti saranno liberati entro
la metà di gennaio e se il provvedimennto interesserà non soltanto i 40 dissidenti
che stanno scontando pene detentive di varia durata, ma anche i circa 200 detenuti
in attesa di giudizio, in maggioranza per avere manifestato senza autorizzazione.
(R.P.)