2013-12-31 11:16:30

Myanmar: il presidente libera gli ultimi prigionieri politici


Un annuncio atteso quello di martedì da parte del governo birmano. Ufficialmente, dalla mezzanotte di ieri il Paese non avrà più prigionieri politici o di coscienza. Un perdono presidenziale ha infatti aperto le porte del carcere per l’uscita di quanti vi erano detenuti a causa di una serie di reati sanzionati dalla legge d’emergenza utilizzata negli anni del regime militare, ma le cui conseguenze si sono prolungate sotto il nuovo percorso democratico avviato due anni fa del Presidente riformista Thein Sein. Un provvedimento - riferisce l'agenzia Misna - atteso anche dai partner internazionali,che possono così chiudere completamente il regime delle sanzioni e avviare con maggiore determinazione gli intensi programmi di sostegno allo sviluppo e di investimenti nel Paese asiatico. Secondo quanto comunicato dal portavoce presidenziale Ye Htut, con l’attuazione del perdono che ha interesssato anche cinque detenuti per reati diversi da quelli definiti dalle leggi draconiane usate per decenni per controllare dissidenza politica e opposizione etnica, in Myanmar “non ci sono più prigionieri politici”. “Vorrei segnalare che il Presidente ha adempiuto alla sua promessa data al popolo di liberare tutti i prigionieri di coscienza entro il 2013”, ha scritto il portavoce nella sua pagina Facebook. Non è chiaro quanti saranno liberati entro la metà di gennaio e se il provvedimennto interesserà non soltanto i 40 dissidenti che stanno scontando pene detentive di varia durata, ma anche i circa 200 detenuti in attesa di giudizio, in maggioranza per avere manifestato senza autorizzazione. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 2 gennaio







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