Azione Cattolica, Franco Miano: Terra Santa sia luogo di pace e fraternità
E' iniziato ieri il pellegrinaggio dell’Azione Cattolica italiana in Terra Santa per
la pace e la fraternità. Un’iniziativa promossa nel 50° anniversario del viaggio di
Paolo VI, primo Pontefice a visitare la Terra Santa dopo San Pietro. La delegazione
di collaboratori e responsabili diocesani e nazionali dell’associazione farà ritorno
in Italia il 6 gennaio. A guidarla, il presidente nazionale Franco Miano, che
ha spiegato il senso del pellegrinaggio al microfono di Antonella Pilia:
R. - Andare
alle radici della nostra fede, nel luogo dove tutto ha origine, per trarre forza,
vitalità e sostegno alla nostra testimonianza cristiana in tutti gli ambienti di vita
è il nostro impegno come Azione Cattolica. Ma lo è ancor di più quello di pregare
e invocare la pace per tutte le Nazioni, per tutti i popoli e per tutte le situazioni
di conflitto e difficoltà, seguendo le indicazioni del Messaggio per la pace del Santo
Padre, sul tema della fraternità. E mettendoci anche in ideale collegamento con le
altre persone dell’Azione Cattolica che invece parteciperanno alla Marcia della Pace
del 31 dicembre, a Campobasso, insieme alla Caritas e alla Conferenza episcopale italiana.
D. – Vivrete questo pellegrinaggio nel 50.mo anniversario di quello compiuto
nel 1964 da Paolo VI, primo Pontefice a tornare in Terra Santa dopo San Pietro…
R.
– Sì. Quel pellegrinaggio fu importantissimo per il suo significato al tempo del Concilio,
segnato da una riapertura di orizzonti, e noi pensiamo che oggi, con Papa Francesco,
sia tempo di respirare sempre di più il valore di un dialogo basato sull’essenziale.
Quell’essenziale che ci viene ricordato proprio da luoghi come Gerusalemme, Betlemme
e Nazareth: luoghi dell’essenziale della vita.
D. – Quali sono le tappe principali
del vostro pellegrinaggio?
R. – Ci sono due tipi di appuntamenti. Quelli di
carattere più strettamente spirituale e di preghiera, perché per l'Azione Cattolica
un pellegrinaggio in Terra Santa significa prima di tutto mettersi in cammino, seguire
le orme del Signore. Poi ci sono alcuni appuntamenti importanti: con il patriarca
di Gerusalemme, con il custode di Terra Santa, con il nunzio apostolico. Ma ci sono
anche incontri con le comunità locali e in particolare con l’Azione Cattolica di Betlemme,
dove c’è un gruppo di cattolici impegnati che noi sosteniamo e con cui siamo in collegamento.
D.
– Il primo gennaio parteciperete anche alla Giornata della Pace a Gerusalemme. Cosa
significa questo appuntamento, anche alla luce della difficile situazione che si vive
in quei luoghi?
R. – Significa, prima di tutto, continuare la grande preghiera
che Papa Francesco ha lanciato per la Siria e per l’intero Medio Oriente. E quindi,
da un lato, mantenere viva l’aspirazione di una pace che sia veramente universale
e che tocchi tutti gli uomini e tutte le Nazioni; dall’altro, rinnovare il nostro
impegno di operatori di pace nella vita quotidiana e, per quanto sia nelle nostre
forze, nella spinta, nel sostegno a politiche di pace.
D. – Con quali sentimenti
vi accingete dunque a partire?
R. – La speranza è uno dei sentimenti fondamentali,
intesa come la speranza di un tempo nuovo che può scaturire seguendo il Signore. Però
noi sappiamo che non esiste speranza senza responsabilità. La speranza fondata sulla
fede chiede la coerenza dell’impegno operoso e quindi noi vorremmo trarre forza per
un impegno di pace che sappia toccare tutte le grandi questioni che oggi attraversano
il mondo e anche la nostra Italia: dalle problematiche dell’immigrazione e del lavoro
ai conflitti su larga scala ma anche nella vita familiare di tutti i giorni. Con questo
auspicio, di fatto, ci prepariamo a vivere il pellegrinaggio in Terra Santa, sperando
che possa sempre più essere luogo di pace fondato sulla presenza del Signore.