Venezia. All'Università Ca' Foscari corsi gratuiti per rifugiati
Niente tasse dopo l’iscrizione ai corsi e servizi destinati a loro: è quello che i
rifugiati e i titolari di protezione umanitaria in Italia possono trovare nell’Università
veneziana di Ca’ Foscari. Un bando dedicato – l’unico di questo tipo in Italia – ha
permesso a sei rifugiati, provenienti da Serbia, Pakistan, Somalia, Camerun e Iran,
di frequentare, negli ultimi due anni, i corsi dell’Ateneo. Della loro situazione
parla, nell’intervista di Davide Maggiore, la responsabile del settore Mobilità
internazionale di Ca’ Foscari, Anna Colombini:
R. – Tutti quanti
sono titolari di protezione internazionale e hanno avuto questa possibilità di accedere
agli studi universitari, che altrimenti difficilmente avrebbero potuto avere qui in
Italia. Hanno potuto immatricolarsi a Ca’ Foscari con questa particolare facilitazione,
di avere non solo la riduzione quasi totale delle tasse, ma anche la possibilità di
iscriversi in deroga, senza dover necessariamente presentare documenti in originale,
dichiarazioni di valore, tutta quella parte amministrativa e burocratica che spesso
per queste tipologie di studenti è veramente difficile da risolvere. Chiedere, infatti,
una dichiarazione di valore in un Paese dove magari l’ambasciata non esiste nemmeno
più o da cui queste persone sono fuggite è non solo difficile, ma a volte può essere
anche rischioso, perché li esporrebbe poi a possibili conseguenze.
D. – A quali
altre esigenze degli studenti vanno incontro queste facilitazioni?
R. – Ci
siamo resi conto che per quelli di loro, che non vivevano già sul nostro territorio,
quindi che non erano a Venezia o nel Veneto, non era sufficiente consentire appunto
l’iscrizione in deroga, consentire la riduzione delle tasse, ma bisognava anche cercare
di dare loro un alloggio, di dare loro l’accesso alle mense e di sostenerli in tutte
quelle che sono le necessità di chiunque nella vita quotidiana. Tutta una serie di
spese che, per uno studente che evidentemente non ha una rete familiare di appoggio,
possono essere anche molto impegnative. Immagini soltanto il costo dei libri di testo,
che non è certo alla portata di una persona che ha un trascorso di questo genere alle
spalle. Queste persone, ovviamente, non hanno quasi fonte di reddito, quindi abbiamo
avviato una rete di rapporti con le istituzioni e gli enti presenti in città. Siamo
riusciti appunto a offrire loro anche l’alloggio e l’accesso alle mense. La libreria
universitaria si è resa disponibile a regalare dei buoni-libro. Abbiamo trovato un
istituto di lingua, che offre gratuitamente dei corsi di italiano per questi studenti,
perché evidentemente parlano l’italiano, essendo ormai alcuni di loro sul nostro territorio
da qualche anno, ma è un italiano appreso nella maggior parte dei casi da autodidatti,
senza le necessarie basi per potere poi scrivere, parlare, in un contesto universitario.
D.
– A partire dalle esperienze degli studenti, lei ha qualche esempio da ricordare,
in particolare?
R. – Ci hanno colpito in particolare le parole della studentessa
serba, che l’anno scorso diceva: “Io mi sono sempre sentita diversa, mi sono sempre
sentita in qualche modo non a casa, anche quando ero nel mio Paese, perché venivo
da un’etnia particolare, che non era quella della maggior parte dei miei compagni”.
E ha aggiunto: “Qui, finalmente, mi sono sentita a casa”. Un altro studente ha detto:
“Qui ho recuperato il diritto al mio futuro”.
D. – Comunque, iniziative come
questa non portano benefici solo agli studenti, ma anche all’insieme della società
che li accoglie...
R. – Siamo di fronte a un fenomeno dell’immigrazione che
ormai ha assunto diverse sfaccettature e molti degli immigrati che arrivano in Italia
sono in realtà persone qualificate o persone che hanno grandi capacità. Ci troviamo,
quindi, ad avere un capitale umano molto spesso sotto-valorizzato, che invece potremmo
cercare di valorizzare al meglio e che avrebbe sicuramente un effetto positivo anche
per la nostra società. Di questo siamo assolutamente consapevoli.