Il grave attentato in Libano: le opposizioni puntano il dito su Hezbollah e sul regime
siriano
Il Libano profondamente colpito dal grave attentato dinamitardo che ieri a Beirut
ha causato 8 morti. Tra le vittime l’ex ministro delle Finanze Shatah, già collaboratore
di Hariri, ora leader dell’opposizione. Decine i feriti di un atto condannato unanimemente
in tutto il mondo. Tra tutti il commento del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon:
“Shatah ha favorito la tolleranza, la diversita', la moderazione, ha osservato Ban.
La sua morte rappresenta una grande perdita per il Libano. Il servizio di Marina
Calculli:
Per un commento
sul difficile momento che sta vivendo il Libano, a causa anche dello sconfinamento
della crisi siriana, Cecilia Seppia ha intervistato Francesco Mazzucotelli,
docente di Storia del Medio oriente alla Cattolica di Milano:
R. – L’episodio
di oggi evidenzia come le fragilità strutturali del Libano continuino ad essere particolarmente
esposte a tutte le polarizzazioni politiche e confessionali, innescate dal conflitto
in corso in Siria. C’è un quadro estremamente preoccupante di tensione sempre maggiore,
di un tentativo, probabilmente da vari fronti, di far esplodere ancora di più le contrapposizioni
all’interno dello scenario politico libanese.
D. – Lei ha sottolineato il collegamento
che ci può essere tra la crisi siriana e questi attacchi. Pare che, però, l’obiettivo
fosse la casa dell’ex presidente Hariri e nell’abitazione era prevista una riunione
della "Coalizione 14 marzo", che è critica nei confronti del regime di Hassad e vicina
all’opposizione...
R. – E’ ovviamente prematuro cercare di attribuire delle
letture perentorie su quanto avvenuto poche ore fa, ma sicuramente la personalità
di Shatah e il fatto che si stesse recando ad una riunione di alto livello della "Coalizione
del 14 marzo", sembrano portare a dire che l’obiettivo politico di questo attentato
sia estremamente chiaro. Com’è noto, nella situazione libanese, esiste questa polarizzazione
ormai da anni, tra due campi politici - una è la "Coalizione del 14 marzo" e l’altra
la "Coalizione dell’8 marzo" – ed entrambi hanno finito per prendere posizioni sempre
più marcate nei confronti prima della presenza politica siriana in Libano e poi all’interno
del conflitto siriano, dopo il 2011.
D. – Il premier Mikati ha ovviamente
condannato in maniera dura l’attacco, soprattutto ha parlato di Shatah come una figura
moderata, che credeva nel dialogo e nella voce del diritto, diritto che in Libano
spesso sembra utopia...
R. – Non c’è dubbio che il Libano abbia un gran bisogno
di essere pacificato. La situazione politica in Libano è peraltro complicata dal fatto
che il primo ministro Mikati è, in realtà, in esercizio per il disbrigo degli affari
correnti, perché ormai da molti mesi si è dimesso, ma il nuovo primo ministro designato
non è ancora riuscito a trovare un accordo tra le varie forze politiche locali, per
la formazione di un nuovo esecutivo. Ci dovranno essere tra il 2014 e il 2015, almeno
a livello teorico, le elezioni per il rinnovo del Parlamento e la scelta di un nuovo
presidente della Repubblica.
D. – Un particolare che sta rimbalzando sui media,
sulle agenzie, è che Shatah, pochi minuti prima di morire, aveva postato un tweet
molto duro nei confronti del regime siriano e degli hezbollah...
R. – Non c’è
dubbio che ci sia una forte contrapposizione tra il movimento di Hariri e il movimento
di hezbollah, contrapposizione che si può far risalire indietro nel tempo, perlomeno
fino agli inizi del 2006. Perciò il tweet di Shatah in realtà non fa che esprimere
un percorso di contrapposizione tra i due movimenti, che è consolidato nel tempo.