L'Africa tra vecchie e nuove crisi: economia in crescita, ma la povertà rimane
Centrafrica e Sud Sudan sono i due Paesi africani che in questo fine anno sono balzati
in primo piano nelle cronache: il primo Paese è nel caos da mesi, mentre nel secondo
è scoppiato a dicembre uno scontro tra etnie rivali. Ma non si possono dimenticare
situazioni gravi che si perpetuano da anni come quelle in Repubblica Democratica del
Congo e in Somalia. Delle crisi nel Continente africano Fausta Speranza ha
parlato con Massimo Alberizzi, già corrispondente del Corriere della Sera in
Africa e direttore del sito www.africa-express.info:
R. – Quelle
più gravi sono nella Repubblica Centrafricana e nel Sud Sudan. La prima è esplosa
a metà dicembre e l’altra da tre o quattro mesi. Dietro ci sono interessi economici
grossissimi. In Sud Sudan, in particolare, c’è il petrolio, che viene estratto in
continuazione, e quindi in palio ci sono le royalty del petrolio; nella Repubblica
Centrafricana invece ci sono altri minerali e anche lì c’è, comunque, una grande ricerca
di petrolio. Sono zone limitrofe ed è molto facile che ci siano piattaforme petrolifere
sotterranee: in realtà sono state già scoperte, anche se non sono sfruttate.
D.
– Ma in questo 2013 c’è anche la grave crisi in Mali e c’è, poi, anche sempre una
situazione difficilissima in Congo...
R. – Sì, infatti. In Mali, soprattutto
dall’inizio dell’anno, ci sono stati gli scontri con gli islamici, l’intervento francese
e ci sono state le elezioni. In qualche modo è un’altra situazione di crisi. In Congo,
poi, la situazione è endemica, è cronica, in tutta la parte Est del Paese. Esiste
poi il problema dell’Lra, il Lord's Resistance Army, nella Repubblica Centrafricana,
che poi è andato in Congo, in Uganda, si è spinto fino al Darfur sudanese. Ecco, queste
sono zone che purtroppo hanno situazioni praticamente “croniche”.
D. – C’è
anche la Nigeria, purtroppo, tristemente nella cronaca di questo 2013...
R.
– Sì, la Nigeria. Le violenze sono, a Nord di carattere religioso, e a Sud, dove c’è
il petrolio, di carattere economico. Ci sono anche nuovi gruppi che operano in Uganda.
Ci sono poi tensioni di nuovo tra Eritrea ed Etiopia. E non dimentichiamoci della
Somalia, che sembra un Paese che si sta risollevando, ma in realtà è sempre pieno
di violenza: gli islamici, in qualche modo, fanno attentati ed uno ce n’è stato proprio
in questi giorni.
D. – In tutto questo, parliamo di economia, perché il Continente
si sta muovendo abbastanza bene sul piano macroeconomico, anche se poi la vita delle
persone, delle popolazioni non migliora più di tanto...
R. – Esatto, c’è un’invasione
cinese, per cui ci sono cinesi dappertutto. I commerci sono cinesi e così l’importazione.
Anche le grandi opere infrastrutturali - le strade, i ponti - sono cinesi. Il risultato
di questa crescita economica è di grandi valori, anche se poi in realtà alla popolazione
non arriva nulla, non arrivano neanche le briciole. Vivono, quindi, allo stesso modo.
Le popolazioni, infatti, se ci sono strade e autostrade, non se ne possono servire
o non ne usufruiscono. Certo, i commerci sono più veloci, ma le popolazioni continuano
ad essere sempre poverissime e non ricevono vantaggi da questa crescita economica.