Il Papa ai piccoli pazienti del Bambin Gesù: Lui vi è sempre vicino, con voi ha legame
speciale
“Con voi bambini, Gesù ha un legame speciale: vi sta sempre vicino”. Poche, incisive
parole, ma soprattutto il calore della sua presenza paterna e del suo incoraggiamento
elargito a tutti. Così Papa Francesco ha vissuto le circa 2 ore e 45 minuti della
visita compiuta sabato pomeriggio all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, nella sua sede
principale situata sul Gianicolo, accolto all’esterno da quattromila persone. Quinto
Pontefice a visitare la struttura, dalla sua appartenenza alla Santa Sede, il Papa
a sorpresa ha rinunciato al discorso ufficiale per dedicare la durata della visita
in particolare al contatto con i bambini degenti e i loro genitori. La cronaca nel
servizio di Alessandro De Carolis:
A tre giorni
dal Natale, la grotta di Betlemme è una corsia d’ospedale e la mangiatoia ha le lenzuola
bianche dei lettini e delle culle dai quali si affaccia, piccola e piccolissima, la
carne di Cristo. Carne appena nata come tra poco il Bambino di Betlemme, ma che già
porta inciso sul corpo, o dentro di esso, lo stigma di una croce. Papa Francesco passa
come un sorriso tra visini che non hanno mai potuto farlo e gli occhi di mamme e papà
che troppo hanno pianto ma che per una volta assaporano lacrime che sanno di gratitudine
e il nodo che hanno sul cuore si allenta alla speranza. Un sorriso lungo ore, instancabile,
che si china, che non trascura nessuno, e che più tardi, dalla cappella dell’ospedale,
diventa parola breve, diretta e spontanea – come piace a Papa Francesco – ma di una
verità solida come la fede che la suggerisce:
“Specialmente con voi bambini,
Gesù ha un legame speciale: vi sta sempre vicino”.
Come il Santo di cui
porta il nome, il Papa predica il Vangelo con la sua persona e solo se serve con le
parole. Ma non sono quelle la medicina di cui hanno bisogno i più che lo avvicinano.
Le telecamere rimandano le immagini della visita sul circuito interno del Bambin Gesù,
ma non tutto può essere pubblico. C’è un confine invalicabile che protegge ad esempio
il contatto tra il Papa e la decina di neonati in Terapia intensiva – dove ha avuto
un incontro speciale con la piccola Georgia Bernadette, 5 mesi, nata senza intestino
e a cui la mamma ha imposto il nome del Papa – o gli otto bambini in Rianimazione,
e più tardi tra lui e i 18 ricoverati in Nefrologia. Ma nei passaggi tra i reparti
è tutto un brulichio di grandi e piccoli – pazienti, medici, personale ospedaliero
– di strette di mano e carezze e capannelli che si coagulano e si sciolgono per riformarsi
più in là attorno alla figura bianca che avanza senza fretta, che allarga le braccia
a chiunque gli si accosti, che benedice libri, peluche, il foglio con un disegno,
le righe di una preghierina. Arrivato nella cappella dell’Ospedale, poco dopo le 17
– dopo aver benedetto una nuova ambulanza di rianimazione pediatrica – Papa Francesco
trova schierati una trentina di bambini affetti da forme tumorali con accanto i loro
genitori:
“Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il
Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”.
Sulle labbra della
bambina che la legge, la strofa del Salmo 27 suona come un atto di coraggio. Mentre
la speranza è condensata nella cesta dove i bambini hanno radunato i fogli con i loro
“sogni e le preghiere”. E a questo coraggio, e alla fede che lo sostiene, che Papa
Francesco risponde:
“Cari bambini, vi ringrazio per i vostri sogni e le
vostre preghiere che avete raccolto in quella cesta che mi avete dato. Grazie tante.
Li presentiamo insieme a Gesù: lui li conosce meglio di tutti. Lui conosce quello
che c’è nel profondo del nostro cuore”.
Accanto alla cappella ci sono
le mamme e i papà del gruppo “Figli in cielo”, che non hanno più fra loro la creatura
che avevano messo la mondo. Una mamma regala al Papa un angioletto – simbolo dei figli
che ora sono carne nei loro ricordi – mentre il presidente del Bambin Gesù, Giuseppe
Profiti, “regala” al Vescovo di Roma una nuova struttura, un progetto di accoglienza
per mamme e bambini in difficoltà in collaborazione con la Caritas diocesana:
“La
realizzazione di questo luogo è il nostro dono a lei per il Santo Natale. E ci piacerebbe
che, con la sua benedizione, potesse chiamarsi ‘Casa Francesco’. E ci piacerebbe che
fosse il primo di una lunga serie”.
È qui che il Papa scivola via oltre
il microfono approntato per ascoltare il suo previsto discorso. C’è ancora un mondo
di sofferenza da lenire e per Papa Francesco non c’è dubbio su chi scegliere tra i
malati e il protocollo. Con lui, proseguono la visita anche il segretario di Stato,
l’arcivescovo Pietro Parolin, e il suo predecessore, il cardinale Tarcisio Bertone.
Tra le personalità, vi è anche la duchessa Maria Grazia Salviati – la cui famiglia
fondò e poi donò nel 1924 l’ospedale alla Santa Sede.