Papa Francesco: "Il crimine organizzato offende Dio, nuoce ai fratelli e danneggia
il creato"
"Papa Francesco
lavora molto, e lo si capisce dai suoi discorsi ma anche dai suoi gesti, per ridefinire
il senso di comunità. E' come se cogliesse un certo smarrimento sociale che nasce
dalla disgregazione della collettività. Proprio per opporsi all'indifferenza che nasce
dall'individualismo il Papa cerca di definire un cammino di bene comune costruito
sul senso di società e fratellanza che dal punto di vista sociale si traducono nella
legalità. Per questo Francesco individua nella corruzione e nel crimine organizzato
i principali nemici non solo della legalità ma anche della fraternità".Vittorio
V. Alberti, filosofo e officiale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace,
spiega così la genesi della dura condanna del crimine organizzato, che "offende gravemente
Dio", inserita da Papa Francesco nel suo Messaggio per la 47ma Giornata Mondiale della
Pace del 1° gennaio 2014. "De Gasperi diceva che uno statista deve rappresentare le
migliori virtù del suo popolo. Borsellino affermava che un uomo di stato deve non
solo essere ma sembrare virtuoso. Sono concetti che si fondano sul rispetto delle
istituzioni che, regolando il rapporto tra il singolo e la collettività, garantiscono
la pace sociale. Papa Francesco mira perciò a ricostruire il senso di fraternità e
legalità e a dissolvere tutto ciò che le mette in crisi in nome dell'egoismo, incuneandosi
tra il cittadino e le istituzioni". "Ma la fratellanza - spiega ancora Alberti - non
induce al buonismo. E' invece una sfida intellettuale a riconoscere l'altro, ad aprire
il proprio orizzonte mentale in un senso di ricerca e apertura continua. E' in pratica
un invito alla libertà del pensiero". La condanna del Papa alle organizzazioni
criminali e alla corruzione, contenuta nel Messaggio per la Giornata della pace, è
stigmatizzata anche da don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
"Già come vescovo in Argentina - ricorda Ciotti - il Papa aveva condannato duramente
la corruzione, perché è una ferita che inquina economia e politica e mette in pericolo
la dignità di tante persone. Ma qui colpisce in particolare la sottolineatura del
ruolo di denuncia della Chiesa, che deve far giungere ai 'responsabili' il grido dell'umanità
sofferente. Il Popolo di Dio non può stare seduto in poltrona a guardare. Il Papa
ci ricorda che il problema più grave non è solo il male, ma anche l'atteggiamento
di quanti stanno a guardare e lasciano fare. La povertà più grande - ci ricorda il
Papa - è la rassegnazione, la delega, l'indifferenza. E' continuarea chiedere agli
altri che si faccia qualcosa, mentre siamo anche noi chiamati a fare qualcosa come
cristiani. Dobbiamo sporcarci le mani, per evitare di essere cittadini ad intermittenza".
Don Ciotti si sofferma anche sul riferimento del Papa alle organizzazioni criminali,
tanto più deprecabili in quanto caratterizzate da connotazioni religiose. "Si nascondono
dietro Dio, si considerano un'altra Chiesa, usano le simbologie cristiane, le processioni
religiose. Credono di mettersi la coscienza a posto con delle offerte, ma sono inconciliabili
con il Vangelo, come ricordò Giovanni Paolo II nella valle dei Templi ad Agrigento".
(a cura di Fabio Colagrande)