2013-12-23 16:44:23

Papa Francesco: "Il crimine organizzato offende Dio, nuoce ai fratelli e danneggia il creato"


RealAudioMP3 "Papa Francesco lavora molto, e lo si capisce dai suoi discorsi ma anche dai suoi gesti, per ridefinire il senso di comunità. E' come se cogliesse un certo smarrimento sociale che nasce dalla disgregazione della collettività. Proprio per opporsi all'indifferenza che nasce dall'individualismo il Papa cerca di definire un cammino di bene comune costruito sul senso di società e fratellanza che dal punto di vista sociale si traducono nella legalità. Per questo Francesco individua nella corruzione e nel crimine organizzato i principali nemici non solo della legalità ma anche della fraternità". Vittorio V. Alberti, filosofo e officiale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, spiega così la genesi della dura condanna del crimine organizzato, che "offende gravemente Dio", inserita da Papa Francesco nel suo Messaggio per la 47ma Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2014. "De Gasperi diceva che uno statista deve rappresentare le migliori virtù del suo popolo. Borsellino affermava che un uomo di stato deve non solo essere ma sembrare virtuoso. Sono concetti che si fondano sul rispetto delle istituzioni che, regolando il rapporto tra il singolo e la collettività, garantiscono la pace sociale. Papa Francesco mira perciò a ricostruire il senso di fraternità e legalità e a dissolvere tutto ciò che le mette in crisi in nome dell'egoismo, incuneandosi tra il cittadino e le istituzioni". "Ma la fratellanza - spiega ancora Alberti - non induce al buonismo. E' invece una sfida intellettuale a riconoscere l'altro, ad aprire il proprio orizzonte mentale in un senso di ricerca e apertura continua. E' in pratica un invito alla libertà del pensiero". La condanna del Papa alle organizzazioni criminali e alla corruzione, contenuta nel Messaggio per la Giornata della pace, è stigmatizzata anche da don Luigi Ciotti, presidente di Libera. "Già come vescovo in Argentina - ricorda Ciotti - il Papa aveva condannato duramente la corruzione, perché è una ferita che inquina economia e politica e mette in pericolo la dignità di tante persone. Ma qui colpisce in particolare la sottolineatura del ruolo di denuncia della Chiesa, che deve far giungere ai 'responsabili' il grido dell'umanità sofferente. Il Popolo di Dio non può stare seduto in poltrona a guardare. Il Papa ci ricorda che il problema più grave non è solo il male, ma anche l'atteggiamento di quanti stanno a guardare e lasciano fare. La povertà più grande - ci ricorda il Papa - è la rassegnazione, la delega, l'indifferenza. E' continuarea chiedere agli altri che si faccia qualcosa, mentre siamo anche noi chiamati a fare qualcosa come cristiani. Dobbiamo sporcarci le mani, per evitare di essere cittadini ad intermittenza". Don Ciotti si sofferma anche sul riferimento del Papa alle organizzazioni criminali, tanto più deprecabili in quanto caratterizzate da connotazioni religiose. "Si nascondono dietro Dio, si considerano un'altra Chiesa, usano le simbologie cristiane, le processioni religiose. Credono di mettersi la coscienza a posto con delle offerte, ma sono inconciliabili con il Vangelo, come ricordò Giovanni Paolo II nella valle dei Templi ad Agrigento". (a cura di Fabio Colagrande)







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