Sta bene Maria, la bimba nata dalla mamma in coma. Il parroco: balsamo per le ferite
dei familiari
Maria respira con un sondino ma sta bene. La bambina è nata nei giorni scorsi all’ospedale
Cardarelli di Napoli dalla mamma Carolina Sepe, in coma da fine agosto, dopo essere
stata colpita alla testa da un proiettile sparato da un vicino di casa. Nella lite,
scoppiata per futili motivi, hanno perso la vita il padre di Carolina e la nonna.
Una vicenda terribile che ha scosso e diviso il paese di Lauro, in provincia di Avellino.
Al microfono di Benedetta Capelli, il parroco della Chiesa dei Santi Margherita
e Potito, don Luigi Vitale,racconta come è stata accolta dalla sua
comunità la notizia della nascita di Maria:
R. – La notizia
è stata accolta con sollievo, con gioia, perché è un segno di speranza, davvero, dopo
un assurdo omicidio che è avvenuto proprio il giorno prima della festa padronale.
La vita che nasce nonostante le gravissime condizioni della mamma, Carolina, che è
in coma ormai da quel giorno, e lo sforzo dei medici, e il fatto che a Natale, proprio
nella prossimità della nascita del Signore, questo evento abbia portato gioia e speranza
a queste famiglie rovinate da un momento di follia inconcepibile, è stato accolto
con grande gioia, con sollievo.
D. – “Maria”: il papà della bambina ha scelto
questo nome proprio per ringraziare la Vergine …
R. – Il papà Giampiero si
è aggrappato alla fede: in questo momento sembrava davvero l’unica cosa possibile
da fare, l’unica realtà a cui rivolgersi, l’unico possibile punto di forza in una
situazione di assoluta impotenza. Questa nascita ha il segno della protezione della
Madonna su questa famiglia, e credo che possa essere per loro la possibilità di vedere
come una preghiera fatta con fede, se rientra nella volontà di Dio, possa davvero
considerarsi già esaudita.
D. – E’ una storia che ci insegna anche che la vita
è più forte di tutto …
R. – Sì, sì. Ed è anche un segno che questa nascita
può portare un po’ di pace, perché gli animi sono ancora scossi. Le famiglie – tanto
quella dell’assassinato quanto quella dell’assassino – sono ovviamente in condizione
di grande turbamento e sconvolte. Da una parte, la rabbia per una cosa assurda così,
non è facile da smaltire. Una nascita come quella di Maria può dirsi davvero come
una sorta di provvidenziale balsamo per ferite che spero possano rimarginarsi. E i
segni di speranza vanno visti: noi siamo portati a vedere normalmente tutto quello
che non va, siamo bravissimi ad analizzare, a vedere le cose che vanno storte; quelle
che invece il Signore per grazia fa in modo che vadano a nostro vantaggio, quelle
sono meno visibili e si dimenticano presto. E’ utile, in queste circostanze, segnalare
anche quanto bene il Signore mette nelle nostre vite, quanti segni di speranza, quanti
segni della sua presenza, della sua vicinanza sanante che, a partire dall’esperienza
terrena e dalla vita terrena di Gesù, hanno iniziato ad essere costanti nel momento
in cui ci si rivolge al Signore con fiducia.
D. – Come leggere e spiegare la
violenza così forte che ha portato poi alla morte di tante persone?
R. – Che
l’uomo, abbandonato a se stesso, è capace di questo e di altro. Questo è la conseguenza
di quando noi abbandoniamo Dio, ci allontaniamo da Lui. Dio ci ha affidati gli uni
nelle mani degli altri e ha detto: “Prendetevi cura gli uni degli altri”. E quando
questo non accade, si arriva poi a questi raptus di follia che sono assolutamente
ingiustificati. La lontananza da Dio credo che sia stato il motivo. Almeno, io ho
dato questa chiave di lettura.