P. Lombardi: Papa Francesco ha messo con forza la Chiesa in movimento
La rinuncia di Benedetto XVI, l’elezione di Papa Francesco. Il 2013 è stato un anno
davvero straordinario per la vita della Chiesa. Per un bilancio, a partire proprio
dal gesto profetico di Papa Benedetto, Alessandro Gisotti ha intervistato padre
Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e della nostra emittente:
R. – E’ una
scelta che ha segnato quest’anno e continuerà a segnare anche le prossime epoche della
Chiesa. Io penso, infatti, che avrà sue conseguenze per quanto riguarda i prossimi
Pontificati. E’ un’apertura di una strada, diciamo di una possibilità, che, come diceva
bene Benedetto, proprio nella sua motivazione alla rinuncia, è connessa anche ai tempi
che noi stiamo vivendo. Non tanto, quindi, ad una sua semplice situazione personale,
quanto alla collocazione nei tempi con l’accelerazione, l’accumulo dei problemi che
pongono. E questo è stato visto dal Papa con grande lucidità e con grande umiltà,
proprio per dare la possibilità di una guida, che lui ha definito di rinnovato vigore,
alla Chiesa. Cosa che effettivamente è avvenuta ed è avvenuta in un modo impressionate
e inaspettato.
D. – Papa Francesco è diventato in pochissimo tempo una figura
familiare, a livello mondiale e, cosa che colpisce, non solo tra i cristiani. E’ possibile
fare un bilancio o per lo meno trovare una chiave di lettura per questi suoi primi
nove mesi di Pontificato?
R. – Certamente la rispondenza dei gesti e delle
parole di Papa Francesco nel mondo di oggi è assolutamente impressionante. Io penso
che abbia risposto ad un’attesa profonda permanente dell’umanità intera, che è quella
del bisogno, del desiderio dell’amore dell’umanità, del perdono, di un rapporto sincero,
vicino che sia di conforto e di incoraggiamento. Quindi, qualcosa che ha toccato le
corde più profonde della sensibilità e della personalità umana in generale, perché
questo ha operato veramente in tutti i continenti, in tutti i Paesi, in tutte le situazioni
diverse di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Io credo che la lettura
più semplice sia anche la più vera, cioè avere concentrato l’annuncio sull’amore di
Dio, sulla sua misericordia, sulla sua vicinanza a tutti, sul suo desiderio di bene
e di salvezza per tutte le sue creature. E’ qualcosa che è stato capito ed è stato
anche capito per l’efficacia dei gesti e delle parole semplici con cui è stato detto.
L’abolizione, quindi, delle barriere tra la persona del Papa e la gente che egli ha
incontrato è stato capito molto semplicemente e direttamente da tutti. Io credo che
vada letta così questa rispondenza. Il Papa risponde, perché interpreta effettivamente
l’amore di Dio Padre per tutte le sue creature.
D. – Fin dai primi gesti e
dalle prime parole, Papa Francesco ha suscitato delle aspettative immense, in ambito
ecclesiale e non solo. Cosa ci si può attendere dunque per il prossimo anno, anche
pensando alle importanti riunioni del Consiglio degli Otto?
R. – Io credo che
noi dobbiamo attendere e sperare che questo grande impulso di rinnovamento, di efficacia
dell’annuncio del messaggio cristiano essenziale, che Papa Francesco ha operato, possa
diffondersi nella Chiesa, perché per ora è qualcosa che noi vediamo a Roma e che è
molto concentrato attorno alla sua persona; anche se sappiamo che in tanti Paesi del
mondo la gente è tornata a confessarsi, a partecipare alle celebrazioni religiose.
C’è, quindi, un diffondersi ad onda di questo effetto di vicinanza dell’amore di Dio
tramite la Chiesa. Questo, però, va sviluppato: deve diventare veramente un po’ lo
stile con cui la Chiesa annuncia. E Papa Francesco, in un certo senso, dà un esempio,
dà un modello di rapporto pastorale, che va poi diffuso e che deve diventare abituale
un po’ in tutte le parti della Chiesa. Questo è quello che noi dobbiamo attenderci
e sperare. Le fatidiche modifiche strutturali, le riforme di cui tanto si parla servono
o valgono intanto in quanto aiutano questo, cioè intanto in quanto le strutture, gli
strumenti o le organizzazioni sono effettivamente al servizio dello spirito e dell’annuncio
del Vangelo. Questo è quello che Papa Francesco intende come riforma: rendere gli
strumenti e le strutture più adatte alla missione della Chiesa; missione della Chiesa
di annuncio del Vangelo e di annuncio fino alle frontiere di questo mondo, nelle periferie,
di cui egli tanto parla, in rapporto con i poveri, con le persone che hanno più bisogno
della vicinanza dell’amore del Signore e della testimonianza di Dio. Ecco, allora,
noi possiamo sperare che il Consiglio degli otto cardinali o altre consultazioni lo
possano ottenere. A mio avviso, però, deve essere assolutamente chiaro, che è un aspetto
secondario, un aspetto che viene dopo e al servizio del “primum”, che è l’annuncio
del Vangelo e la missione della Chiesa. Questo è in cammino, appunto. Il Papa ha messo
in moto diverse consultazioni, diverse commissioni per rendere più trasparente, più
efficace la testimonianza delle strutture, anche per quello che riguarda il Vaticano,
le sue strutture amministrative. Il problema vero, però, è quello del rapporto tra
lo spirito e i suoi strumenti di espressione: le strutture e le organizzazioni.
D.
– Francesco è il primo Papa gesuita della storia. Cosa vuol dire per lei essere tra
i suoi più stretti collaboratori; cosa le sta dando personalmente il Santo Padre?
R.
– Io colgo una sintonia molto profonda tra la spiritualità del Papa ed il suo modo
di guidare la Chiesa e la spiritualità ignaziana, questo soprattutto nel senso dell’essere
in cammino, nel cercare e trovare ogni giorno la volontà di Dio, per servirlo meglio
e per realizzare quello che i gesuiti chiamavano la sua maggior gloria, cioè la più
profonda conoscenza dell’amore di Dio e tradurre nella nostra vita questo profondo
rapporto di amore tra Dio e l’uomo e fra gli uomini fra loro. Allora, Papa Francesco,
effettivamente, ha messo in cammino la Chiesa, con grande forza, e l’ha messa in cammino
con il suo esempio, il suo impegno e anche con tanti messaggi e iniziative – pensiamo
al nuovo Sinodo sulla famiglia; pensiamo anche all’incoraggiamento a rinnovare la
Chiesa ed anche la nostra vita concretamente. Allora, il fatto di essere sempre in
cammino, per cercare di trovare le cose nuove, che Dio chiede a noi nella nostra situazione,
nella nostra vita, è qualcosa che caratterizza profondamente, mi pare, la spiritualità
e il modo di governo di Papa Francesco. Siamo entrati in una situazione in cui la
Chiesa è messa in movimento. Non vengono presentati degli obiettivi precisi, delle
immagini precise di come dovrà essere organizzata la Chiesa domani per arrivare a
questo obiettivo. Dobbiamo metterci in cammino, dobbiamo convertirci, dobbiamo accogliere
le sorprese che Dio ci fa nella nostra vita e capire dove ci sta chiamando, attraverso
anche le situazioni e le realtà in cui ci troviamo. Quindi il senso della Chiesa che
entra in movimento, in cammino, che è pellegrina, nel compiere la sua missione, mi
sembra sia uno degli aspetti spiritualmente più caratteristici di questo Pontificato.