2013-12-30 10:40:32

Centrafrica: si aggrava l'emergenza umanitaria, 370 mila gli sfollati


Onu e ong non riescono più a far fronte all’emergenza umanitaria creatasi a Bangui, dove almeno 100 mila persone hanno trovato rifugio nei pressi dell’aeroporto, sotto la protezione dei soldati francesi della missione "Sangaris" e delle truppe panafricane della Misca. Il Fondo Onu per l’Infanzia (Unicef) - riferisce l'agenzia Misna - ha censito almeno 55 siti che ospitano più di 370 mila sfollati, per lo più donne e bambini in fuga da vendette incrociate tra ex ribelli della Seleka (a maggioranza musulmana) e esponenti delle milizie locali di autodifesa Anti-Balaka (a maggioranza cristiana). Le violenze cominciate all’inizio del mese hanno già causato almeno mille morti nella capitale di 800.000 abitanti. Mentre a Bangui vige una situazione di calma precaria, Medici Senza Frontiere (Msf) ha lanciato un appello per ottenere “un aiuto umanitario urgente” – in cibo, farmaci e beni di prima necessità – per gli sfollati che si sono ammassati nei pressi dell’aeroporto, dormono all’addiaccio e sopravvivono in condizioni igienico sanitarie “deplorevoli”, con rischi crescenti di epidemie e carestia. Msf ha inoltre riferito che ogni giorno sta curando tra 15 e 20 nuovi feriti mentre gli scontri tra le due parti rivali proseguono nonostante l’intervento militare francese e panafricano. “La popolazione è talmente terrorizzata che non vuole allontanarsi dalla zona dell’aeroporto. Di notte ci sono 100.000 persone che dormono qui. Con altre agenzie Onu stiamo organizzando la risposta umanitaria” ha detto Philippe Leclerc, rappresentante dell’Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr/Acnur). Il continuo deteriorarsi della situazione dal punto di vista della sicurezza e dei diritti umani sta creando un’altra emergenza: quella di migliaia di cittadini stranieri che con ogni mezzo stanno scappando dal Centrafrica. Al primo posto ci sono i ciadiani residenti da anni nel Paese, soprattutto a Bangui, che scelgono di tornare in patria, temendo di subire “rappresaglie” da parte degli Anti-Balaka. Finora, secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim), il ponte aereo allestito dal governo di N’Djamena ha consentito di rimpatriare 3.000 ciadiani. Sono in tanti a lasciare la capitale centrafricana a bordo di convogli di macchine, pulmini e veicoli fuori strada che da giorni sono in partenza con cadenza regolare. L’Acnur ha avvertito che a lasciare Bangui e altre province interne sono anche camerunensi, nigerini e senegalesi, precisando che “molti di loro sono musulmani che temono per la propria incolumità”. Anche il Sudan e l’Etiopia hanno deciso di evacuare i propri concittadini residenti in Centrafrica. Per stemperare le tensioni diplomatiche alimentate da crescenti accuse nei confronti della componente ciadiana della Misca – 850 soldati, coinvolti la scorsa settimana in una sparatoria contro militari burundesi della stessa forza panafricana – l’Unione Africana (Ua) ha ribadito il proprio “sostegno all’azione del contingente” dispiegato da N’Djamena in Centrafrica. Toni concilianti sono anche arrivati dal primo ministro di transizione centrafricano Nicolas Tiangaye che ha chiesto “più tempo per lasciare alla Misca la possibilità di fare le sue prove”. Fonti della società civile centrafricana citate dall’emittente locale Radio Ndeke Luka hanno invece deplorato che “il punto di vista dei centrafricani non sia preso in considerazione dall’Unione Africana che dice apprezzare il lavoro dei ciadini della Misca senza nemmeno verificare se le accuse mosse nei loro confronti sono vere o false, eppure ci sono tante prove a loro carico” ha detto Gervais Lakosso. (R.P.)







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