Bangladesh: per i missionari del Pime un anno tra difficoltà e speranze
“Non mancano i disagi, ma si va avanti”, così padre Franco Cagnasso, superiore regionale
del Pime in Bangladesh, sintetizza l’anno che si sta concludendo nel Paese asiatico
in una lettera inviata all’agenzia AsiaNews. Il religioso cita innanzitutto le difficoltà
dovute alle proteste politiche di quest'anno. “Le nostre attività - spiega - finora
non sono state colpite direttamente” ma ci sono state difficoltà “specialmente per
realizzare i programmi scolastici e gli esami, e per curare gli ammalati (interventi
chirurgici rinviati, spostamenti impossibili...)”. In questo contesto, il missionario
ha però voluto sottolineare l’impegno di quanti – “laici cristiani, buddisti, musulmani,
suore” – danno un aiuto indispensabile alla prosecuzione delle attività. In particolare,
padre Cagnasso ricorda l'ostello di Tong Khyang Para “con i suoi 100 ragazzi e ragazze
delle popolazioni Marma e Tripura, che hanno una gran voglia di studiare e impegnarsi
per il futuro non soltanto loro, ma dei loro popoli” e i circa 270 studenti sostenuti
nel loro percorso scolastico dai missionari. “Un incoraggiamento per tutti” è definita
dal missionario la storia dei tre giovani diversamente abili che, accolti nella “Casa
della tenerezza” a Rajshahi sono riusciti ad intraprendere delle attività che li mettono
in grado “di guadagnare e vivere autonomamente”. Nella stessa diocesi, ricorda il
religioso “oltre 4.000 malati, fra cui 400 con la tubercolosi, hanno ricevuto attenzione,
cure, accompagnamento” nel 'Centro assistenza malati' gestito dalle suore. Il missionario
conclude la sua lettera con una testimonianza gioiosa nonostante la presenza di tensioni
sociali: è quella che riguarda il Festival dei bambini di strada dello scorso ottobre,
una giornata che ha “rinfrancato” sia i beneficiari dei progetti, sia gli stessi volontari
e missionari. (D.M.)