La politica non esprime più l'interesse del Paese. Nel 2014 servono proposte e
progetti politici
Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica Istituto Universitario Sophia
di Loppiano (Fi) Noi da quasi un
anno abbiamo un governo che ha messo insieme centrodestra e centrosinistra, in parte,
dopo che queste forze si erano combattute in maniera ideologica, addirittura distruttiva
per il bene comune. E' una sequenza di avvenimenti che certamente dà un’idea dell’Italia
che politicamente non riesce a esprimere una visione del Paese e una strategia. E
questo era ciò che noi volevamo ottenere con le elezioni di febbraio: cioè, si voleva
che ci fosse una maggioranza chiara in grado di dare una visione del Paese. Non ci
siamo riusciti. Ora dovremo riprovarci, perché questo governo è nato con un tempo
a scadenza. Perciò, noi abbiamo davanti la necessità di fare la riforma elettorale,
dobbiamo finire il 2014 con importante occasione della presidenza dell’Unione Europea
e poi andare al voto. C’è sfiducia nei politici, il loro gradimento è al 5%. Questo
perché non sono stati scelti. L’altro aspetto è la capacità di questa classe politica
di rappresentare le esigenze del Paese, e qui siamo ad un livello veramente molto
basso, proprio per il fatto che molti di questi politici non sono maturati politicamente
in un rapporto con i cittadini. Ora, noi dobbiamo lavorare per rimediare a queste
cose e penso che lo si possa fare se si riesce ad avere una maggioranza – che sia
di centrodestra o di centrosinistra, non importa – purché sia un governo politicamente
stabile, capace dunque di affrontare le esigenze dei cittadini con serietà, stabile
per poter fare delle riforme e affrontare alcune grandi questioni che noi dobbiamo
porci immediatamente e sulle quali siamo in ritardo di almeno 20 anni. Sul fronte
del laicato cattolico, quello che non vediamo è un’espressione del cattolicesimo nel
suo insieme. Questa dovrebbe essere, effettivamente, più marcata. Ma non è detto che
debba esserlo attraverso un partito. Noi vediamo che Renzi è di matrice cattolica,
Letta, che è il presidente del Consiglio, pure. E io credo che non sia estraneo alla
cultura di Letta, una cultura cioè di radice cristiana che sa mettere insieme culture
diverse. Quindi, io vedo un elemento di presenza e di testimonianza importante dei
cattolici in politica. Quello che vorrei vedere di più è una presenza culturale: che
non significa fare i concerti, significa fare proposte di progetti politici. Questi
si possono fare anche da fuori del Parlamento e sulla base della Dottrina sociale
cristiana. Secondo me, c’è un grande ruolo per i cattolici, se lo sappiamo interpretare
in questo modo. (a cura di Luca Collodi)
Testo proveniente
dalla pagina del sito Radio Vaticana