2013-12-21 14:37:21

Sta bene Maria, la bimba nata dalla mamma in coma. Il parroco: balsamo per le ferite dei familiari


Maria respira con un sondino ma sta bene. La bambina è nata nei giorni scorsi all’ospedale Cardarelli di Napoli dalla mamma Carolina Sepe, in coma da fine agosto, dopo essere stata colpita alla testa da un proiettile sparato da un vicino di casa. Nella lite, scoppiata per futili motivi, hanno perso la vita il padre di Carolina e la nonna. Una vicenda terribile che ha scosso e diviso il paese di Lauro, in provincia di Avellino. Al microfono di Benedetta Capelli, il parroco della Chiesa dei Santi Margherita e Potito, don Luigi Vitale, racconta come è stata accolta dalla sua comunità la notizia della nascita di Maria:RealAudioMP3

R. – La notizia è stata accolta con sollievo, con gioia, perché è un segno di speranza, davvero, dopo un assurdo omicidio che è avvenuto proprio il giorno prima della festa padronale. La vita che nasce nonostante le gravissime condizioni della mamma, Carolina, che è in coma ormai da quel giorno, e lo sforzo dei medici, e il fatto che a Natale, proprio nella prossimità della nascita del Signore, questo evento abbia portato gioia e speranza a queste famiglie rovinate da un momento di follia inconcepibile, è stato accolto con grande gioia, con sollievo.

D. – “Maria”: il papà della bambina ha scelto questo nome proprio per ringraziare la Vergine …

R. – Il papà Giampiero si è aggrappato alla fede: in questo momento sembrava davvero l’unica cosa possibile da fare, l’unica realtà a cui rivolgersi, l’unico possibile punto di forza in una situazione di assoluta impotenza. Questa nascita ha il segno della protezione della Madonna su questa famiglia, e credo che possa essere per loro la possibilità di vedere come una preghiera fatta con fede, se rientra nella volontà di Dio, possa davvero considerarsi già esaudita.

D. – E’ una storia che ci insegna anche che la vita è più forte di tutto …

R. – Sì, sì. Ed è anche un segno che questa nascita può portare un po’ di pace, perché gli animi sono ancora scossi. Le famiglie – tanto quella dell’assassinato quanto quella dell’assassino – sono ovviamente in condizione di grande turbamento e sconvolte. Da una parte, la rabbia per una cosa assurda così, non è facile da smaltire. Una nascita come quella di Maria può dirsi davvero come una sorta di provvidenziale balsamo per ferite che spero possano rimarginarsi. E i segni di speranza vanno visti: noi siamo portati a vedere normalmente tutto quello che non va, siamo bravissimi ad analizzare, a vedere le cose che vanno storte; quelle che invece il Signore per grazia fa in modo che vadano a nostro vantaggio, quelle sono meno visibili e si dimenticano presto. E’ utile, in queste circostanze, segnalare anche quanto bene il Signore mette nelle nostre vite, quanti segni di speranza, quanti segni della sua presenza, della sua vicinanza sanante che, a partire dall’esperienza terrena e dalla vita terrena di Gesù, hanno iniziato ad essere costanti nel momento in cui ci si rivolge al Signore con fiducia.

D. – Come leggere e spiegare la violenza così forte che ha portato poi alla morte di tante persone?

R. – Che l’uomo, abbandonato a se stesso, è capace di questo e di altro. Questo è la conseguenza di quando noi abbandoniamo Dio, ci allontaniamo da Lui. Dio ci ha affidati gli uni nelle mani degli altri e ha detto: “Prendetevi cura gli uni degli altri”. E quando questo non accade, si arriva poi a questi raptus di follia che sono assolutamente ingiustificati. La lontananza da Dio credo che sia stato il motivo. Almeno, io ho dato questa chiave di lettura.







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