2013-12-30 20:06:15

Congo: l'esercito riprende il controllo di Kinshasa. La difficile situazione degli italiani bloccati con i figli adottivi


Repubblica Democratica del Congo. La calma è tornata a Kinshasa dopo una giornata, quella di ieri, decisamente rovente. Il ministro della Difesa, Luba Ntambo, ha infatti dichiarato che l’esercito controlla "totalmente" la situazione, dopo una serie di attacchi contro la capitale Kinshasa e Lumumbashi, capoluogo della provincia congolese del Katanga. Sentiamo Giulio Albanese:RealAudioMP3

L’attacco su più fronti è stato compiuto da alcuni seguaci di un sedicente pastore di una chiesa indipendente, ex candidato alle presidenziali del 2006, un certo Joseph Mukun gu bila Mutombo. In una lettera aperta datata 5 dicembre, questo predicatore, caratterialmente riottoso e impulsivo, aveva criticato la gestione del governo Kabila, pronunciando poi parole di odio per il vicino Rwanda. Mukungubila si dichiara profeta affermando di essere direttamente ispirato da Dio. Leader dunque di una setta con pretese apocalittiche, all’insegna del giudizio finale. Ma questa volta pare proprio che non vi sia stato un lieto fine. I ribelli infatti, secondo fonti governative, avrebbero perso almeno una cinquantina di combattenti a Kinshasa in tre distinti siti: all'aeroporto, alla tv di Stato e nel complesso dello Stato maggiore dell'esercito. Al momento non risultano segnalazioni di vittime civili. Oltre a Kinshasa, sparatorie sono state segnalate anche a Lubumbashi, dove sarebbero caduti una ventina di insorti.

Gli scontri fra ribelli e forze governative avvenuti oggi a Kinshasa accrescono i disagi delle 24 famiglie italiane bloccate da più di un mese, con i loro figli adottivi, nella capitale congolese per lo stop delle adozioni internazionali deciso dal governo africano. Il premier italiano Letta ha garantito che Roma sta lavorando per risolvere al più presto la vicenda. Palazzo Chigi, inoltre, spiega che il Congo stesso si sarebbe impegnato a velocizzare il riesame delle adozioni. Il 27 dicembre i genitori avevano incontrato le delegazione italiana giunta nel Paese per risolvere la situazione ricevendo però brutte notizie. Lo conferma Massimo De Toma, cittadino italiano, con la moglie Roberta, a Kinshasa ormai dal 13 novembre. L'intervista è di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - La delegazione ci ha ricevuto in ambasciata e ci ha riferito ciò che la Dgm ha loro detto e cioè che non c’erano le ragioni per rinnovarci i visti e che quindi saremmo potuti tornare in Italia, senza chiaramente i nostri figli in questo caso! Inoltre hanno detto loro che avrebbero dato garanzie sui nostri figli, che avrebbero esaminato nel più breve tempo possibile i dossier, ma che chiaramente tutte queste operazioni avrebbero richiesto evidentemente del tempo. Gli interlocutori congolesi non sono stati in grado di fornire una data certa del termine di questi controlli.

D. - Quindi praticamente vi hanno detto che dovete rientrare in Italia senza i bambini e che le vostre pratiche devono essere ancora esaminate…

R. - Dovranno essere controllate, così come anche il post adottivo: quindi una delegazione di autorità congolesi si dovrà recare in Italia per verificare le pratiche post adottive. Questo è quello che la Dgm ha riferito alla delegazione.

D. - Vogliamo spiegare a chi ci ascolta cos’è la Dgm, di cui lei parla?

R. - Sì. La Dgm è praticamente la Direzione generale della migrazione, un ente di polizia e di controllo delle dogane congolesi: l’autorità quindi che rilasci i visti per i cittadini congolesi che escono dal Paese. Tra l’altro vorrei anche specificare che i nostri figli sono a tutti gli effetti, con sentenza, figli di famiglie italiane, ma attualmente sono ancora cittadini congolesi. Per cui necessita il visto di uscita di queste autorità.

D. - Ed è proprio l’assenza di questo visto che vi ha tenuto bloccati così a lungo a Kinshasa?

R. - Esatto! Tra l’altro le posso anche dire che questa sarebbe una pura formalità, perché tutte le pratiche adottive sono state concluse.

D. - Tra l’altro arrivano notizie preoccupanti da Kinshasa, dove voi vi trovate: ci sarebbe state diverse sparatorie. E questo ovviamente accresce il vostro disagio…

R. - Esatto! Ma oltre al disagio, siamo molto preoccupati: siamo preoccupati per noi, siamo preoccupati per i nostri figli. Noi abbiamo già informato la Farnesina, abbiamo informato l’ambasciata e siamo in attesa di sapere cosa fare. Noi vogliamo tornare in Italia con i nostri figli! A questo punto vorremmo un’azione forte, perché qui non siamo più sicuri! Non possiamo garantire la sicurezza né nostra né dei nostri figli! Nostra figlia ormai ha stretto ormai il legame familiare, che non ci saremmo aspettati… Abbiamo dovuto iniziare ad informarli del fatto che potremmo partire e doverli lasciare qui, per ritornare poi… Chiaramente le posso dire che i bambini sono - anch’essi - molto colpiti e molto tristi per questa situazione. A maggior ragione, purtroppo con queste notizie drammatiche che giungono dalla città. Vogliamo fare l’appello che abbiamo fatto sempre: vorremmo che tutti - veramente tutti! - facessero il massimo per riportarci a casa con i nostri figli! I nostri iter sono terminati, aspettare il visto non è un motivo per bloccare le famiglie qua! Noi pensiamo che il governo possa fare di più e chiediamo che il Papa possa intervenire direttamente. Questo è un Paese che ha il 70% di popolazione cattolica. Parliamo di famiglie, non parliamo di commercio, non parliamo di armi… Parliamo di bambini che soffrono! L’interesse primario delle famiglie e degli Stati deve essere il bene dei bambini.

Ultimo aggiornamento: 31 dicembre







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