Civiltà Cattolica: il Natale di Papa Francesco ci indica la scelta delle periferie
“Reale, autentica e diffusiva”, e dunque tutto il contrario di “posticcia né indotta
né elitaria”. È così che Papa Francesco intende la gioia del Natale, secondo Civiltà
Cattolica. Il quindicinale dei Gesuiti apre il numero del 21 dicembre 2013 con un
articolo intitolato “Il Natale di Papa Francesco” e una frase d’apertura recisa che
afferma: “Papa Francesco ama più volti che le idee”. La riflessione si articola sui
pensieri natalizi del cardinale Bergoglio, espressi durante le più recenti Messe della
Notte di Natale, dai quali emerge la solidità dello spirito del Natale. Una festa
che ha la concretezza “fisica” del piccolo Gesù tenuto in braccio da Maria e Giuseppe,
la tangibilità della “speranza” e della “gioia” che il Bambino porta con sé e che,
per sua natura, è “missionaria”, va annunciata, è “aperta a chiunque senza restrizioni
di nessun genere”. Ma il Natale di Papa Francesco – scrive Civiltà Cattolica – è anche
“l’inizio di un cammino”: dunque, un mistero, sì, ma “intimamente dinamico”, da percorrere
su una non facile strada di “luce”. Non facile perché, mette in guardia, il cuore,
umano “a volte si indurisce, diventa capriccioso o, peggio, si gonfia di sorda superbia”,
e il desiderio della luce muta nel rifiuto di Dio. Natale, poi, “è un mistero di
tenerezza”, offre un messaggio che fa intuire come Dio – affermava il cardinale Bergoglio
nel 2004 – ci osservi “con occhi colmi di affetto”, accarezzi “la nostra miseria”,
innamorato della “nostra piccolezza”. Il Natale, ancora, “è la celebrazione della
pazienza di Dio”, che ha atteso l’uomo sin da quando – pur creato per amore – lo ha
visto impugnare con Caino il coltello che ha dato il via a lunghi secoli “di assassinii,
guerre, schiavitù, odio”. Eppure, osserva l’editoriale, Dio non si è stancato di aspettare
l’uomo: “Ha atteso talmente a lungo che forse ad un certo punto avrebbe potuto rinunciare.
Invece non poteva, essendo ‘schiavo’, per così dire, della propria fedeltà”. Infine,
“il Natale ci indica la scelta delle periferie”. “Dio – ricorda il cardinale Bergoglio
nel 2006 – nasce ai margini” e “si palesa a un gruppo di poveri pastori che vivevano
nell’incertezza e nella miseria, e non agli scrupolosi guardiani delle leggi e dei
costumi”. “Il significato profondo del Natale dunque ci spinge a considerare che gli
eventi davvero centrali non avvengono mai al ‘centro’, ma nelle periferie, siano esse
geografiche o esistenziali”. (A cura di Alessandro De Carolis)