A Roma torna il presepe vivente missionario della comunità di Villaregia
Torna anche quest’anno a Roma il Presepe vivente missionario, promosso dalla Comunità
missionaria di Villaregia. Sarà possibile visitarlo il 28 dicembre e il 4 gennaio,
dalle 15.30, nella sede della Comunità. Sul presepe vivente, unico nel suo genere
in tutta Italia, ascoltiamo padre Roberto Favaretto intervistato da Antonella
Pilia:
R. – Consiste
nell’aver ricreato una piazza tipica di Betlemme al tempo di Gesù, con il fuoco dei
pastori, i recinti con il gregge, l’immancabile asinello e il bue, i cammelli e i
cavalli, che vengono fatti vedere ai bambini e collaborano poi per la processione
dei re magi. Poi ci sono 12-13 capanne e in ciascuna di esse un artigiano che presenta
le varie attività dell’epoca.
D. – Può fare qualche esempio?
R. – C’è
una fabbrica dei mattoni per far vedere come si facevano i mattoni al tempo di Gesù,
con il fango e la paglia. Poi ci sono i candelari, per mostrare come si realizzavano
le candele con la cera d’api; ci sono il cestaio e il falegname, il fabbro e il maniscalco,
il ricottaro e il pastore che fa vedere come dal latte si arriva al formaggio e alla
ricotta. Ci sono poi alcuni pastori che fanno vedere tutta la filiera della lana,
i vari tipi di telai usati in quel tempo … Abbiamo ricostruito un mulino ad acqua
per mostrare come si produceva grano attraverso la grande macina mossa ad acqua, c’è
l’apicultore che fa vedere tutto il processo del miele, e lo fa anche assaggiare.
Poi c’è una piccola locanda, dove si assaggiano i prodotti che vengono elaborati nelle
varie filiere, e un frantoio per far vedere ai bambini come dalla sansa si produce
l’olio. Inoltre il mercatino comprende alcune attività manuali più semplici, come
il ciabattino. Queste attività vengono presentate con gli strumenti tipici di una
volta, ricostruiti per l’occasione. Infine, grazie alla collaborazione dei vivaisti
della zona, abbiamo ricreato anche piccoli spazi verdi con le palme tipiche della
Palestina.
D. – Il vostro presepe intende anche sensibilizzare rispetto alla
realtà dei cristiani perseguitati…
R. – Abbiamo voluto dare anche questo significato
di apertura alla realtà di tante situazioni di missione, soprattutto nei Paesi in
via di sviluppo, per cui quest’anno abbiamo mostrato una chiesa perseguitata ma che
lotta per la fede, proponendo una mostra fotografica della Chiesa in Nigeria e un
momento musicale e di recitazione su questo aspetto. Questa missionarietà ci riporta
alla realtà di tanti fratelli e sorelle della missione che in questo Natale – in ogni
Natale – vivono situazioni non uguali alle nostre, con la stessa fede e forse con
una fede ancora più profonda.
D. – Il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto
a un progetto della missione di Yopougon, in Costa d’Avorio, dove la vostra Comunità
opera dal 1991. Che situazione si vive lì e di che progetto si tratta?
R. –
La situazione, attualmente, è di forte precarietà, perché siamo a pochi mesi da una
guerra civile che ha devastato quasi tutto il Paese, soprattutto la capitale. La situazione
che stanno vivendo i missionari della zona è di ricominciare praticamente daccapo,
soprattutto in ambito medico. Avevamo iniziato con i primi progetti di solidarietà
– e stavano già funzionando da parecchi anni – dei poliambulatori, che sono stati
distrutti. Sono rimaste in piedi solo le pareti delle costruzioni. E quindi la finalità
del progetto è proprio l’aspetto sanitario e la ricostruzione dei centri medici.