Donne immigrate e imprenditrici: il progetto "Strane Straniere" dell'Associazione
Atelier
Un terzo delle nuove imprese straniere in Italia è gestito da donne. L’associazione
l’Atelier di Roma ha raccolto le storie di donne che da migranti sono diventate imprenditrici
e che, grazie a un progetto della provincia di Roma, metteranno le loro esperienze
a diposizione di altre migranti. L’iniziativa si chiama “Strane Straniere” e l’obiettivo
quello di creare una rete di comunicazione e anche di contraddire lo stereotipi negativo
del fenomeno migratorio. Il serviziodi Elvira Ragosta:
“Nel ’95
sono arrivata con il sogno di una ragazza di 25 anni di continuare gli studi, invece
mi sono trovata a lavorare dentro una società che doveva dichiarare fallimento. L’ho
ripresa io, però, malgrado la mia ignoranza in materia di meccanica. L’ho presa pagando
i debiti della società e sono andata avanti nel cammino come ricambista per auto d’epoca
e moderne”.
La storia di Aida è simile e allo stesso tempo diversa
di quella delle altre donne che si sono raccontate all’Associazione Atelier. Ognuna
di loro era giunta in Italia più di dieci anni fa, migrante e determinata. Sono le
storie di donne che ce l’hanno fatta a superare le difficoltà di lasciare il proprio
Paese e i propri affetti per un’avventura incerta. Sarah Zuchkra Lukanich,
coideatrice del progetto:
“Parlare d’imprenditoria emigrata è già una cosa
difficile, figuriamoci quella imprenditoriale immigrata al femminile che, però, è
in incremento. Abbiamo donne dello Sri Lanka, dell’Ucraina e della Russia qui da pochi
anni – due o tre anni – e già si sono messe in proprio. E’ interessante, dunque, vedere
che ognuna di loro ha una sua personale storia. Forse, a volte, bisogna soffermarsi
su questo e avere anche cura di accostare la ricchezza dell’altro, la diversità dell’altro,
come uno stimolo”.
E’ proprio dai buoni esempi di queste imprenditrici
che il progetto "Strane Straniere" vuole partire, per realizzare incontri, laboratori
performance e creare una rete che metta in comunicazioni le donne migranti
che abbiano dei progetti creativi e aiutarle a muoversi nel mondo dell’imprenditoria
italiana:
“Quindi è un laboratorio. Poi vedremo, dopo nove mesi, quanto
sarà duro questo laboratorio, che tra l’altro diventerà anche un documentario e un
libro. Dopo nove mesi, se una qualsiasi di loro dirà: 'Mi è venuta l’idea di fare
un’impresa', ne sarà valsa la pena, no?".