2013-12-25 17:53:00

A Roma torna il presepe vivente missionario della comunità di Villaregia


Torna anche quest’anno a Roma il Presepe vivente missionario, promosso dalla Comunità missionaria di Villaregia. Sarà possibile visitarlo il 28 dicembre e il 4 gennaio, dalle 15.30, nella sede della Comunità. Sul presepe vivente, unico nel suo genere in tutta Italia, ascoltiamo padre Roberto Favaretto intervistato da Antonella Pilia:RealAudioMP3

R. – Consiste nell’aver ricreato una piazza tipica di Betlemme al tempo di Gesù, con il fuoco dei pastori, i recinti con il gregge, l’immancabile asinello e il bue, i cammelli e i cavalli, che vengono fatti vedere ai bambini e collaborano poi per la processione dei re magi. Poi ci sono 12-13 capanne e in ciascuna di esse un artigiano che presenta le varie attività dell’epoca.

D. – Può fare qualche esempio?

R. – C’è una fabbrica dei mattoni per far vedere come si facevano i mattoni al tempo di Gesù, con il fango e la paglia. Poi ci sono i candelari, per mostrare come si realizzavano le candele con la cera d’api; ci sono il cestaio e il falegname, il fabbro e il maniscalco, il ricottaro e il pastore che fa vedere come dal latte si arriva al formaggio e alla ricotta. Ci sono poi alcuni pastori che fanno vedere tutta la filiera della lana, i vari tipi di telai usati in quel tempo … Abbiamo ricostruito un mulino ad acqua per mostrare come si produceva grano attraverso la grande macina mossa ad acqua, c’è l’apicultore che fa vedere tutto il processo del miele, e lo fa anche assaggiare. Poi c’è una piccola locanda, dove si assaggiano i prodotti che vengono elaborati nelle varie filiere, e un frantoio per far vedere ai bambini come dalla sansa si produce l’olio. Inoltre il mercatino comprende alcune attività manuali più semplici, come il ciabattino. Queste attività vengono presentate con gli strumenti tipici di una volta, ricostruiti per l’occasione. Infine, grazie alla collaborazione dei vivaisti della zona, abbiamo ricreato anche piccoli spazi verdi con le palme tipiche della Palestina.

D. – Il vostro presepe intende anche sensibilizzare rispetto alla realtà dei cristiani perseguitati…

R. – Abbiamo voluto dare anche questo significato di apertura alla realtà di tante situazioni di missione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, per cui quest’anno abbiamo mostrato una chiesa perseguitata ma che lotta per la fede, proponendo una mostra fotografica della Chiesa in Nigeria e un momento musicale e di recitazione su questo aspetto. Questa missionarietà ci riporta alla realtà di tanti fratelli e sorelle della missione che in questo Natale – in ogni Natale – vivono situazioni non uguali alle nostre, con la stessa fede e forse con una fede ancora più profonda.

D. – Il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto a un progetto della missione di Yopougon, in Costa d’Avorio, dove la vostra Comunità opera dal 1991. Che situazione si vive lì e di che progetto si tratta?

R. – La situazione, attualmente, è di forte precarietà, perché siamo a pochi mesi da una guerra civile che ha devastato quasi tutto il Paese, soprattutto la capitale. La situazione che stanno vivendo i missionari della zona è di ricominciare praticamente daccapo, soprattutto in ambito medico. Avevamo iniziato con i primi progetti di solidarietà – e stavano già funzionando da parecchi anni – dei poliambulatori, che sono stati distrutti. Sono rimaste in piedi solo le pareti delle costruzioni. E quindi la finalità del progetto è proprio l’aspetto sanitario e la ricostruzione dei centri medici.







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