Sudafrica, padre Piccolboni: Natale, tempo di speranza per rendere più unito il
Paese
Il Sudafrica ha celebrato quest’anno il Natale senza Nelson Mandela, morto lo scorso
5 dicembre all’età di 95 anni. Sul clima particolare di queste festività natalizie,
ascoltiamo padreGianni Piccolboni, missionario stimmatino, intervistato
da Amedeo Lomonaco:
R. – Un Natale
senza Mandela è un Natale in cui si sente una mancanza. Abbiamo visto che la gente
africana non ha celebrato la morte, ma la vita di quest’uomo, un uomo che è riuscito
a fare la differenza in quella nazione.
D. – Un uomo che ha ricordato l’insostituibile
valore dato da Dio ad ogni vita…
R. – Ogni vita umana, ogni persona è preziosissima
davanti ai suoi occhi. Quindi dovrebbe diventare il patrimonio di tutti noi. I patrimoni
non sono quelli riconosciuti dall’Unesco o i patrimoni minerari: il patrimonio vero
e proprio è ogni persona umana che diventa dono e benedizione per tutti.
D.
– Il Natale è il tempo della speranza. Quali le speranze per il Sudafrica nel post
Mandela?
R. – Credo che la speranza più bella è anche l’eredità spirituale
che Mandela ha lasciato. Un uomo che ha voluto mettere insieme la nazione. Un uomo
che ha voluto prima di tutto eliminare nel cuore – sia dell’uomo bianco sia dell’uomo
nero – i sentimenti di odio, di invidia e di competizione. Questa, per me, è la prima
eredità spirituale che ci lascia. Credo che sia la speranza più grande, che deve nascere
nel cuore di ciascuno di noi e di ogni uomo che abbia la volontà di lavorare per il
bene comune, di promuovere la persona umana.